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 2011  giugno 09 Giovedì calendario

Filippo l’abbaglio universale - Il principe Filippo, che compie 90 anni domani, non ha fama di persona introspettiva ma le sue lettere alla nuora Diana, piene di simpatia, dimostrano che era consapevole della somiglianza tra le loro storie personali

Filippo l’abbaglio universale - Il principe Filippo, che compie 90 anni domani, non ha fama di persona introspettiva ma le sue lettere alla nuora Diana, piene di simpatia, dimostrano che era consapevole della somiglianza tra le loro storie personali. Entrambi erano cresciuti in una trascuratezza che, avessero fatto parte di una classe sociale meno privilegiata, li avrebbe resi «clienti» dei servizi sociali. Ed entrambi avevano sperimentato l’esclusione e l’abbandono che comportano un matrimonio nel magico mondo dell’Azienda Windsor. Di certo non ho mai sentito nostalgia della Grecia. Un nonno assassinato e un padre condannato a morte non avvicinano alle proprie radici». Il nonno di Filippo, Giorgio I, era stato messo da suo padre, il re di Danimarca, di fronte a un aut aut: occupare il trono greco, vacante, o andare in prigione! Nel 1919 fu inevitabilmente assassinato. Il suo quarto figlio, Andrea, il padre di Filippo, era sposato con la principessa Alice Battenberg, il cui padre, il principe tedesco Louis Battenberg, era il comandante in capo della Royal Navy britannica che nel 1914 diede l’ordine: «Attaccate la Germania». Tutti i generali greci responsabili per aver fatto sì che Atatürk cacciasse un milione di greci da Smirne per la prima volta dai tempi della guerra di Troia furono condannati a morte, ma Georgio V mandò il comandante Gerald Talbot dei servizi segreti ad Atene per convincere il primo ministro greco Pangalos a rilasciare il generale principe Andrea. Aiutato in questo dai cannoni della nave Calypso della flotta di Sua Maestà puntati verso l’ufficio del primo ministro. L’incrociatore da battaglia britannico fece poi rotta su Corfù per raccogliere la principessa Alice, le sue quattro figlie e Filippo, che a 10 mesi diventò un rifugiato apolide. Vissero l’esilio in una villa a St. Cloud appartenente al fratello di Andrea, George, sposato con la principessa Marie Bonaparte, che aveva il valore aggiunto di essere la nipote di M. Blanc, il fondatore del Casinò di Monte Carlo. In effetti il principe George presto andò a vivere con l’attrice Madame Andrée de la Bigne, una ricca vedova, sul suo yacht Davida a Monte Carlo, dove morì nel 1944 lasciando a Filippo i suoi gemelli da polso! La principessa Alice aprì il negozio Hellas in Faubourg St-Honoré e Filippo «il giovane e selvaggio vichingo», circondato da sorelle e del tutto viziato fu inviato alla scuola americana per essere iniziato, come diceva sua madre «all’idea anglosassone di coraggio, correttezza e tenacia». Questo fu l’unico momento di stabilità nella formazione di Filippo perché la madre, con le sue quattro figlie sposate ad aristocratici tedeschi nel 1930-1, cominciò a soffrire di gravi deliri religiosi e di schizofrenia e fu ricoverata in una clinica svizzera. Apolide a 10 mesi, a 10 anni, Filippo era ormai senza casa! Nel 1917 i Wettin Sassonia-Coburgo erano diventati Windsor, i Battenbergs anglicizzati come Mountbattens e George, il capo della famiglia, divenne il marchese di Milford Haven, e fu lui che pagò le tasse scolastiche di Filippo in Gran Bretagna, anche se Filippo aveva iniziato i suoi studi nella scuola fondata da Kurt Hahn, il segretario di suo cognato, il principe Max di Baviera. Ma Hahn era ebreo e la scuola si trasferì nel 1932 a Gordonstoun, in Scozia. Secondo Filippo «Max ha avuto una grande influenza sul mio carattere» e la Gordonstoun di Kurt Hahn un’influenza ancora più grande con la sua rigorosa mescolanza di Platone, boy scout e college inglese. «Al meglio è sbalorditivo, ma se non è al massimo dell’impegno non rende abbastanza. Il principe Filippo renderà il massimo in ogni professione dove dovrà cimentarsi in una prova di forza» era il giudizio di Hahn sul suo allievo di punta! George Milford Haven con la sua esclusiva collezione di pornografia e accessori sadomaso e la moglie Nada, animatrice di una nota sorellanza saffica, non sarebbero stati la prima scelta degli assistenti sociali, ma nel 1938 George morì e lo «zio Dickie», Lord Louis Mountbatten, s’incaricò di fornire a Filippo la sua «prova di forza». Nulla di meno che fare dei Mountbatten la casa regnante dell’Impero «arrangiando» un matrimonio con sua cugina Elisabetta. A tale scopo Filippo doveva, come il nonno e lo zio, arruolarsi nella Royal Navy e diventare sia inglese che «gentiluomo». Piuttosto che essere un principe consorte imbelle, costretto a camminare due passi indietro e a chiamare la regina «Signora», la vera ambizione di Filippo era una carriera come quella di zio Dickie: da comandante di cacciatorpediniere eroico a Comandante supremo via Viceré dell’ India. L’infanzia abbandonata di Filippo, e poi l’abbandono della carriera militare - quando George VI morì a 56 anni nel 1952 - spiegano le successive impotenti collere e la sua ruvidezza come semplice Principe consorte. La 13enne principessa Elisabetta incontrò il 18enne cadetto Philip Mountbatten al Collegio navale di Dartmouth nel 1939 e fu così colpita da questo biondo vichingo maschio alfa e da quel momento decise di sfidare l’opposizione della famiglia e della corte per sposarlo. La madre chiamava Filippo «L’unno», mentre suo padre temendone le infedeltà la metteva in guardia: «E’ un marinaio; vanno e vengono, come la marea!». Secondo un noto cortigiano possedeva «acutezza e grande fascino, ma nel profondo resta uno Junker tedesco. Ride a voce troppo alta alle sue stesse battute e si dà un sacco di arie»! Tuttavia, per le signore della corte Filippo era «alto, bello, biondo con gli occhi azzurri, un principe reale nato, un uomo della marina, un marinaio, atletico, divertente, uno spasso, sensibile, generoso, a volte leggermente freddo, un po’ distaccato, ma sempre ironico e un tesoro con i bambini. Naturalmente erano tutte innamorate di lui». Il marchese di Milford Haven, suo cugino e testimone di nozze, ricorda del matrimonio, nel 1947: «Filippo era più consapevole degli svantaggi. Era disposto a intraprendere la sfida, ma era consapevole che il suo futuro non sarebbe stato facile. Lei non aveva niente da perdere, ma lui sapeva che non gli sarebbe stato semplice rinunciare alla sua indipendenza e questo, alla fine, significava sposarsi con lei. Filippo sentiva che occorreva essere coraggioso per farlo. Coraggioso quasi al limite della stupidità». Dal 1947 al 1952 Filippo comandò Elisabetta e i loro due figli come il capitano di una nave da guerra. Improvvisamente, alla sua ascesa al trono, si ritrovò escluso da tutto il lavoro di lei come capo dello Stato e, tale era la sua vocazione, anche dal suo letto. Si sentì ridotto, nelle sue parole, a «uno spermatozoo», e così «sminuito» non poté nemmeno dare il suo cognome ai suoi figli. Ora c’era un terzo incomodo nel matrimonio: la Corona. Il suo tour di quattro mesi nel Commonwealth per aprire le Olimpiadi di Melbourne dall’ottobre 1956 al febbraio 1957 fu uno spartiacque nel matrimonio. A differenza di Diana, Filippo non si separò, come avevano fatto i suoi genitori e quelli di Diana. Piuttosto lui ed Elisabetta crearono «un matrimonio di lavoro» e lui fondò o divenne presidente di 800 organizzazioni, comprese quattro università, - e produsse altri due figli. La sopravvivenza del matrimonio e della monarchia come istituzioni si basa su ciò che GB Shaw chiama un «abbaglio universale». «Loro [Elisabetta e Filippo] hanno un enorme rispetto reciproco», dice un cortigiano, «anche se lui può essere stato occasionalmente distratto da un bel visino». Ma questa è un’altra storia!