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 2011  giugno 09 Giovedì calendario

QUELLA COMBRICCOLA DA BAR SPORT CHE «ORDINAVA» I GOL - I

quattrini, vabbe’: tanti. Euro a centinaia di migliaia con le scommesse pilotate, d’accordo. Ma vuoi mettere lo sfizio? Tirzan, per dire, l’indimenticabile camionista juventino di Eccezzziunale... veramente, arpionava così l’Avvocato allo stadio: «Giann’Gnello! Ne parlavo con gli amici del bar sport... Per l’acquisto di Maradona dammi un colpo di telefono, se non bastano i soldi ci penso io!» . E in fondo il dentista Pirani da Ancona, il tabaccaio Erodiani da Pescara e gli altri Tirzan intrugliati nell’ultimo pasticcio pallonaro incarnano, al netto dei risvolti delinquenziali, la vera fisima del tifoso italico, dare del tu al mito: se non al mecenate che finanzia la squadra, almeno al Mago, al Bomber, al Portiere Saracinesca che la salva alla lotteria dei rigori. E’ un sogno deformato, certo: dopato come un bidone che per dieci minuti diventa Pelé; magari abbellendo un dettaglio, se necessario inventando di sana pianta un contatto. Eppure, pare di sentirceli nelle orecchie, tra un moccolo contro l’arbitro e un caffè corretto. «Ho incontrato Bobo Vieri a Milano, ha giocato da casa col pc e non ha vinto molto...» , sbauscia uno del criminal bar, affidabilità presunta da baro di Las Vegas. «Pioggia di gol in Fiorentina Roma, lo sappiamo dal capitano della Giallorossa» , butta lì un altro, adombrando chissà quali dritte da Totti e provocandone l’ira funesta (fino a prova contraria, sacrosanta). E giù a scendere per li rami della classe e delle classifiche, dai divi milionari agli sfigati sempre in bolletta, sino a prendere a calci e a maleparole quel disgraziato del Paoloni, l’ex portiere della Cremonese e del Benevento che si vendeva le partite, drogava i compagni con l’ansiolitico per farli imbolsire ma certe volte non riusciva a resistere all’orgoglio dei numeri uno e parava l’impossibile, quasi contro se stesso. «Ci avevi detto "decidi tu il risultato", poi pigli sette in pagella, il migliore» , lo strigliano. «Manco da sparargli, proprio da ammazzarlo di botte» , sentenziano, dopo che quello s’è messo di colpo a fare il fenomeno tra i pali mandando in vacca migliaia di euro di puntate sicure. Più dei Mostri di Risi (la metamorfosi di Gassman in animale da curva) e forse più delle macchiette del primo Abatantuono, certi film di Avati come Ultimo minuto su un calcio senza eroi né onore possono aiutarci a decifrare il mondo di Marco Pirani, l’odontoiatra del Conero con una «dipendenza assoluta dal pallone» , o di Massimo Erodiani, titolare di ricevitorie con la fissa di Romanzo criminale e il rimpianto d’una carriera da portiere; quello di Antonio Bellavista, vita da mediano, recupera crediti della cricca; o dello slovacco Almir Gegic, l’attaccante di fiducia degli scommettitori «zingari» , sfuggito all’arresto in zona Cesarini; o del ds ravennate Buffone, «per perdere ci danno 50 mila euro, un po’ pochini...» . Il calcio è una catena di miracoli, diceva Cesare Maldini. Ma non è sufficiente parlarne perché s’avverino. «Con l’Inter non c’ho problemi, te basta che mi dici» . «Vado a vedere la partita a Firenze che m’hanno invitato, conosco Della Valle» . «Il Milan, Massimo, sta giocando. Ti dico solo che il Napoli è andato a Milano per far lo zero a zero» (quel giorno infatti il Milan gliene fece tre). Pare di sentirli, Marco e Massimo, il dentista e il tabaccaio, cacciaballe di un qualsiasi baretto, un qualunque lunedì mattina, davanti al bancone delle brioche. Due di noi, per certi versi. Con una differenza non piccola: almeno nelle intenzioni, il loro bar sport assume l’inusitato ruolo di direzione strategica. Non più commento ex post, lacrima o ghigno su una papera o una prodezza domenicale, ma ammiccamento ex ante, previsione che quella prodezza o quella papera si verificheranno senza meno, poiché l’abbiamo ordinata ai nostri eroi telecomandati, meglio che sulla Playstation. Certo, i livelli sembrano due. A carneadi come Paoloni o Sommese, già capitano dell’Ascoli ora ai domiciliari, è facile dare del tu. Magari Paoloni fa il matto, ma alla fine le cose s’aggiustano su un campaccio di provincia o sull’altro. «La Paganese ha vinto! Ha vinto due o tre a zero!» , esulta Erodiani. «Oh... ma vedi... le cose quando io le so, eh... il novanta per cento sono giuste» , gongola Pirani manco avesse addomesticato Barça-Manchester. «Se mi fai male lo dico a Marco» , è la frase in codice che sancisce le combine e il suo ruolo. Ma già con Nanu Galderisi, che è stato un big di Juve e nazionale ed allena il Benevento, le cose si complicano. «Galderisi ha parlato con una persona, è confermato che si fa il pari» : il Benevento vince a Lucca 2 a 1. Il quadro resta fosco: al di là di ciò che si potrà dimostrare il mondo del pallone sembra spaventato dal retrobottega di questo bar sport. Tuttavia salendo la scala del successo e dei milioni, i ragazzi della combriccola faticano a muovere i campioni come pupazzetti del Subbuteo. Inter-Lecce è un bagno clamoroso: puntano sulla goleada nerazzurra (sarebbe anche logico, l’attacco più forte contro la difesa più debole del campionato) ma la partita finisce con un risicato uno a zero e loro bruciano 150 mila euro. «Avevamo in pugno sette giocatori» , invece i leccesi «hanno giocato tutti alla morte» . C’è qualche consolazione, naturalmente, in questa vita agra da Cagliostro di periferia. «Ti volevo chiedere un favore» , dice Erodiani all’amico Pirani: «Mi duole il cuore da juventino, però a me Pazzini mi fa impazzire. La maglia me la puoi procurare?» . «Te la prendo a fine mese» . Già, il dentista del Conero non ha problemi in casa Inter, ricordate? Basta accontentarsi di una casacca col numero sette, s’intende. Per l’estate puntava alto: «Vado a una battuta di caccia in Spagna... ci sarà pure Mourinho» . Ah, non l’avessero ingabbiato! Sai che schioppettate, lui e lo Special...
Goffredo Buccini