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 2011  giugno 07 Martedì calendario

CHE COSA FARE SE IL BANCOMAT VIENE CLONATO

Per le frodi nei pagamenti con moneta elettronica il rimborso non è scontato. Le banche e gli emittenti di carte di credito si riservano di non pagare quando in uno sportello automatico viene prelevato contante digitando l’esatto codice Pin. Significa che, in assenza di manomissione del bancomat, il ladro o truffatore ha potuto rintracciare quella sequenza di cifre che dovrebbe essere memorizzata dal cliente. Se scritto deve essere tenuto ben separato dalla card. In caso contrario il cliente paga il danno di una "incauta custodia". Se proprio non si riesce a memorizzare il numero segreto non è opportuno tenerlo in agenda o sul cellulare. Meglio scrivere riferimenti personali non numerici (gli anni del figlio seguito dal numero civico di un’amica, per esempio).

Con la manomissione della tastiera o l’inserimento di una telecamerina o un lettore abusivo, i malviventi ottengono dati della carta e il Pin. In quel caso bisogna accorgersi del prelievo illegale, bloccare la carta (tenendo a disposizione – quelli sì – tutti i numeri utili) e avvertire la banca proprietaria dell’Atm. Avviando la procedura che riconosca la manomissione e il rimborso.

Ma quante sono le manomissioni di sportelli automatici? Nel "Rapporto statistico sulle frodi con carte di pagamento" preparato dal Tesoro, si segnala al 30 giugno 2010 uno 0,01% di transazioni non riconosciute nei prelievi a fronte di uno 0,03% di irregolarità nei Pos (point of sale, cioè i dispositivi di pagamento legati alle attività commerciali) mentre su internet le transazioni irregolari salgono allo 0,13 per cento. Non ci sono evidenze di una recrudescenza delle truffe e i nuovi dati che diffusi a fine giugno non si scosteranno dai precedenti.

Rispetto ad altri paesi l’Italia spicca per clonazione di carte, soprattutto le vecchie a striscia magnetica in fase di sostituzione con quelle provviste di chip. Altro buon metodo per evitare truffe o sventare guai peggiori è chiedere l’Sms con l’importo dell’operazione effettuata. Con il cellulare acceso, prelievi e pagamenti vengono segnalati in pochi secondi. Ci si accorge per tempo se qualcuno ha operato abusivamente. Su 6,5 milioni di titolari di carte CartaSì solo 2 milioni hanno chiesto il riscontro immediato. Con il progressivo utilizzo di internet nei pagamenti aumenta il rischio di phishing (la "pesca" di dati protetti fingendosi banca o promettendo vincite) e, nonostante le raccomandazioni, qualcuno ci casca. Diventa più difficile ottenere rimborsi, come testimoniano le lettere di truffati con false mail a nome di Poste Italiane o di altri soggetti. CartaSì, 1,8 milioni di transazioni gestite al giorno con un tasso di tentate frodi dell’0,06%, ha sventato e fatto chiudere in un anno 750 siti che in un modo o nell’altro cercavano di camuffarsi per ottenere dati.

Sono valutabili in circa 100mila al mese le operazioni verificate all’istante, prima dell’autorizzazione, perché sospette. Effettuate in poche ore in località distanti fra loro o per importi eccedenti la media, per fare due esempi. Quando la truffa viene riconosciuta il cliente deve far scattare la contestazione ed entro 60 giorni otterrà il riaccredito con la valuta corretta e, spesso, la sostituzione della carta.