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 2011  giugno 10 Venerdì calendario

I 48 giorni del giovane colonnello ubriaco - Così Hemingway presentò «Di là dal fiume e tra gli alberi» : l’idea mi venne in una nebbia alcolica di ERNEST HEMINGWAY Signore e signori, è un grande onore per me essere qui con voi stasera per parlare del mio nuovo libro

I 48 giorni del giovane colonnello ubriaco - Così Hemingway presentò «Di là dal fiume e tra gli alberi» : l’idea mi venne in una nebbia alcolica di ERNEST HEMINGWAY Signore e signori, è un grande onore per me essere qui con voi stasera per parlare del mio nuovo libro. È una delle attività che mi piacciono di più e mi fa molto piacere condividerla con voi. L’idea per il libro mi è venuta in una specie di nebbia alcolica all’Harry’s Bar di Venezia. Harry’s Bar è un locale piccolo ma è, in effetti, un microcosmo di tutto ciò che c’è di grande e di bello in quella città, che è stata descritta così bene da scrittori come Ruskin, Sinclair Lewis, Byron e altri. L’eroe — se così si può chiamare il protagonista di questo libro— è un colonnello di 18 anni. È diventato colonnello (non si sa precisamente in che modo) ed era in servizio a Trieste, «per scontare i suoi peccati» . È un fanatico dello sparo, spara a qualsiasi cosa, anche agli oggetti che si trovano a galleggiare lungo il Canal Grande, ed è venuto, diciamo così, a mettere in pratica la sua vocazione. A Venezia, all’Harry’s Bar (che è diventato quasi un luogo sacro per quelli di noi che lo conoscono e hanno goduto dell’ospitalità e del credito concessoci da Cipriani), conosce una contessa italiana, o meglio veneziana, dell’età di 86 anni. In un angolo della stanza si trova la principessa di Grecia, di nome Aspasia. Il giovane colonnello è pazzo della principessa, ma ha accanto la sua contessa e gli annessi obblighi. L’azione del libro, signore e signori, si svolge tutta nel giro di 48 giorni, un periodo in cui il colonnello è sempre all’Harry’s Bar — conosciuto nel vicinato o dagli «indigenti» come «da Cipriani» — ed è sempre ubriaco sia a causa della consuetudine del bere sia per il credito che il signor Cipriani gli concede. Per 40 di questi 48 giorni, il colonnello non riesce a ritrovare la sua contessa, che si è rifugiata nella basilica. Naturalmente a lei viene concesso di muoversi secondo i propri desideri e si diverte tantissimo, guardando dalle finestre dei piani alti le attività dei piccioni. Durante questo periodo di indecisione per il giovane colonnello, il quale è in congedo forzato su richiesta dei suoi superiori, conosce una bellissima fanciulla veneziana, di cui si ignora l’età. Alcuni le danno 16 anni, altri 17, mentre altri ancora, essendo malvagi, gliene danno 18. Ella, attraverso i suoi poteri di seduzione, induce il colonnello a visitare l’isola di Tornicello (Torcello, ndr). Il colonnello è accompagnato dal suo prete di fiducia, il fedelissimo Prete Nero che funge anche da consigliere spirituale e può essere quasi considerato il suo «manager» spirituale. Insieme intraprendono il pellegrinaggio dell’isola, una parte molto antica della laguna che circonda Venezia, una città che descriverò più avanti dopo aver consultato il mio Baedeker. È amore a prima vista tra il colonnello e Afdera. Ma non c’è nulla da fare. È un amore senza speranza, ma si può comunque combinare qualcosa e il colonnello sfrutta la situazione in una maniera tale da attirare le critiche di alcuni, ma che noi tenteremmo di condonare vista la presenza del fedele Prete Nero, che in questo momento è svenuto. Afdera, o Afderra, come il nome viene pronunciato da queste parti, è indomabile. Non si è visto niente di simile dai tempi di Attila, seduta sul suo sacro «trono» a Tornicello. Il colonnello, già espulso dalla chiesa all’età di 16 anni, ama Afdera come non ha mai amato prima in tutta la sua vita. Afdera lo ama come ama la prima pagina de «L’Europeo» . Quale paragone più grande potremmo fare? Perfino Dio è assente per un lasso di tempo, probabilmente sta occupandosi degli affari suoi, ma poi fa ritorno a Tornicello per portare felicità a questi amanti sfortunati. Afdera e il colonnello si sposano ma— signore e signori— in mezzo a tutto vi è qualcosa di tragico. Una tragedia tale che quasi uno non osa descriverla senza che la voce gli si spezzi in gola. Afdera è vittima di un male che le affligge il cuore, una malattia cardiaca sviluppatasi durante la sua infanzia. Il colonnello non sopporta l’idea di vederla morire e dunque si allontana a nuoto, dirigendosi, per quanto ci è dato sapere, verso Chioggia, un porto adibito alla pesca, che si trova abbastanza lontano lungo la costa. Ma il colonnello sa nuotare e noi speriamo che ce la faccia. Questa, riassunta velocemente, è la storia del mio nuovo libro e spero che tutti voi lo comprerete, pagando i 3 dollari. Il 20%dei 3 dollari andrà a me per sdebitarmi con Gaiareta e con gli altri per poi andare alla «Fondation Afdera» , in commemorazione di quella grande anima che ci ha portato una felicità così grande. Grazie, signore e signori, per la vostra pazienza. (Traduzione di Myriana Supyk) © RIPRODUZIONE RISERVATA Pagina Corrente Pag. 51 Immagini della pagina Visualizza :