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 2011  giugno 11 Sabato calendario

MILANO —

Ha poco più di tre mesi, ma Rosita Isa sta già facendo parlare di sé siti Internet e Tv: è la prima mucca al mondo (almeno così hanno annunciato i suoi «clonatori» argentini) che, una volta cresciuta, produrrà latte umano. I ricercatori del National Institute of AgroBusiness Technology (in sigla Inta), in collaborazione con l’Università di San Martin, sono riusciti a inserire, nel Dna di una mucca, due geni di proteine umane, e a ottenere, grazie alla clonazione, embrioni che hanno poi trasferito in animali incubatrici. Rosita Isa è la prima nata. «Il nostro obiettivo — ha commentato in un comunicato Adrian Mutto dell’Inta — era quello di aumentare il valore nutrizionale del latte di mucca con l’aggiunta di geni umani che controllano, rispettivamente, la produzione di lattoferrina e di lisozima, due proteine che hanno attività antibatterica e antivirale e rafforzano il sistema immunitario» . Rosita Isa è nata il 6 aprile con un parto cesareo, necessario dal momento che pesava 45 chilogrammi, il doppio di un bovino normale di razza Jersey. E questa "anomalia"ha già sollecitato le reazioni negative di chi ritiene questo tipo di esperimenti inutili sul piano pratico e, soprattutto, poco efficienti perché buona parte degli animali muore o presenta malformazioni. C’è anche un altro aspetto che rischia di trasformare questa notizia in una contesa fra Argentina e Cina. Gli argentini affermano che la nascita della loro mucca è la prima al mondo, ma, in realtà, poche settimane fa un gruppo di veterinari cinesi aveva annunciato un risultato simile. Non solo: la ricerca cinese è stata anche pubblicata su una rivista scientifica, Plos One. Gli esperimenti, descritti nella pubblicazione e coordinati da Nig Li, professore alla China Agricultural University di Pechino, si sono focalizzati su un gene solo, quello del lisozima, e hanno prodotto 17 mucche in totale capaci di produrre latte "arricchito", ma, parlando a congressi scientifici, Nig Li ha assicurato che le loro ricerche sono molto più avanzate. Gli studiosi sarebbero già riusciti a ottenere oltre 300 mucche geneticamente modificate non solo con i geni del lisozima, ma anche con quelli della lattoferrina e di una terza proteina, l’alfa-lattoalbumina, anch’essa con proprietà anti-infettive. E avrebbero addirittura aumentato la percentuale di grassi, modificandone persino la composizione. La strada per la produzione di latte umano da animali transgenici è, dunque, aperta e secondo gli esperti questo latte potrebbe rappresentare una valida alternativa al latte materno e a quello artificiale. Adriana Bazzi abazzi@corriere. it