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 2011  giugno 11 Sabato calendario

SCAMBIO IVA-IRPEF DA 9,5 MILIARDI

Aumento di un punto delle aliquote Iva del 10 e 20%, con contestuale taglio per 3,5 miliardi delle agevolazioni (in gran parte concentrate proprio sulla principale delle imposte indirette) così da destinare il relativo gettito al taglio della prima aliquota Irpef (applicata ai redditi fino a 15mila euro), che scenderebbe dal 23% al 21% per cento. Operazione che vale circa 9,5 miliardi, e che per come è concepita dovrebbe chiudersi a saldo zero per i conti pubblici. L’ipotesi cui stanno lavorando i tecnici dell’Economia in vista del varo del disegno di legge sulla riforma fiscale, fissato per luglio dopo l’approvazione della manovra, è in avanzato stato di elaborazione. Alla fine la decisione sarà politica, anche in relazione alla possibilità di anticipare già al prossimo anno con decreto alcune delle misure forti contenute nella delega.

Il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti (in linea con quanto ha fatto sapere ieri l’agenzia di rating Moody’s) resta dell’idea che la riforma dovrà essere «di sistema» e appunto a «sostanziale neutralità per i saldi di finanza pubblica». Il timing non è casuale: prima la «messa in sicurezza» dei conti pubblici rendendo esplicita con la manovra in arrivo forse già il 23 giugno il percorso che condurrà all’ambizioso obiettivo del bilancio «vicino al pareggio». Poi la riforma fiscale. In tal modo - continua a ribadire Tremonti - non vi saranno rischi che i mercati e Bruxelles abbiano la sensazione che da noi si è in presenza di un pericoloso allentamento della disciplina di bilancio.

Più nel dettaglio, la manovra sulle due aliquote Iva produrrà un incremento di gettito pari a circa 6 miliardi. Se vi si aggiungono i 3,5 miliardi che si conta di recuperare dal taglio delle agevolazioni, frutto della ricognizione che sta conducendo il gruppo di lavoro presieduto da Vieri Ceriani, si raggiunge quota 9,5 miliardi. In questo caso, non viene presa in considerazione l’altra ipotesi (emersa anch’essa in questi giorni tra le possibili opzioni) di uniformare in un’unica aliquota la tassazione sulle rendite finanziarie. A quel punto si tratterà di decidere come ripartire tale maggiore gettito. La tesi più accreditata prevede di concentrare l’intera somma a beneficio delle fasce di reddito medio-basse, e dunque di agire sull’aliquota Irpef del 23 per cento. Per effetto della progressività del prelievo, il beneficio si spalmerebbe, se pur in misura più ridotta, anche sulle altre fasce di reddito. La parola d’ordine al momento, sia in sede tecnica che politica, è quella di concentrare al massimo gli sforzi in favore delle famiglie meno abbienti. Segnale di un certo peso da spendersi peraltro in campagna elettorale.

Ovviamente si stanno anche valutando attentamente gli effetti della manovra sull’Iva. L’impatto sull’inflazione viene giudicato «non significativo», nell’ordine di pochi decimali. Quanto ai consumi, si fa conto sull’effetto di compensazione che deriverà dal taglio dell’Irpef, considerato che il 90,2% dei contribuenti italiani dichiara al fisco meno di 35mila euro annui, mentre solo lo 0,17% delle persone fisiche denuncia più di 200mila euro.