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 2011  giugno 09 Giovedì calendario

IN GERMANIA LA SPOLA BERLINO-BONN COSTA 20 MILIONI DI EURO

Io sconsiglierei uno sdoppiamento della sede governativa: il fatto che un esecutivo non sieda in una sola città comporta degli svantaggi per il processo decisionale». Petra Merkel parla con cognizione di causa: la presidente della Commissione Bilancio del Bundestag osserva da vicino quello che significa avere un governo diviso tra due città. Nonostante la riunificazione risalga ormai a oltre vent’anni fa la Germania continua ad avere ancora oggi un esecutivo bicefalo: di qua, nella nuova capitale Berlino, hanno la loro sede principale alcuni ministeri; di là, nella vecchia capitale Bonn, siedono tutti gli altri. I dicasteri tedeschi hanno infatti una doppia sede: una prioritaria e l’altra secondaria. Chi ha la sede principale a Berlino ha quella secondaria a Bonn e viceversa. E così succede che sei ministeri (Ambiente, Salute, Agricoltura, Istruzione e ricerca, Cooperazione allo sviluppo e Difesa, cui va aggiunto il Delegato del governo per la Cultura), abbiano il loro indirizzo prioritario nella placida Bonn, non nell’avveniristica Berlino. Persino la cancelleria federale dispone di una «prima» e di una «seconda» sede. Il che significa che ogni giorno un esercito di funzionari sale su un aereo o su un treno, atterra dall’altra parte del Paese, partecipa a una riunione e subito dopo si rimette in marcia verso casa. Costo del pendolarismo: quasi 9,2 milioni di euro nel 2011, di cui 4,7 solo per i funzionari che fanno la spola. Tutto merito di una decisione di cui tra qualche giorno si celebrerà il ventesimo anniversario: è la sera del 20 giugno 1991 quando, con appena 18 voti di scarto, il Bundestag decide di spostare la capitale a Berlino. Tre anni dopo viene approvata la «Legge BerlinoBonn», che concretizza tale evento epocale e fissa una serie di «compensazioni» per Bonn, tra cui, appunto, il mantenimento della sede centrale di sei ministeri. Il timore era che la perdita della capitale potesse abbattersi come una mannaia sulle prospettiva di crescita e sviluppo della città renana. Ciò non è avvenuto. In cambio la politica tedesca litiga da anni sulle conseguenze dello sdoppiamento. È vero sì che quest’anno i costi scenderanno di circa 1,5 milioni di euro rispetto al 2010, grazie tra l’altro al ricorso sempre più massiccio alle videoconferenze. Ed è anche vero che ormai i rapporti di forza si sono invertiti: nel 2000 quasi il 61% dei dipendenti ministeriali sedeva a Bonn contro il 39% di Berlino, mentre oggi il 54% di loro ha la sua sede principale nella nuova capitale. Tradotto fanno circa 9.900 posti a Berlino, contro 8.300 a Bonn. Eppure i dubbi sullo sdoppiamento tornano a intervalli regolari. «Non è efficace e costa», ci spiega la socialdemocratica Petra Merkel. «Credo che a lungo andare questo sistema non resterà in vigore, è giusto spostare tutti i ministeri a Berlino: non si può supplire sempre con le videoconferenze, abbiamo bisogno di un contatto personale coi ministeriali». Anche l’Associazione dei contribuenti chiede di cambiare quanto prima la legge del 1994, calcola che la vecchia capitale ha ottenuto dalla nuova delle compensazioni per circa 1,5 miliardi di euro ed è convinta che i costi di uno spostamento completo a Berlino verrebbero ammortizzati in dieci anni. Per la frazione pro-Bonn, al contrario, un trasferimento di tutti i ministeri sulle rive della Sprea richiederebbe 5 miliardi.

Nel frattempo, per sicurezza, in Germania hanno già deciso che i nuovi edifici ministeriali, come la prossima sede del ministero degli Interni, dovranno essere costruiti in modo tale da poter ospitare tutti i funzionari, sia quelli che siedono a Bonn che a Berlino. Non si sa mai.