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 2011  giugno 11 Sabato calendario

MILANO —

Un orso bruno ma biondo. Non un gioco di parole, ma un raro esemplare avvistato nei boschi della Paganella, in Trentino, e immortalato dalle telecamere dell’ufficio faunistico della Provincia qualche giorno fa. Immagini affascinanti mai registrate prima in Italia. Il sole è alto sul massiccio che domina la città di Trento mentre il resto del Nord Italia è devastato dal maltempo. E, proprio in questa parte del giorno di solito trascurata dagli orsi che invece prediligono il buio, l’incredibile animale sceglie di uscire allo scoperto. Segue l’istinto e gli odori che gli esperti hanno studiato per attirare gli orsi in aree monitorate da speciali telecamere, fino a fermarsi davanti a un albero. China il capo, annusa il terreno, poi d’improvviso si appoggia al tronco sollevandosi su due zampe. Un comportamento di rito in un momento di relax: l’orso biondo si gratta la schiena, spostando il suo manto con un movimento verticale e poi orizzontale, senza staccarsi dalla corteccia. Pochi secondi per allungare il corpo, distendendo meglio le zampe e il collo, sollevando anche il capo, con il naso per aria, che quasi sfiora la pianta. Poi, rapidamente si ricompone, strisciando per l’ultima volta lungo il fusto, e ritorna a quattro zampe, il muso per terra, di nuovo a fiutare. E, una volta per terra, sembra quasi un cucciolo, un enorme peluche che farebbe impazzire qualsiasi bambino. Si attarda ancora annusando tra l’erba, e con pochi passi, esce di scena, fuori dal campo visivo delle telecamere. Non sa l’orso bruno ma biondo di aver lasciato molto da fare agli studiosi che seguono dal 2010 il nuovo progetto di monitoraggio nel Parco naturale Adamello-Brenta, affidato agli alberi-grattatoi disseminati nei boschi e dotati di occhi magici per riprendere gli animali nel loro ambiente, senza metodi invasivi sia per loro sia per la natura. Il suo pelo biondo verrà analizzato per estrarne il Dna che nel giro di qualche settimana potrebbe dargli un nome e l’intero pedigree. Per adesso si sa solo che si tratta probabilmente di un maschio, non anziano, forse discendente degli orsi bruni «fondatori» , quel gruppo di dieci (tre maschi e sette femmine) portato dalla Slovenia negli anni Novanta per ripopolare le Alpi. Il suo speciale mantello? «Raro, ma non unico — spiega Mauro Belardi del Wwf —, certo è la prima volta che un esemplare simile è stato avvistato nel suo habitat e che è stato prelevato materiale utile per il monitoraggio genetico» . Risalire alla sua genealogia permetterà di conoscere più a fondo la popolazione di plantigradi in Trentino dove si concentra il maggior numero di orsi in Italia. Buone notizie però anche dal Parco nazionale dello Stelvio, dove in genere non se ne vedono tanti: un esemplare maschio è stato avvistato sopra Bormio da due turisti, a poca distanza da loro. Ma, di fronte a un incontro così fortunato, le raccomandazioni sono d’obbligo: gli orsi non vanno avvicinati per scattare foto e soprattutto non bisogna offrire loro alcun cibo. Il consiglio per gli escursionisti è, quindi, di godersi lo spettacolo, immobili e in silenzio. Grazia Maria Mottola