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 2011  giugno 08 Mercoledì calendario

Sarebbe piaciuto ai surrealisti quello che è successo a Bologna al cinema Lumière. Loro che teorizzavano una visione «personalissima» del cinema e pensavano che l’ideale fosse entrare e uscire dalla sala per non farsi condizionare dalla storia che veniva raccontata sullo schermo o, in mancanza di meglio, suggerivano di schiacciare un pisolino per confondere sogni e visioni, loro avrebbero applaudito all’errore che per nove giorni ha trasformato il film di Terrence Malick The Tree of Life in un’altra cosa

Sarebbe piaciuto ai surrealisti quello che è successo a Bologna al cinema Lumière. Loro che teorizzavano una visione «personalissima» del cinema e pensavano che l’ideale fosse entrare e uscire dalla sala per non farsi condizionare dalla storia che veniva raccontata sullo schermo o, in mancanza di meglio, suggerivano di schiacciare un pisolino per confondere sogni e visioni, loro avrebbero applaudito all’errore che per nove giorni ha trasformato il film di Terrence Malick The Tree of Life in un’altra cosa. In un altro film. Perché per tutti quei giorni le prime due bobine sono state viste nell’ordine sbagliato: prima la seconda e poi la prima. Errori che possono succedere soprattutto se il film arriva dal distributore nazionale con lo «scambio» incorporato: nella custodia col numero uno c’era la seconda parte e viceversa. Ma errori che di solito si correggono dopo la prima proiezione o addirittura in corsa, durante lo spettacolo. E invece a Bologna sono andati avanti per nove giorni così, senza che nessuno si lamentasse. Forza delle suggestioni arrivate da Cannes probabilmente, dove il film di Malick ha vinto la Palma d’oro ma è stato descritto come un film insolito, visionario, antinarrativo. Per qualcuno addirittura «confuso» e «delirante». E il pubblico del Lumière, che è abituato alle proposte più estreme, ha accettato in silenzio quello che passava sullo schermo. Anche se la citazione dal Libro di Giobbe non era più all’inizio del film ma dopo venti minuti. Anche se il logo del distributore non stava più in testa al film. Da Malick ci si poteva aspettare di tutto. In fondo anche Sean Penn non si era presentato alla conferenza stampa perché insoddisfatto — si dice — del montaggio definitivo. Forse aveva visto anche lui la versione proiettata a Bologna.