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 2011  giugno 07 Martedì calendario

Lo Yemen rimane un grande rischio geopolitico. Il presidente Ali Abdullah Saleh, ferito, ha lasciato il Paese e molti dubitano del suo ritorno

Lo Yemen rimane un grande rischio geopolitico. Il presidente Ali Abdullah Saleh, ferito, ha lasciato il Paese e molti dubitano del suo ritorno. Ma la parziale vittoria degli oppositori crea una crisi economica e un vuoto politico in un ben noto covo di al Qaeda, proprio vicino a uno dei punti strategici mondiali per il petrolio. Non c’è motivo per festeggiare in anticipo. Lo Yemen, uno dei Paesi più poveri del mondo, ha sempre dovuto ricorrere agli aiuti internazionali. I donatori avevano messo a disposizione 5 miliardi di dollari nel 2006 - anche se non tutto l’importo era stato ricevuto - e l’anno scorso il Fondo monetario aveva investito 370 milioni di dollari nel tentativo di bloccare una crisi valutaria. Per i mercati, tuttavia, le potenziali esportazioni dello Yemen sono più importanti dei suoi fatti nazionali. Il 60% delle entrate dello Yemen dipende dal petrolio, ma è poca cosa rispetto alla produzione globale. L’interruzione quasi totale della sua produzione di 260.000 barili al giorno ha lasciato poche tracce sui radar dei mercati globali. Ma l’attività dei pirati, la presenza di al Qaeda e i disordini creano rischi. La povertà e il vuoto politico aumentano la probabilità di problemi nel piccolo stretto di Bab al-Mandab che collega il Golfo di Aden al mar Rosso. È difficile immaginare una completa interruzione della via di transito per circa 3,2 milioni di barili al giorno di petrolio, pari a buona parte della capacità produttiva di riserva all’interno dell’Opec. Ma il ricorso a rotte alternative aumenterebbe costi e prezzi. Un altro problema che si delinea con maggiore chiarezza è il permeabile confine di 1.500 chilometri dello Yemen con l’Arabia Saudita. Nel corso degli anni, il Regno ha adottato misure concertate per garantire la sua sicurezza, investendo miliardi nel Paese per portare dalla propria parte il governo e le tribù. Ma a giudicare dalla situazione dello Yemen, quell’investimento sembra aver portato pochi frutti. Il processo di transizione nello Yemen è un motivo di preoccupazione per la stabilità degli Stati del Golfo. I disordini si sono già estesi all’Oman e al Bahrein.