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 2011  giugno 06 Lunedì calendario

CORSIVI

La strategia di D’Alema non è soltanto disarmante, ma anche irrispettosa nei confronti degli elettori. D’Alema non può continuare a proporre governi di fine legislatura, facendo finta di aver dimenticato che un lungo governo di fine legislatura, capeggiato da lui, ha contribuito non poco a far andare le cose come sono andate.
I problemi che questa tornata elettorale ha causato ai partiti di governo, dimostrano una volta di più la seguente verità: c’è una sola possibilità che Berlusconi esca dalla scena politica, e sono le elezioni.
Soltanto una sonora sconfitta elettorale può essere decisiva, non tutte le altre questioni in cui sperano in molti. Ogni altra soluzione in questi diciotto anni lo ha sempre e soltanto rafforzato. Quindi, sia per coloro che sono ancora affezionati al senso della democrazia, sia per coloro che hanno come obiettivo la fine di Berlusconi con ogni mezzo, la strada maestra è identica: le elezioni politiche. In cui deve essere compresa la possibilità che gli italiani vogliano essere ancora governati da lui, perché è l’unico modo per scoprire se finalmente la maggioranza del paese ha deciso che questa epoca lunghissima è finita.
Alla base del pensiero di D’Alema c’è una fiducia minima verso il parere degli elettori, e una sfiducia massima verso le altre forze di sinistra che non siano il Pd. Ma se il Pd ha avuto un merito in questa tornata amministrativa, è stato quello di accettare senza risentimenti e senza guerre sotterranee i candidati scelti alle primarie, pur avendo subìto molte sconfitte per i candidati proposti dal partito. Insomma, ha mostrato di avere fiducia nell’elettorato, di volerne assecondare il bisogno di cambiamento. Non ha fatto molto altro. E adesso, invece di proseguire su questa strada, si propone un cuscinetto defaticante per riportare tutto alla normalità.
Ma forse, ormai, è sull’idea di paese normale che con D’Alema non ci si intende più.