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 2011  giugno 05 Domenica calendario

Alice ed Ellen Kessler pronte per una nuova“prima” - Alice ed Ellen Kessler: bionde, austere e dritte come fusi, il «Da da umpa» della vecchia tv che si incarna nelle gambe sempre lunghe sempre snelle

Alice ed Ellen Kessler pronte per una nuova“prima” - Alice ed Ellen Kessler: bionde, austere e dritte come fusi, il «Da da umpa» della vecchia tv che si incarna nelle gambe sempre lunghe sempre snelle. Ricevono nella casa di Monaco di Baviera, mentre infuria il temporale. «Siamo scappate da Roma, troppo caldo, troppo umido. Qui normalmente è più asciutto». Sono indaffarate. Scusate il disturbo. «Fa parte del mestiere». Si mostrano tedesche per antonomasia, precise, professionali, ma anche molto simpatiche, buffe, come in un kabaret di Berlino. Parlano a turno, con il loro bell’accento teutonico amorevolmente coltivato; così come amabilmente si tolgono la parola, si completano, integrano reciprocamente le frasi. Impossibili da distinguere e definire, giocano sull’unisono. Il fatto di essere gemelle è sempre stato il loro punto di forza. «Siamo andate d’accordo con tutti i colleghi: eravamo in due, non si poteva competere con noi». Insomma prevalevano. Ma non lo dicono. Nate nel 1936, nel 2012 festeggeranno i sessant’anni di danza. «Abbiamo cominciato a cantare nel 1958, ma balliamo da sempre». Prima in teatro, a Düsseldorf, poi al Lido di Parigi, con le Bluebell. Siamo negli Anni Cinquanta. Com’era il Lido? «Fantastico. Grandi effetti speciali. Stupefacenti. Facevano la neve, la pioggia, la pista del ghiaccio. Successe che lì, era il 1960, ci videro Antonello Falqui e Guido Sacerdote, e ci chiesero se volevano fare qualcosa a Roma. Noi ci eravamo un po’ stufate del Lido, ci stavamo da tanto. Non avevamo mai visto Roma. E partimmo». Falqui e Sacerdote erano la grande coppia dei varietà tv di quel periodo aureo. Aureo perché il passato è sempre più bello; ma pure perché lo era sul serio, si cercavano i migliori professionisti in tutte le discipline. La televisione doveva educare e intrattenere; anche condizionare, ma certo non prendere in giro gli spettatori. La televisione era il culmine di un percorso artistico, non la partenza. Con Falqui & Sacerdote c’erano Gorni Kramer, il direttore d’orchestra, Don Lurio, il coreografo, il Quartetto Cetra e Henry Salvador, i cantanti. Nacque «Giardino d’inverno». E lanciò il primo brano famoso delle Kessler, «Pollo e champagne», quello che diceva: «Pardon, messieurs, se non parliamo bene il vostro italian». E le gambe? «Quali gambe? Non si doveva vedere la pelle. Calza maglia nera spessissima». Ma voi l’epoca dei mutandoni alle ballerine l’avete vissuta? «No, quella no. Però, quando facevamo la prova generale, c’era sempre un funzionario del Vaticano che vigilava. Se qualche scollatura era troppo profonda, qualche parola troppo spinta, lui segnalava, e gli autori cambiavano». Un funzionario del Vaticano? Siete sicure? Allora non era autocensura. «No, no, era proprio censura». Però «quella fu una grande stagione televisiva. Soprattutto per noi, per gli artisti. Era bello, stavamo sempre insieme, la Rai era concentrata in via Teulada. Non si perdeva tempo». E per un programma come «Studio Uno», che durava un’ora, quanto provavate? «L’intera settimana. Ogni sabato sera, alla fine della puntata, ci pagavano. Non come adesso, che bisogna aspettare novanta giorni». A Roma comunque torneranno presto perché il 18 ottobre apriranno la stagione del teatro Eliseo con «Dr. Jekyll & Mr Hyde. Sogni e Visioni», da Stevenson, un musical ideato e diretto da Giancarlo Sepe, produzione Bideri, con le gemelle, Alessandro Benvenuti e Rosalinda Celentano. «Non abbiamo ancora il copione, non sappiamo che cosa faremo. Di sicuro, canteremo e balleremo: quando ingaggiano le Kessler, è sempre per farle cantare e ballare». Dice Sepe, autore e regista: «Sarà un gioco sulla doppia identità: loro già sono due; con una doppia identità ciascuna, diventano quattro. Jeckyll è la figura borghese; Hyde è la trasgressione, la parte giovane del dottore che si ribella alla repressione vittoriana. E questo gioco porterà danza, canzoni, movimento. Le Kessler sono perfette, grandi professioniste, in tv e a teatro: le conobbi nel 1979, stavano lavorando con Patroni Griffi. Saranno le mie complici». Adesso le gemelle vedono ancora la tv italiana, partecipano a qualche programma, però lamentano la mancanza di professionalità. «Prendiamo l’“Eredità”: le professoresse di Carlo Conti sono in gamba, parlano bene: basta che non ballino. Perché le fanno ballare? Non sono tutte brave come la Cuccarini, che ci piace molto». E «Ballando con le stelle»? «È una buona trasmissione. Solo che in Italia le prime serate sono sempre troppo lunghe. Quasi quattro ore, come si fa?». Trovano che la differenza sostanziale tra la tv italiana e quella tedesca è che in Italia c’è un uso del corpo femminile più spregiudicato. «Eppure fummo noi, nel 1969, a mostrare per la prima volta l’ombelico». Ma non fu la Carrà? «No, noi mentre cantavamo “Mais che nada”». Sempre eleganti, dal «Da da umpa» di «Studio Uno» e della Rai in monopolio, ai mille canali dei giorni nostri: «Ci dicevano: “Voi avete dato nobiltà al mestiere della soubrette”. Bello, no?» Certamente. Si innamorarono, anche, in Italia, di due grandi attori teatrali, Umberto Orsini per Ellen, Enrico Maria Salerno per Alice. Chi scelse chi? «Ci scegliemmo a vicenda». Di Johnny Dorelli amavano lo swing, di Pippo Baudo la sicurezza, di Vianello, che le chiamava «gemelline tutto pepe», la grazia. Ma voi non litigate mai? «Sempre!».