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 2011  giugno 11 Sabato calendario

UNA HOLDING CHE RINCORRE PARADISI FISCALI

Douglas, Isola di Man. Il quartier generale di Reel, la holding di PokerStars, è ai margini della cittadina. Sul lungomare. In un palazzo moderno a forma di castelletto con grandi vetrate verdi. Subito dopo la reception, a destra, c’è l’ufficio di Isai Scheinberg. È una stanza con una bella vista sul mare ma niente di particolarmente lussuoso. Nello stile di Scheinberg, uno di quei miliardari che per ovvie ragioni non amano farsi notare. Tant’è che esistono pochissime foto (qualcuna in più c’è invece di suo figlio Mark, che amministra la società con lui).

«È un uomo tutto lavoro e famiglia», spiega un suo ex dipendente. Con la passione del tennis, il suo sport preferito (visto che il poker, soprattutto per lui, non è uno sport).

Discreto lui e discreta la sua società. Anche se ci fu un momento in cui aveva deciso di quotare Reel in Borsa. Nel 2006. Aveva assoldato la banca d’affari londinese Rothschild per farlo. Ed era già pronto il prospetto quando nell’ottobre di quell’anno il Congresso Usa gli mise il più classico dei bastoni tra le ruote approvando l’Unlawful Internet Gambling Enforcement Act (Uigea), la normativa che vieta alle istituzioni finanziarie americane di partecipare a transazioni di denaro derivante da gioco d’azzardo online. Il piano di quotazione venne accantonato perché una società di poker online quotata in Borsa non avrebbe mai potuto continuare a operare sul mercato statunitense impunemente. Da anonimo imprenditore, Scheinberg pensava invece di poter continuare a farlo. Così è stato fino al 15 aprile scorso.