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 2011  giugno 05 Domenica calendario

AGAIN, AGAIN AND AGAIN I CINQUANT´ANNI DEL BALLO CHE CONQUISTÒ IL MONDO - A

Audrey Hepburn era la più brava. Magra come un giunco si avvitava e svitava intorno al suo compagno con una grazia stupefacente. Truman Capote, per paura di rivelare il suo lato femminile, era più timido, cercava di imitarla ma non si abbandonava mai del tutto al ritmo. Marilyn Monroe si scatenava, i suoi piedi, coi calcagni inchiodati a turno sul pavimento, scandivano il tempo come frenetici metronomi. Judy Garland, ebbra come ogni sera, scendeva in pista con la sua inconfondibile risata, generosa e isterica, e come gli altri lasciava ondeggiare le spalle e roteare il bacino. Ci provò anche Norman Mailer, e non era poi così impacciato. Molto meno di Frank Sinatra, che se non fosse stato trascinato dalla bella di turno in quel localaccio pieno di gay e di sciampiste non ci avrebbe mai messo piede. La "febbre" era tale che una sera scese anche Greta Garbo, che della vita notturna della Grande Mela era più terrorizzata che attratta. I tacchi delle signore, in quel giugno rovente, s´incollavano sull´asfalto liquefatto dalla calura. Times Square brulicava di papponi, gigolo e nottambuli d´alto bordo in cerca del locale alla moda. Dai bar, si udivano i jukebox strillare la musica del momento, una sorta di rock´n´roll scanzonato che nel giro di pochi mesi era diventato il ballo più in voga, il Twist.
L´hit del momento, pubblicato il 19 giugno del 1961 - destinato a diventare un evergreen più di Romagna mia nelle balere - era Let´s Twist Again. La cantava un ragazzo di colore, diciannovenne paffuto e imbrillantinato che già l´anno prima era arrivato in cima alla hit parade con The Twist, un brano di Hank Ballard alleggerito per diventare l´ennesimo tormentone estivo. Pochi mesi dopo l´America (e in breve il mondo intero) era preda del Twist. Molto prima della Febbre del sabato sera, il Twist portò nella vita notturna di Manhattan un´effervescenza che non si ricordava dagli anni della Mambo fever e delle folli serate al Palladium, quando Tito Puente e Celia Cruz erano appena arrivati da Cuba e la Baia dei Porci di là da venire.
Il Twist aveva il suo tempio, come la Saturday Night Fever aveva lo Studio 54. Con un nome fresco come una gomma da masticare, Peppermint Lounge. Era al 128 West della 45esima strada. Vale a dire, arrivi a Times Square e giri l´angolo.
Mai prima d´allora un ballo aveva contagiato il mondo intero, mai prima d´allora una parola - twist - aveva inflazionato l´universo della pop music entrando prepotentemente in milioni di titoli (anche in Italia: dal St. Tropez twist di Peppino Di Capri fino al Go-kart twist di Gianni Morandi e Amore twist di Rita Pavone, 45 giri doc degli anni 1961-1962). E come tutti i nuovi balli, specie se imparentati con i ritmi e le tradizioni africane, afroamericane o afrocubane, fece gridare allo scandalo, perché il movimento pelvico del Twist era ben più esplicito di quello di Elvis, soprattutto quando lei si piegava su di lui e lui su di lei con i corpi che quasi si sfioravano all´altezza del ventre in quelle pericolose scivolate in avanti e all´indietro.
Let´s Twist Again diventò la bandiera del nuovo ballo - come in epoche diverse Swing Swing Swing o Stayin´Alive - l´inno che avrebbe garantito a Ernest Evans (in arte Chubby Checker) un vitalizio cospicuo in royalty e revival show. «La mia vita e la mia carriera sono inseparabili dal twist», ammette l´artista, che ha sessantanove anni e vive nella villa di Paoli, in Pennsylvania, che acquistò nel 1965 con i milioni incassati nei cinque anni in cui piazzò singoli in classifica per almeno nove mesi all´anno (in un´epoca in cui i 45 si smerciavano come noccioline). E ancora ricorda l´infanzia trascorsa a Spring Gulley, South Carolina, in una casa che era poco più di una capanna, sperduta in mezzo a piantagioni di tabacco, cotone e fagioli, «senza acqua corrente e lontana da scuola sette chilometri che io percorrevo a piedi due volte al giorno». Cantò The Twist in tv nell´agosto del 1960, nella leggendaria trasmissione American Bandstand di Dick Clarck. «Fino a quel momento il ballo nazionale era lo swing, da quel giorno in poi tutta l´America ballava il twist», ricorda.
Per cinque anni, tra Let´s Twist Again di Chubby Checker fino a Twist and Shout dei Beatles (1964, remake di un successo degli Isley Brothers di due anni prima), una quantità di artisti s´imparentarono con quel ritmo: da Sam Cooke (Twistin´the Night Away) a Joey Dee and the Starliters (Peppermint Twist), passando per i Young Rascals, i Beach Boys e i Four Seasons. Le notti al Peppermint Lounge furono così paparazzate nell´estate del 1961 che anche Jacqueline Kennedy, prigioniera a Washington nel ruolo di first lady, si fece allestire un Peppermint privé alla Casa Bianca in cui ballava il twist in fuseaux bianchi e sandali capresi con i suoi amici Oleg Cassini e Harry Belafonte. Per non lasciare gli americani a corto di twist durante le vacanze, un altro Peppermint fu prontamente inaugurato a Miami Beach. Fu l´inizio di quella che chiamarono «danze craze», la mania (e la smania) del ballo, che imperversò negli anni pre-Woodstock, prima che British Invasion e flower power cambiassero i connotati al rock´n´roll. Eldridge Cleaver, membro delle Black Panthers, nell´autobiografia Soul on ice scrisse: «Fu la missione di Chubby Checker, diffondere il twist come la buona novella, insegnare ai bianchi, che storicamente tendono a dimenticare, come tornare a sculettare». Proprio come anni dopo allo Studio 54, dove Andy Warhol ed Elizabeth Taylor ballavano con i Village People e le drag queen, al Peppermint Shelley Winters e Tennessee Williams si scatenavano in mezzo a impiegati e studenti in un ballo democratico che non s´imparava in nessuna scuola di danza e si poteva improvvisare con un po´ di buona volontà e senza pestare i piedi a nessuno. Persino il massmediologo Marshall McLuhan si scomodò a sottolineare il carattere proletario, creativo e liberatorio del twist: «È un ballo cool fatto di gesti improvvisati, complicati ma allo stesso tempo familiari». Dei mille balli onomatopeici che gli hanno ruotato intorno - Mashed Potatoes, Watusi, Choo Choo, Popcorn, Madison, Jerk, Poney, Monkey, Loco-Motion, Limbo, Hokey Pokey, Chicken, Stroll, Hitch Hike, Swim - il twist è quello che è rimasto internazionalmente più conosciuto. Chubby Checker, che continua a sbarcare il lunario con Let´s Twist Again, ne fa una questione scientifica: «Non fu solo un moda, il twist non è mai tramontato. Come la lampadina di Edison o il telefono di Bell. Sono accessori di cui non possiamo fare a meno».
Il Peppermint Lounge chiuse i battenti nel 1965. La gente aveva bisogno di musica più impegnata, decisamente meno ballabile. E poi gli avevano revocato la licenza di vendere alcolici. Il proprietario, Matty "The Horse" Ianniello, che aveva fatto fortuna con i primi gay club di Manhattan, era affiliato al clan dei Genovese. Mafia e night life sono sempre andate a braccetto.