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 2011  giugno 09 Giovedì calendario

GAS SERRA, I CAMMELLI NEL MIRINO

Lanciando qualche settimana fa il suo progetto di contenimento delle emissioni di gas serra, il governo australiano del primo ministro Julia Gillard aveva assicurato: «Puniremo i grandi inquinatori». Nessuno però si aspettava che fra questi potessero finire anche le mandrie di cammelli che scorrazzano per l’Australia Centrale. Eppure fra i modi con cui i farmer australiani potrebbero guadagnarsi preziosi «carbon credit» con cui compensare le emissioni di gas serra prodotte dall’allevamento di bestiame c’è anche l’abbattimento dei cammelli selvaggi. Lo prevede la Carbon Farming Initiative, un programma di incentivi alla riduzione dei gas serra indirizzato ad allevatori e investitori in agricoltura, in questi giorni all’attenzione del Parlamento di Canberra.
La motivazione di tanto accanimento nei confronti dei cammelli è che il loro apparato digestivo produce metano, un gas il cui effetto serra è oltre venti volte superiore a quello della CO. Un esemplare adulto può rilasciare fino all’equivalente di una tonnellata di CO l’anno. Ad aggravare il potenziale inquinante c’è il loro numero, ormai in costante crescita vista l’assenza di predatori naturali nei deserti di Simpson e Gibson. I cammelli erano stati importati un secolo e mezzo fa dalle Canarie per aiutare l’esplorazione dell’interno dell’Australia e la costruzione delle linee telegrafiche. Ora «sono oltre un milione, vivono da 30 a 50 anni e il loro numero potrebbe raddoppiare entro dieci anni» dice Tim Moore, direttore della Northwest Carbon, un’azienda di Adelaide che fa da consulente del governo per la gestione delle risorse naturale e ha lanciato l’idea dell’abbattimento. Gli animali, che vivono sparsi nell’interno dell’Australia, verrebbero raccolti usando fuoristrada o elicotteri, poi convogliati verso appositi macelli dai quali uscirebbe carne da mettere sul mercato alimentare. Dati il potere inquinante e la vita media del cammello, l’operazione nei primi 5 anni potrebbe generare oltre 650 mila «carbon credit» l’anno, a disposizione di agricoltori e allevatori che volessero crearsi una «camera di compensazione» per le loro attività inquinanti.
Il destino dei cammelli sembra segnato, la legge sta per essere approvata. Nemmeno gli ambientalisti li difendono: il loro impatto sul delicato ecosistema dell’interno dell’Australia sta diventando devastante e il ridimensionamento del loro numero è ormai visto di buon occhio da quasi tutti.