Sergio Romano, Corriere della Sera 13/6/2011, 13 giugno 2011
Il comportamento della Francia di questi giorni, che io giudico spregiudicato, mi ha rammentato una affermazione di Lev Trockij nella «Storia della Rivoluzione Russa»
Il comportamento della Francia di questi giorni, che io giudico spregiudicato, mi ha rammentato una affermazione di Lev Trockij nella «Storia della Rivoluzione Russa» . A pagina 25 del primo volume, mentre descrive le condizioni di sviluppo della industria russa e della partecipazione dei capitali inglesi, francesi e belgi nei pacchetti di controllo delle principali industrie e banche russe, Trockij inserisce una affermazione molto forte, che non sono mai riuscito a comprendere. L’affermazione è la seguente: «Basti qui ricordare la funzione abominevole della Francia ufficiale» . Vuole spiegarmi quella frase alla luce dell’aggettivo usato, che implica un’infamante condotta morale? Mario Giuseppe Corbetta ariete124@alice. it Caro Corbetta, L a parola «abominevole» fu probabilmente suggerita a Trockij dall’uso ripetuto che ne fece un consigliere finanziario della Russia zarista, distaccato a Parigi, nella sua corrispondenza con la cancelleria imperiale tra la fine dell’Ottocento e la vigilia della Rivoluzione d’ottobre. Si chiamava Arthur Raffalovitch, secondo la traslitterazione francese allora prevalente in Europa, e fu il tramite per una serie di inconfessabili iniziative franco-russe. I due Paesi si erano avvicinati fra il 1891 e il 1893 negoziando tra l’altro una convenzione militare che li impegnava ad assistersi vicendevolmente nell’eventualità di un attacco tedesco o italiano contro la Francia e di un attacco tedesco o austriaco contro la Russia. L’accordo rispondeva agli interessi dei due Paesi, ma era difficilmente digeribile in Francia dove una buona parte della pubblica opinione democratica e repubblicana vedeva nella Russia imperiale il più poliziesco, repressivo e reazionario degli Stati europei. Per cambiare o almeno correggere l’opinione dei francesi furono creati gruppi di pressione, associazioni d’amicizia, e fu comperata la benevolenza di alcune testate giornalistiche. Fra le lettere scritte da Raffalovitch per tenere al corrente delle sue iniziative il governo di Pietroburgo, ve n’è una in cui riferisce che Paul Leroy-Beaulieu, redattore capo dell’Economiste Français, chiedeva una somma fissa per le sue cronache settimanali. La lettera è datata 16 marzo 1904 e coincide con il periodo in cui lo straordinario sviluppo dell’economia russa e la costruzione della ferrovia trans-siberiana venivano realizzati con massici prestiti francesi gestiti dalla banche di Parigi e finanziati con i risparmi di parecchie decine di migliaia di cittadini della Terza Repubblica. Per conquistare la collaborazione de L’Economiste Français, Raffallovitch ottiene uno stanziamento annuale di 4.000 rubli. Ma in altre occasioni, sommerso dalle richieste, il consigliere finanziario russo deplora «l’abominevole venalità della stampa» . Questa documentazione fu trovata dai bolscevichi negli archivi imperiali dopo la rivoluzione, e diffusa in Europa insieme al testo dei trattati segreti stipulati dagli Alleati (fra cui quello con l’Italia firmato a Londra nell’aprile 1915). Dopo la guerra fu pubblicata in gran parte dal quotidiano comunista L’Humanité e chiamò in causa uno straordinario numero di giornali, riviste, banche e uomini politici. Qualche anno dopo, nel 1931, una più ampia raccolta di lettere fu pubblicata dalla Librairie du travail. Il titolo del libro era la frase di Raffalovitch: «L’abominable vénalité de la presse»