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 2011  giugno 07 Martedì calendario

Il mercato dell’e-book stenta a decollare ma tutti sono ottimisti: ecco perché - La location è scenografica, anche se non acclamata co­me negli anni Ottanta, quando la Brianza del mo­bile veniva qui a fare affari col resto del mondo senza uscire dal cortile di casa: la Villa Reale di Monza

Il mercato dell’e-book stenta a decollare ma tutti sono ottimisti: ecco perché - La location è scenografica, anche se non acclamata co­me negli anni Ottanta, quando la Brianza del mo­bile veniva qui a fare affari col resto del mondo senza uscire dal cortile di casa: la Villa Reale di Monza. L’ente organizzatore è ragguardevole: l’Unesco.L’argomento,invece,c’è e non c’è,è un po’ impalpabile.Insom­ma, si è passati dai mobili agli ebook. Ma l’entusiasmo sembra essere lo stesso di trent’anni fa, forse perché, come dice Riccardo Cavallero della Mondadori, «il cambiamento è posi­tivo per definizione», nonostante le quote di mercato degli ebook italia­ni siano ancora conteggiate in zero virgola. «Focus 2011. Il libro domani: il fu­turo della scrittura» è il convegno che ancora per due giorni (potete se­guirlo in streaming su www.fo­cus2011. org/it) vedrà addetti ai lavo­ri di tutte le latitudini cercare una ri­sposta alla domanda: «Se la rivolu­zione digitale è uno tsunami, come surfarci sopra senza che la tavola ci picchi in testa?». Primo a intervenire ieri mattina, con un discorso che toc­c­ava il cuore filosofico della questio­ne, lo scrittore e giornalista (ed ex li­braio nell’entroterra siciliano) Pie­trangelo Buttafuoco, seguito da Ro­berto Formigoni ( il 66% del fatturato nazionale dell’editoria è lombardo), Robert Darnton (Il futuro del libro, Adelphi), Santiago de la Mora di Go­ogle Book Europa (che si è tenuto lontano dalle accuse di monopolio nella digitalizzazione delle bibliote­che pubbliche) e altri, tra cui lo stes­so Cavallero, che ci ha detto: «La Mondadori affronterà la rivoluzio­ne digitale attraverso tre strade: il self publishing come sensore per ca­pire cosa sta accadendo nel mondo dei lettori, un collegamento più stret­to tra libro fisico e digitale- per Nata­le abbiamo in cantiere un esperi­mento di portabilità dei contenuti da un supporto all’altro, negli Usa hanno già provato a emettere scon­trini per libri cartacei con codici per accedere anche all’ebook- e da ulti­mo l’affitto dei titoli digitali. Questo perché l’editore,in futuro,diventerà come una pay tv. Il limite di tutto que­sto è solo la negoziazione dei conte­nuti con gli agenti e gli autori». Nel pomeriggio sono poi iniziati i seminari veri e propri. Uno in parti­colare era interessante: «Futuro del­la lettura e della scrittura: pessimisti contro ottimisti».In pratica,per cau­tela o per conformismo, c’erano so­lo i secondi, salvo qualche frase un po’ dissidente dello scrittore messi­cano Homero Aridjis: «Come avreb­be potuto Borges far scorrere le sue dita di cieco su una biblioteca di ebook?E il 16 giugno,Bloomsday,Ja­mes Joyce verrà fatto a pezzetti e dif­fuso su Twitter: basteranno questi bocconcini selezionati a farlo ap­prezzare? ». Meno «umanistici» e più sbilanciati verso il futuro gli inter­venti di Sok- ghee Baek dell’Associa­zione editori coreani («La rivoluzio­ne digitale preoccupa gli editori in cerca di modelli industriali da appli­carci sopra e non i lettori: questi di­mostrano già di dirigersi da soli ver­so il digitale»), di Miguel Barrero del Gruppo Santillana («Non accadrà niente alla cultura. Non serve nessu­n­a capacità specifica in più per legge­re Jane Austen su ebook piuttosto che su carta: ma i lettori stanno dimo­strando di voler controllare il pro­prio itinerario nel testo, negli ebook come sul web. I giovani comunica­no più che in passato: è sotto gli oc­chi di tutti. Questa “generazione del pollice” è terreno fertile per gli ebook»),di Janet Murray della Geor­gia Tech («La gerarchia dei media è caduta. La carta non è più sufficiente per esprimere tutto quello che vo­gliamo »).