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 2011  giugno 08 Mercoledì calendario

giuseppe guastella MILANO— Invece di restituire gli oltre 7 milioni di euro di incentivi pubblici che la società aveva incamerato producendo energia con un inceneritore di rifiuti illegale, il «Dottor Scotti» , quello del famoso riso, avrebbe corrotto due funzionari del Gestore dei servizi energetici di Roma con mazzette mascherate dietro una finta consulenza negli Usa

giuseppe guastella MILANO— Invece di restituire gli oltre 7 milioni di euro di incentivi pubblici che la società aveva incamerato producendo energia con un inceneritore di rifiuti illegale, il «Dottor Scotti» , quello del famoso riso, avrebbe corrotto due funzionari del Gestore dei servizi energetici di Roma con mazzette mascherate dietro una finta consulenza negli Usa. Angelo Scotti, presidente e amministratore delegato della Riso Scotti spa di Pavia, è stato arrestato con i due pubblici ufficiali corrotti e un commercialista. Il gruppo Scotti era finito sotto la lente di ingrandimento della Forestale di Pavia che a novembre, su ordine del gip di Milano Stefania Donadeo, aveva posto ai domiciliari 7 persone per la vicenda dell’inceneritore. L’inchiesta, guidata dai pm pavesi Roberto Valli e Paolo Mazza, aveva scoperto che per produrre energia elettrica teoricamente pulita da fonti rinovabili, e per questo pagata a peso d’oro, l’impianto invece di bruciare lolla, un sottoprodotto della lavorazione del riso, aveva smaltito 40mila tonnellate di rifiuti di ogni tipo, anche pericolosi, con un giro d’affari di 28 milioni. Questo grazie ad autorizzazioni della Provincia e della Regione Lombardia definite di «dubbia legittimità» . Il presidente della Riso Scotti Energia, società del gruppo proprietaria dell’impianto, finì ai domiciliari. Le sue dichiarazioni e quelle di altri indagati, tra cui Giorgio Francescone, direttore tecnico di Riso Scotti energia, e le intercettazioni telefoniche hanno messo nei guai il Dottor Scotti, che ora è ai domiciliari. Radice ha detto che quando da un’ispezione del 2009 emersero le irregolarità e il Gse bloccò gli incentivi chiedendo di restituire oltre 7 milioni, il presidente lo autorizzò a corrompere i funzionari: 115mila euro a Franco Centilli (consegnati 100mila, è in pensione ed è l’unico in carcere), 15mila ad Andrea Raffaelli. Il manager aveva poi aggiunto che ad aiutarlo nella trattativa era stato Nicola Ostellino, il consulente della Scotti che andrà ai domiciliari quando tornerà da un viaggio all’estero. È lui che, intercettato, dice che «il Gse è tutto lubrificato» . L’ente si dice pronto a costituirsi contro gli indagati. Per nascondere i pagamenti nel bilancio della società, secondo gli investigatori, grazie al commercialista della Scotti, il milanese Nicola Farina (domiciliari), venne architettato un pagamento per 140mila euro per la finta consulenza di una società americana. Angelo Scotti si era subito precipitato in Procura per dire che sapeva solo che, per risolvere il contenzioso con il Gse, era necessario servirsi di consulenti i quali, però, non potevano essere pagati ufficialmente. Secondo i pm, che ipotizzano oltre alla corruzione anche la truffa ai danni di ente pubblico e la frode in pubbliche forniture, Scotti sapeva molto di più. Il giudice Donadeo ha anche ordinato il sequestro di denaro e beni degli indagati per 17 milioni, ritenuti il profitto dei reati; 8 sono della Scotti. Giuseppe Guastella ANTONIA JACCHIA Il riso come ragione di vita. E di business. È questa la filosofia che ha guidato il «Dottor Scotti» , da 28 anni a capo dell’azienda di famiglia. Una famiglia che da cinque generazioni non ha pensato ad altro. Dai tempi delle mondine ai primi passi nell’attività industriale fino all’innovazione più spinta che Angelo Dario Scotti ha tradotto anche in energia (che avrebbe dovuto essere) pulita. Da allora, da quando nel 1860 il bis-bisnonno Pietro fondò l’attività in un mulino di Marudo (Lodi), terra di risaie nel cuore della pianura padana, Scotti è un punto di riferimento per le tavole degli italiani. L’attività si sposta poi a Villanterio, ma la crescita continua e inarrestabile (anche all’estero), dai 40 mila quintali di riso degli anni 50 al milione di quintali di oggi, comporta prima l’acquisizione nel circondario di Pavia di aziende agricole che producono il cereale e successivamente l’investimento in un moderno polo produttivo a Bivio Vela, alle porte di Pavia. Se il padre Ferdinando ha avuto il merito di trasformare l’attività artigianale in impresa industriale, il pregio di Dario è quello di aver portato l’inconfondibile scatola blu Oltreconfine e di aver coniugato il riso in tanti prodotti diversi. Oggi il gruppo Riso Scotti è una multinazionale con un fatturato di oltre 260 milioni di euro, che con 450 dipendenti distribuisce i suoi prodotti in 60 Paesi e cinque continenti. Lui, dalla personalità vulcanica, considerato l’ «innovatore» , in azienda dal 1979, dal 1983 è amministratore delegato e presidente. È stato lui, dieci anni fa, a capire che il mercato emergente sarebbe stato quello dei Paesi dell’Est. E a far scattare l’operazione Danubio, acquistando in Romania 10 mila ettari di risaie, di cui la metà coltivata secondo le «regole del biologico» . Con l’ambizione di rilanciare il mercato del riso di questo Paese facendone il terzo polo risiero della Ue, dopo Italia e Spagna. E con la speranza di portarlo addirittura in prima posizione, vista l’importanza che occupava in passato. Non solo. Tre anni fa il «dottore» è sbarcato anche in Cina, aprendo uno showroom a Wuhu, ricca provincia agricola a 300 chilometri da Nanchino. «Sarà come vendere ghiaccio agli eschimesi... » scherzavano allora i collaboratori. Per lui, Wuhu, sarà sì la capitale del riso cinese, ma il risotto è un’altra cosa. E ora nel mirino c’è anche l’India. Per non parlare della pubblicità e degli spot tv di Virginio Scotti, alias Gerry Scotti, testimonial del gruppo pavese dal 1993. E soprattutto un bel destino avere lo stesso nome del proprietario, una «combinazione straordinaria» per il dottor Scotti: «un testimonial che ha il mio stesso cognome, la mia stessa età e le mie stesse origini. È un caso unico al mondo» . Tanto che Gerry, «diventato un amico» , è anche azionista del gruppo. Cinquantacinque anni, tre figlie, Dario sa che in Italia si consuma più pasta che riso. E allora dà l’esempio (seguito immediatamente dal suo concorrente di sempre, Riso Gallo), diversifica: inizia con la pasta e prosegue con il latte, le panetterie in franchising, la maionese. Tra lui e Mario Preve, presidente di Riso Gallo, i punti in comune sono tanti: entrambi alla quinta generazione di aziende familiari di quasi 150 anni, la laurea con tesi sul riso, la via intestata al bisavolo, l’avversione per la Borsa, l’attenzione all’innovazione. Ma i modelli sono opposti: Dario Scotti possiede le risaie, una centrale elettrica interna, e nel 2005 compie il sorpasso sul concorrente di Robbio, Pavia. Innovatore anche in questo: Dario Scotti è stato il primo imprenditore lombardo a dotare la sua azienda di un impianto di biomasse che trasforma la lolla di riso (lo scarto della lavorazione agricola) in energia pulita. Ma proprio la centrale elettrica che doveva essere il suo fiore all’occhiello si è trasformata in «Dirty energy» , energia sporca, l’operazione che ha portato a Pavia al sequestro dell’impianto. Antonia Jacchia