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 2011  giugno 07 Martedì calendario

LE PARTITE CONVERGENTI SUL RIASSETTO DEI GASDOTTI

Il risiko delle reti di trasporto del gas, in Italia e in Europa, sta entrando velocemente nel vivo. Lo stop al nucleare e i timori su prezzo e produttori di petrolio stanno costringendo infatti imprese e governi ad accelerare i piani di riassetto del mercato del gas, i cui consumi, come ha detto ieri la stessa Agenzia internazionale per l’energia, avranno una crescita esponenziale di qui al 2035 quando rappresenteranno più di un quarto della domanda continentale di energia.

Con queste prospettive all’orizzonte, non è un caso se due operazioni-chiave siano state annunciate ieri quasi simultaneamente: l’acquisto da parte del fondo italiano F2I del 100% della società G6 Rete gas, ceduta dai francesi di Gas de France Suez per la cifra astronomica di 772 milioni di euro; la vendita da parte di Statoil ad alcuni fondi di investimento del 24% di Gassled, cioè la rete che trasporta il gas dalla Norvegia all’Europa continentale e alla Gran Bretagna. Si tratta di due operazioni diverse, ma che hanno un comune denominatore: preparare il terreno alla nascita di nuovi operatori indipendenti in grado di gestire i flussi di gas in entrata in Europa e il loro transito attraverso gli Stati. Non più su base nazionale, ma attraverso accordi di coordinamento transnazionali che limitino l’impatto negativo delle tariffe di transito. Una rivoluzione copernicana, questa, per un settore che sarà radicalmente trasformato dalle direttive europee che impongono ai colossi dell’energia la separazione funzionale delle loro reti di trasporto del gas.

Anche in Europa il gioco tra i big è pesante, il fatto positivo è che l’Italia sia in partita e con buone carte in mano. Non solo attraverso la Snam, ma ora anche con F2I, che con l’acquisto di G6 diventa il secondo operatore del trasporto di gas in Italia subito dopo l’Eni: F2I ha assunto il ruolo di consolidatore delle reti nazionali, in attesa di un più vasto riassetto che coinvolgerà anche il gruppo petrolifero guidato da Scaroni. Tra gli azionisti di riferimento di F2I, è bene ricordarlo, c’è la Cassa depositi e prestiti, il braccio operativo di politica industriale e infrastrutturale del governo italiano: la presenza della Cdp nel fondo di Vito Gamberale non è un fatto secondario, poichè proprio la Cassa dovrebbe assumere il ruolo di azionista-garante dell’interesse nazionale anche nella Snam Rete Gas che emergerà dalla trasformazione da controllata dell’Eni a vero operatore indipendente. Insomma, direttamente o indirettamente, la Cdp - e quindi lo Stato - è ben posizionata per essere al centro delle due partite. Certo, molto dipenderà dai tempi e dalle scelte dell’Eni sul dossier-Snam. Tramontata, così sembra, l’idea di una fusione con Terna, il progetto su cui si sta lavorando a San Donato è proprio quello di candidare Snam al ruolo di grande operatore della rete gas europea: con acquisizioni di concorrenti dove è possibile, ma soprattutto con accordi operativi e commerciali con i grandi player del trasporto del gas. L’idea è quella di fare di Snam non solo il controllore del traffico di gas in entrata in Europa, ma anche l’esportatore di gas italiano e il gestore dei flussi in transito nell’Unione. Tutto dipenderà dagli accordi e dalla diplomazia. E dalla rete di alleanze stretta dall’Eni. In questo senso, anche l’operazione annunciata ieri da Statoil potrebbe aiutare il piano italiano: l’Eni, infatti, con appena l’1,2% di Gassled è un socio significativo del gasdotto norvegese, un vero salotto buono del gas che ha per azionisti non solo i fondi pensione canadesi, ma anche colossi come il fondo Infinity di Abu Dhabi, la Shell e l’americana Conoco-Phillips. Trattare con Gassled un accordo funzionale ai piani di Snam, insomma, potrebbe già essere nei piani dell’Eni. Certo, la strada è lunga e molti gli accordi da stringere, dalla Spagna alla Francia. Ma è con quest’ultima, grande regina del gas in Europa, che si giocherà probabilmente la partita più critica: convincere i francesi a non ostacolare la crescita di Snam significa mettere sul piatto negoziale offerte e contropartite di rilievo. Il tempo per pensarci non è molto, ma qualche soluzione è già sui tavoli che contano: come quella di lasciare che Edf si prenda il controllo della Edison, oggi contesa con A2A, per ottenere in cambio un accordo favorevole a Snam sul trasporto di gas in territorio francese. Per ora è solo un’idea. Ma a Roma, come a Milano, cominciano a pensarci seriamente.