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 2011  giugno 08 Mercoledì calendario

L’effetto Santoro fa volare il titolo di Ti Media - In Borsa è già Sant’oro. Il giornalista a Piazza Affari vale 30 milioni di euro, gli stessi che nella sola giornata di ieri ha fatto guadagnare alla capitalizzazione di Telecom Italia Media

L’effetto Santoro fa volare il titolo di Ti Media - In Borsa è già Sant’oro. Il giornalista a Piazza Affari vale 30 milioni di euro, gli stessi che nella sola giornata di ieri ha fatto guadagnare alla capitalizzazione di Telecom Italia Media. Un titolo, quello dell’editore di La7, che è letteralmente impazzito, arrivando a guadagnare, a sera, il 17,56%. Scambi da capogiro per un nome che non è sempre al centro dei pensieri della City: sono stati scambiati più di 35 milioni di titoli, il 2,4% del capitale. Ma il probabile arrivo di Michele Santoro alla tv che fa capo a Telecom Italia è solo un tassello per capire il compracompra di ieri a Piazza Affari. «E’ più che altro una conferma ulteriore che sulla società sono in corso grandi manovre», commentava ieri un’operatore di Borsa, accodato alla speculazione che, come sempre, monta allegramente in casi come questo. In cima agli indiziati c’è sempre Carlo De Benedetti e il suo gruppo Espresso che pure è stato bersagliato dagli acquisti, finendo in rialzo del 5,89%. Ma l’ingegnere qualche giorno fa aveva bollato le indiscrezioni su un suo ingresso come «fantasie». E come tali, ancora ieri, venivano definite in azienda. Del resto l’Espresso non ha bisogno delle infrastrutture di TIMedia: ha già due multiplex per trasmettere sul digitale terrestre. Di suo trasmette Deejay tv e le radio, in più affitta banda, tra gli altri, a DeAgostini e alla Cielo di Sky. Restano i contenuti. E le suggestioni terzopoliste sono dure a morire tra operatori e analisti. Si ricordano le parole di Giovanni Stella, gran capo di Telecom Italia Media, che negli ultimi giorni non s’è risparmiato, arrivando a prefigurare uno scenario secondo cui entro fine anno entrerebbe un nuovo azionista col 40% (che se così fosse dovrebbe però lanciare un’opa sulla società), mentre Telecom rimarrebbe col 37%. Poi sono arrivate le precisazioni, secondo cui trattasi di sole «ipotesi di lavoro». Insomma, se è certo che a Telecom si vogliono concentrare sul mestiere loro, che è il telefono, meno certi sono i tempi e i modi. Anche perché in alcuni ambienti finanziari fanno notare come i 500 milioni circolati per arrivare a un dunque difficilmente basterebbero: la valutazione dovrebbe spingersi fin verso i 900 milioni-un miliardo per essere presa in considerazione. Merito di chi? Ma di Michele, sempre lui. E delle nuove star de La7, un ciclo cominciato con Enrico Mentana e che potrebbe continuare. Non solo con Santoro ma pure con i Fabio Fazio, i Giovanni Floris e così via. Lo share medio non è più quello striminzito del 2,5-3%, già è salito al 3,5% grazie ai 10% inanellati da Mentana, alle impennate dell’Infedele di Gad Lerner. Gli analisti due calcoli li fanno, basandosi sui contratti pubblicitari esistenti. Per ogni punto medio annuo di share in più dovrebbero corrispondere 40 milioni di euro di maggiori introiti pubblicitari. Senza scordare che il pubblico di Santoro & C è pregiato: è gente che consuma, spende. La posta in gioco sale, il prezzo pure. E il terzo polo può partire, nonostante la capacità di investimento di La7 sia limitata. Che importa? I costi si potrebbero comprimere, applicando a Santoro lo stesso trattamento contrattuale di Mentana, con una parte della retribuzione commisurata alle performance. Altri analisti sono più realisti. «L’impatto di Santoro in Borsa lo si vede dal titolo di Cairo, che raccoglie la pubblicità per La7: +3,54%». Ecco il restante 14% preso da TIMedia «è pura speculazione». Quella che attende le grandi manovre. Nelle sale operative si scatenano: oltre a De Benedetti, ipotizzano il possibile interesse di Rupert Murdoch, patron di NewsCorp e Sky, o del gruppo Bertelsmann, arrivando perfino a citare Tarak Ben Ammar, il finanziere franco-tunisino amico di Berlusconi, pure nel consiglio di Telecom Italia.