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 2011  giugno 09 Giovedì calendario

QUEL DEMONE DELLA PUNTATA

Fra le Finzioni di Jorge Luis Borges molti ricordano l´infinita Biblioteca di Babele, oscura profezia di cumuli di sapere disordinati e combinatori che oggi sembra riferirsi per esempio a Internet.
«Sono di un paese vertiginoso dove la lotteria è parte eminente della realtà». Babele ora si chiama Babilonia; la raccolta infinita (nello spazio) di volumi è divenuta una serie infinita (nel tempo) di scommesse; tutto è amministrato da apposite riffe, la ricchezza personale, la giustizia penale, la selezione dei capi, la morte. Forse quest´altra "finzione" è anche più impressionante.
Non pare, a volte, di essere avviati a vivere nella Lotteria a Babilonia di Borges? In Italia, nel volgere di un paio di decenni, si è passati dai cospicui montepremi delle lotterie nazionali e del Totocalcio, al dilagare delle "lotterie istantanee" (i Gratta & Vinci), all´avvento del SuperEnalotto (con proliferazioni delle estrazioni settimanali) sino alla liberalizzazione delle scommesse, divenuta inevitabile con l´avvento di Internet che le avrebbe comunque rese possibile tramite i siti esteri.
A noi poi piace pensare di essere persone normali e che le persone normali scommettano sui propri ricordi. A.: «Chieti è in Abruzzo». B.: «No, è in Molise». A.: «Quanto scommetti?». Si scommette, cioè, di saper quel che si crede effettivamente di sapere e che magari viene messo in dubbio da qualcun altro. Ma quanto faremmo meglio a dubitare, sempre, di sapere! Ci possiamo sbagliare sulle province e le regioni italiane. Ma ci possiamo sbagliare anche su eventi del nostro stesso passato, faccende familiari su cui ci facciamo convinzioni distorte. E invece no, ci ostiniamo a pensare di sapere: chi siamo, cosa ci è successo ma anche che tempo farà domani, se il titolo Fiat andrà avanti o indietro, se la Cremonese e l´Atalanta segneranno più o meno di quattro gol, chi vincerà il premio Strega, quali personaggi noti moriranno entro l´annata. Siamo certo ancora lontani da Babilonia, ma tecnologia e desiderio di scorciatoie esistenziali si alleano per renderci possibile scommettere su tutto. E tutto vuole dire, babelicamente e borgesianamente, tutto. La differenza quantitativa produce il salto di qualità. La compulsione non è più rovinosa di prima, se non perché è logisticamente compatibile con una vita apparentemente normale. Il "giocatore" dostoevskiano doveva recarsi in un Casinò: il gioco non lo inseguiva e raggiungeva in ogni luogo e in ogni momento, dal monitor di un computer o dal display di un telefonino. Passare ore all´ippodromo era socialmente più vistoso che stare davanti al computer, magari giorno e notte.
Non sarà allora un caso che l´uomo a cui Borges doveva la sua fortuna letteraria era Roger Caillois, lo stesso letterato e sociologo che nei Giochi e gli uomini ha mostrato quanto l´andamento della società abbia a che fare con i giochi e con le loro degenerazioni e ha dedicato pagine importantissime della colta enciclopedia di Jeux et sport che curò per Gallimard alla figura dello scommettitore e alle prima macchine «mangiasoldi». Entrambe le opere erano del 1967. Un intelligente lettore di Borges poteva intuire già allora che gli uomini sarebbero arrivati a sfidarsi sulla possibilità di inghiottire una collosa merendina nell´arco di trenta passi. Mettere dei soldi su tutto, a costo di perderli, perché tutto abbia un senso: e scongiurare ancora una volta il vero imprevisto, che è quel che non si vuole vedere in anticipo, ma si sa con certezza.