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 2011  giugno 09 Giovedì calendario

Sempre più in alto Guerra dei grattacieli tra Cina e Stati Uniti - Sempre di più. Sempre più in alto

Sempre più in alto Guerra dei grattacieli tra Cina e Stati Uniti - Sempre di più. Sempre più in alto. Per esibire la poten­za. Per affermare la suprema­zia. Per scommettere sul futu­ro. La Cina investe sui grattacie­li. Ne costruisce uno ogni cin­que giorni. Duecento solo que­st’anno. Ne conterà 800 nel 2016. Un trionfo di architettura, arte e ingegneria. Per sfidare gli Stati Uniti anche nei simboli. E per batterli: perché quegli 800 grattacieli sono quattro volte di più di quelli che sorgono oggi in tutto il territorio americano. Shangai contro Chicago. Hong Kong contro New York. Pu­dong contro Manhattan. Pechi­no mostra i muscoli ma acca­rezza le nuvole. Più che una guerra è una corsa al primato. La misura della leadership. La sfida del gigante sul gigante. I numeri parlano chiaro: 58 grat­tacieli nella sola Hong Kong, 56 a Shenzhen, 51 a Shangai. Mi­gliaia di ristoranti, aree shop­ping, hotel di lusso, sale confe­renze, cinema e uffici. Soldi e in­vestimenti che girano. Oltre a qualche scommessa sul futuro. La più « à la page » la mette sul piatto la Shangai Tower, in co­struzione dal 2008 e prossima alla parziale apertura già nel 2012. L’edificio, che si avvita per oltre mezzo chilometro (632 metri di altezza), non solo diventerà il grattacielo più alto di Shangai e il secondo più alto del mondo (dopo il Burj Khali­fa di Dubai), ma anche il più ecologico, dotato di enormi spazi verdi e giardini. Una sfida ambiziosa per uno dei Paesi più inquinanti del mondo. Una sfida abbordabile per un edifi­cio che dà l’impressione di av­volgersi su se stesso e la cui for­ma punta proprio alla riduzio­ne dell’impatto coi venti, alla raccolta di acqua piovana per il riscaldamento e condiziona­mento e che prevede l’uso di impianti eolici e solari per l’ali­mentazione dei generatori energetici. Concorrenza dura. Pure per la Chicago degli sky­scrapers divenuta capitale sim­bolica degli Stati Uniti dopo l’elezione di Obama. Concor­renza durissima anche per New York, che a fatica cerca di mettersi alle spalle le glorie e la tragedia delle Torri Gemelle e si sta riprendendo da una crisi del mercato durata quasi due anni. La Freedom Tower (541 metri), che nel 2013 sostituirà le Twin Towers, è già al centro di polemiche negli Usa per i co­sti eccessivi: 3,3 miliardi di dol­lari, il grattacielo più costoso della storia d’America.E anche su un altro punto, quello delle spese folli, Cina e Usa sono sem­pre più vicine. Il One World Tra­de Center - come viene anche chiamata la Freedom Tower ­sorge infatti in un’area di Manhattan dove i prezzi del mercato immobiliare sono più bassi. C’è quindi il serio rischio che se il costo eccessivo dell’edi­ficio - oggi sopportato dal­l’agenzia pubblica Port Autho­rity- non riuscirà a essere scari­­cato su affittuari e acquirenti, sa­ranno i contribuenti a dover pa­gare il prezzo della nuova ope­ra. Stesso problema a Shangai, dove la Jin Mao Tower, la secon­da più alta della città e settimo grattacielo più alto del mondo con i suoi 421 metri di altezza, è costato 20mila yuan (oltre 4mi­la euro) a metro quadro ma ne­­cessita di oltre un milione di yuan (più di 100mila euro) al giorno solo per il mantenimen­to. Un problema che non frena però i grandi progetti cinesi. Non solo le grandi metropoli, ma anche le città con meno di un milione di abitanti guarda­no in cielo e puntano al cielo. Cinque dei dieci edifici più alti del mondo si trovano attual­mente in Cina. E sono diventati uno strumento anche per af­frontare i problemi di sovrappo­polazione: «La Cina ha bisogno di edifici alti nel processo di ur­banizzazione- ha spiegato Jian­mao Wang, professore di Eco­nomia alla China International Business School - . Tuttavia, considerato il costo elevato del­la costruzione dei grattacieli e il loro mantenimento, nonché i problemi ambientali che pro­vocano, le autorità governative dovrebbero essere caute nel­l’approvazione di nuovi proget­ti ». Una buona soluzione, tutta ma­de in Usa , sembra averla trova­ta la famiglia Malkin, proprieta­ria dell’Empire State Building di New York, il cui obiettivo è mettere in piedi una società im­mobiliare per az­ioni e consenti­re a chiunque di poter compra­re un pezzo del grattacielo più famoso del mondo (102 piani per 381 metri di altezza). Poten­za della democratica America, che vuole regalare a tutti il so­gno di puntare sempre più in al­to.