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 2011  giugno 10 Venerdì calendario

LA GUERRA AL GLUTINE. DA NECESSITA’ A MODA

L’ America che ristagna dopo una lunga recessione registra uno strano boom: la vendita dei costosi prodotti alimentari senza glutine è passata dai 925 milioni di dollari del 2006 ai 2,65 miliardi dello scorso anno. Un’esplosione dei casi di malattia celiaca e degli altri casi di allergia a questa proteina dei cereali? Niente affatto. Semplicemente mangiare gluten free negli Stati Uniti è diventato trendy. Molto al di là delle esigenze di quell’ 1,3 per cento della popolazione Usa che non riesce a digerire il glutine. Senza nessun particolare motivo, privarsi di questa proteina per molti è diventato sinonimo di mangiare sano. I medici hanno provato ad avvertire che non c’è alcun bisogno di cambiare costumi alimentari, ma al trendy non si comanda. Soprattutto quando ad alimentare la moda arrivano testimonial come la star del tennis Novack Djokovic che ha dato buona parte del merito delle sue 40 vittorie consecutive alla dieta gluten free. E così aprire una pasticceria, un panificio o un bar-tavola calda che sfornano e vendono prodotti senza glutine è divenuto per molti un modo nuovo per combattere la disoccupazione o per sostituire un impiego stressante con un lavoro «a bassa intensità» , magari meno redditizio ma più gratificante. Dalle spiagge di Long Island, vicino New York, a quelle di Los Angeles non si contano i casi di professori di liceo, contabili, disegnatori grafici che si reinventano cuochi di questa nuova nicchia: un tempo chi voleva uscire dagli ingranaggi asfissianti del mondo del lavoro dipendente apriva un bed &breakfast o una libreria indipendente, ha scritto qualche giorno fa il New York Times, magari ci si improvvisava maestri di sci. Adesso, invece, ci si mette a sfornare pane, torte, biscotti e pasta senza glutine. Un mercato in rapida ascesa e prodotti costosi sui quali si possono realizzare margini di profitto più elevanti: una tentazione alla quale non poteva di certo resistere la grande industria alimentare. E così sul mercato del gluten free sono ora piombati giganti come General Mills che ha già da tempo riformulato in questa direzione una delle sue linee di cereali per la prima colazione. L’anno scorso il 13,4 per cento dei nuovi prodotti alimentari lanciati era senza glutine. Tendenza che ha raggiunto anche le bevande: a Minneapolis adesso si produce una birra nella quale, per evitare il glutine, il malto viene sostituito col sorgo. Parallelamente si moltiplicano i testimonial: da Oprah Winfrey all’attrice Gwyneth Paltrow («ogni tanto faccio pulizia eliminando per qualche giorno caffeina, latte e suoi derivati e il glutine» ). Le industrie beneficiano di questo approccio poco scientifico, ma non lo possono fare loro. Così, per giustificare le loro scelte produttive, gonfiano le stime degli allergici al glutine. Per la General Mills addirittura un americano su dieci. massimo. gaggi@rcsnewyork. com