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 2011  giugno 10 Venerdì calendario

IL FASCISMO, DA DISGRAZIA STORICA, A BARACCONE DA LUNA PARK

Non sono semplicemente un falso, e un falso plateale, anche un po’ sfacciato, i Diari di Mussolini (veri o presunti) pubblicati da Bompiani, pp. 994, euro 21.50, e sponsorizzati da Marcello Dell’Utri (berlusconiano antemarcia, una condanna per concorso esterno sulla gobba, senatore liberaldemocratico ma anche un po’ fascista). Sono qualcosa di peggio, o almeno qualcosa di più: una distorsione della memoria e un’alterazione del racconto storico, come spiega Mimmo Franzinelli nel suo Autopsia di un falso, Bollati Boringhieri, pp. 288, euro 16.00. Sono dei baffi disegnati sulla storia del secolo breve per trasformare la disgrazia storica in un baraccone di luna park.
Un falso, di solito, si propone qualcosa di preciso. Uno spacciatore di banconote false, o di Picasso e di Van Gogh tarocchi, vuole comprarsi uno yacht, oppure andare a vivere nei mari del sud. Vuole pasteggiare a champagne e darsi ogni sera al «bunga bunga». Anche i falsi Diari di Mussolini, da quando le vercellesi Rosetta e Mimì Panvini li fabbricarono sessant’anni fa nel salotto di casa, e che da allora si sono continuamente perduti e ritrovati, si propongono certamente qualcosa. Chiunque, per esempio, li abbia venduti a Dell’Utri (dopo innumerevoli altri tentativi di venderli negli anni quaranta e cinquanta) ha senz’altro tirato su qualche copeco, com’è umano. Bompiani, la casa editrice dei Diari, vuole probabilmente avere in catalogo un altro best seller, non importa se «vero o presunto» purché si venda, come dice la copertina stessa del libro, e anche questo è umano (ma campacavallo). Dell’Utri, che è bibliofilo, oltre che un filino fascista, ma dopotutto nessuno è perfetto, vuole provare il brivido della grande scoperta editoriale, meglio se si tratta d’una scoperta in camicia nera. Anche le nipoti e i pronipoti di Mascellone hanno le loro illusioni da coltivare e i loro interessi da mettere a frutto. Niente di riprovevole, beninteso: carezzano semplicemente l’idea, a sua volta umana e fin troppo umana ma del tutto insensata, che Mascellone in realtà non fosse filotedesco ma anti, e che per di più non fosse nemmeno antisemita ma pro, come appunto fantasticano i Diari dellutriani, che soltanto per questo si dimostrano chimerici nonché falsi e bugiardi come l’anima di Giuda.
Ma nei Diari s’incarna soprattutto uno sproposito o meglio un delirio culturale. Cioè l’idea che la storia non sia da prendere sul serio. Che ne sappiamo, via, di com’è andata realmente la storia? E che importa, poi? Potrebbe essere andata benissimo come sostengono i documenti farlocchi, a cominciare dai Diari di Mussolini (veri o presunti) opera (particolare romanzesco) di Rosetta e Mimì, scoperti da un senatore condannato per mafia (altro particolare romanzesco) e pubblicati da Bompiani. O potrebbe essere andata in un altro modo. Che sarà mai, alla fine! Perché non chiudere un occhio e fingere che Mussolini, assassino e capo degli squadristi assassini, l’uomo delle leggi speciali, il cagnolino di Hitler a Salò, fosse davvero un «buonuomo» (come volevano Indro Montanelli, Leo Longanesi, Giovanni Ansaldo e tutti gli ex gazzettieri mussoliniani passati nel dopoguerra, come più tardi Marcello Dell’Utri, alla liberaldemocrazia)?
È permessa, tra bibliofili, una citazione? Eccola. «Fa paura pensare al giorno in cui non ci saranno più testimoni di quel periodo tragico», scrive Alexander Stille in chiusura d’Uno su mille. Cinque famiglie ebraiche durante il fascismo, Garzanti, pp. 434, euro 28,00, un libro da far tremare i polsi. «Già oggi i dibattiti sul fascismo sono diventati molto semplicistici e caricaturali (si pensi al commento del primo ministro Silvio Berlusconi secondo il quale «Mussolini non ha mai ammazzato nessuno, Mussolini mandava la gente in vacanza al confino»). Non so immaginare il giorno in cui non ci sarà più nessuno in grado di dire: Mi dispiace, non è stato così, io c’ero».