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 2011  giugno 10 Venerdì calendario

RE E IMPRENDITORI AL BILDERBERG, IL CLUB MISTERIOSO DEI POTENTI DELLA TERRA

«Se fossimo la cupola segreta che comanda il mondo, dovremmo vergognarci come cani» , sostiene Étienne D’Avignon. Così dicendo, il visconte che presiede il gruppo Bilderberg liquida i sospetti che accompagnano il club più celebrato, più mitizzato e probabilmente meno capito tra quelli formati dai potenti della terra. Non siamo cospiratori, dice: e in questo ha ragione. Ha ragione anche a sostenere che i partecipanti alle riunioni del Bilderberg avrebbero qualcosa da farsi perdonare se fossero davvero alla guida del pianeta. E’però meno convincente quando vorrebbe fare intendere che i meeting delle 100-130 personalità transatlantiche che si incontrano ogni anno sono importanti quanto la cena sociale di un Cral di ferrovieri. All’hotel Suvretta di Sankt Moritz, lusso discreto, ieri il visconte D’Avignon ha ricevuto gli ospiti. La lista verrà resa nota alla fine dei lavori, ma si dà per scontata la presenza di Henry Kissinger, della regina Beatrice d’Olanda, di David Rockefeller, di Paolo Scaroni, di imprenditori greci e spagnoli. L’atmosfera -racconta chi a volte è stato invitato -è quella rilassata del club al quale si accede solo per invito: nessuna necessità di guardarsi le spalle, nessun bisogno di proteggersi dai giornalisti e fotografi, buona dose di gossip sui bei nomi dell’élite globale. In teoria, sono pochi i membri fissi del gruppo Bilderberg, nato nel 1954, agli albori delle Guerra Fredda: una quarantina di alte personalità -ex politici, militari, imprenditori, intellettuali, gente dei media -costituisce un comitato esecutivo che ogni anno effettua gli inviti. E ieri pomeriggio l’eurodeputato della Lega Nord, Mario Borghezio, si è presentato al bureau d’ingresso per chiedere di partecipare ai lavori: «Ci hanno letteralmente preso a spintoni. Mi hanno dato anche un colpo al naso che ora è sanguinante» , ha raccontato all’Ansa. Poi il fermo da parte della polizia svizzera: «Un comportamento che smaschera la reale natura di questa consorteria: è una società segreta e non un gruppo che si riunisce in modo riservato» . Una volta invitati alla riunione, tutti sullo stesso piano. Atmosfera informale -si racconta. La regina Beatrice che al buffet della colazione fa la fila dietro al borghesissimo banchiere della Deutsche Bank Josef Ackermann. Juan Carlos di Spagna che prende sottobraccio il ministro degli Esteri svedese Carl Bildt per parlare di Balcani. Chiacchiere non sempre divertenti, in realtà -si dice. A Gianni Agnelli, che alle riunioni del Bilderberg partecipò più volte, pare ad esempio che questi incontri piacessero meno di quelli dell’altro grande circolo di potenti avvolto dal mistero, la Trilaterale. Forse perché quest’ultima era stata fondata dal suo grande amico David Rockefeller, nel 1972, dopo che il Bilderberg aveva rifiutato di aprire le porte al Giappone. Forse perché una certa predominanza degli europei sugli americani lo annoiava. Fatto sta che attorno alle riunioni del Bilderberg è nata una mitologia da complotto che negli ultimi anni è diventata per alcuni un’ossessione. A sinistra e a destra, unite nell’affascinante idea che un’organizzazione globale che vuole dominare il mondo, tipo la russa Smersh di James Bond, esista davvero. A sinistra, alcuni ritengono che si tratti di un gruppo di capitalisti e finanzieri incalliti che ordiscono trame economiche e politiche planetarie. A destra, altri dicono che si tratta di élite intente a imporre i loro disegni, tipo l’euro, in modo antidemocratico. Ovviamente, tutto ciò non ha senso, per il solo fatto che qualche centinaio di persone, per quanto potenti e influenti, potrebbero solo sognare di dominare la terra, un James Bond alla fine vince sempre. Detto questo, non ci sono dubbi che il Bilderberg sia un club di capitalisti che difendono il capitalismo. E quando i membri si incontrano non si dedicano solo al pettegolezzo. Qualche volta possono favorire una nomina rilevante: nel novembre 2009, per dire, fece molto discutere la partecipazione a una cena, organizzata dal gruppo a Bruxelles, di Herman Van Rompuy, che poco tempo dopo diventò presidente del Consiglio europeo. In genere, però, durante gli incontri si parla di politica, si ascoltano relazioni di economisti e nei corridoi si discute di affari e magari se ne fanno (viva le relazioni). Quest’anno, da oggi fino a sabato, si parlerà molto di Grecia (il cuore di Bilderberg batte con l’euro), di dollaro, di Libia e del conflitto interno all’Opec tra sauditi e iraniani sul prezzo del barile di greggio. Ma poi, a fare muovere la storia, saranno Frau Merkel, Gheddafi, Obama, Ahmadinejad. Che a Sankt Moritz non vanno. Danilo Taino