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 2011  giugno 09 Giovedì calendario

BOSSI HA SCELTO MONZA PER IL SUO MINISTERO

Dei ministeri al Nord, istanza cara alla Lega, si potrebbe parlare in Consiglio dei ministri già oggi. Nel vertice di Palazzo Grazioli, ieri, il premier ha ribadito che non si andrà oltre la delocalizzazione di alcuni uffici, ma la Lega su questo fronte insiste, al punto da scendere a vie di fatto.

Si dà ormai per certo - per esempio - che l’ufficio di Umberto Bossi, nella sua qualità di ministro delle Riforme, troverà una nuova sede nella Villa Reale di Monza. Quanto a quello di Calderoli, la decisione è ancora in itinere ma, con ogni probabilità, nel raduno di Pontida (domenica 19) si darà l’annuncio che il signor ministro per la Semplificazione potrebbe trasferirsi armi a bagagli, proprio a Pontida stessa.

Tutto questo fervore intorno ad un progetto che ha un valore meramente simbolico e non certo funzionale, ha fatto storcere il naso a non pochi nel centrodestra. Il ministro della Funzione pubblica Renato Brunetta ha promesso la massima vigilanza affinché questo travaso di uffici non si traduca in un aumento di personale (e quindi di spesa). La stessa Cgil ha messo in guardia rispetto al pericolo che più uffici possa essere uguale a più dissipazione di risorse, posto che certamente sarà uguale a più difficoltà nell’organizzazione del lavoro.

Ma la presa di posizione più critica, e anche più - come dire? - esuberante, è stata quella del ministro dei Beni culturali Giancarlo Galan, che ha amabilmente intrattenuto gli ascoltatori di Radio radicale, e sulla proposta leghista si è così espresso: «La proposta di legge di iniziativa popolare della Lega per trasferire i ministeri al nord è tutto tranne che una cosa seria. Se non fossi in onda su Radio Radicale direi che è una puttanata intercontinentale e mi meraviglio che non la si tratti come tale». Questo, tanto per parlar chiaro.

Battute, battutacce, ironie ne sono state fatte. La più autorevole è quella del padre fondatore di tutti i regionalismi europei, il catalano Jordi Pujol, che ieri era a Roma e ne ha approfittato per dire la sua: «Non c’è da preoccuparsi, questa proposta non avrà seguito, è destinata a fallire». Sarà anche così, ma la cosa non fa dormire sonni tranquilli a nessuno nella capitale, e le iniziative per frenare i bollori leghisti si moltiplicano.

«Se l’iniziativa della Lega dovesse andare avanti con la sponsorizzazione di ministri del governo - ha ammonito il sindaco di Roma Gianni Alemanno- diventerebbe inevitabile chiedere le dimissioni di Calderoli e degli altri ministri sostenitori della proposta che va contrastata con tutti i mezzi». Un altro romano di peso, Francesco Storace, ex presidente del Lazio e leader della Destra, ha annunciato una proposta di modifica allo statuto regionale, nella quale si dica che «Roma è sede del governo e dei ministeri», nero su bianco. Per Gianfranco Fini, che ha parlato ieri in Sicilia, il fenomeno va catalogato come l’ennesima metamorfosi della grancassa mediatica di Bossi: «Non mi meraviglio che per ragioni di propaganda la Lega rialzi le bandiere che sembravano rinchiuse nei cassetti».