Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  giugno 07 Martedì calendario

IN VOLO DA DUBAI A ROMA, CON DOCCIA E MEGASCHERMO

La prima cosa che pensi è: «Ma ce la farà questo mostro, alto quasi quanto un palazzo di sei piani, a decollare?» . La seconda, quando è partito (e la paura è passata): «Ma com’è che non fa rumore?» . Cronaca del primo volo di un aereo A380, il gigante dei cieli, con destinazione Fiumicino. Primo volo e, per ora, unico e celebrativo: un regalo della compagnia Emirates per i 50 anni dello scalo romano e per i 150 dell’Unità d’Italia. Allestimenti di superlusso, come ci si aspetta da una compagnia degli Emirati Arabi Uniti. Partenza alle 8: 55 locali da Dubai. Al gate non si nota alcuna differenza rispetto a un qualsiasi imbarco, se non fosse per la folla. Dobbiamo salire in 489 e tutti passiamo dalla medesima porticina, poi però ci si divide. A destra chi andrà al piano inferiore, l’economy (costo, prenotando una settimana prima, più di mille euro), a sinistra chi salirà al superiore (costo più di 2 mila per la business e più di 3 mila per la first). Per l’occasione, saliamo. Prima tappa: la business. Qui domina l’architettura che ormai dilaga in questo tipo di classi: «Vorrei, ma non posso» . Insomma, comodo, certo più dell’economy, ma non abbastanza. Ci si infila in una bella poltrona ma quella del passeggero avanti, sfasata a destra o a sinistra, diventa un blocco compatto che un po’ toglie il fiato. I corridoi sono stretti, il servizio sorridente ma sbrigativo. La poltrona s’allunga e per stare più comodi si può opzionare un materassino candido e morbido. Per il resto, un mini-minibar personale, schermi ad alta risoluzione con ogni genere di distrazione, compresa la compilation di tutti i successi dagli anni ’ 50 in poi, anno per anno. Per chi vuole sgranchirsi, e qui sta la novità, c’è un baretto sul fondo con sedili circolari dove scambiare due chiacchiere in compagnia. Seconda tappa: first. E qui si capisce la differenza. L’ospite viene con molti sorrisi fatto entrare in un piccolo vano ovale (sono solo 14) che si può chiudere, impedendo a chiunque di curiosare. Il vano ha la lunghezza della poltrona quando è allungata a letto. Ai piedi, un tavolino nasconde vani portascrittoio e portacosmetici. Sopra, un maxischermo. A un lato, un bar a scomparsa. Le tendine sono doppie: oscuranti o solo riposanti. Il valore aggiunto lo dà senz’altro la privacy: la possibilità di starsene in assoluta libertà non ha prezzo. Il lusso si vede anche dalle due piccole spa: in realtà sono bagni comodi, attrezzati con una doccia e luci rilassanti. Fondamentali per i lunghi viaggi. Vediamo atterrare l’aereo alle 13,22 locali dal grande schermo e ci sembra di tenerne tra le mani la cloche. A bordo pista, i pompieri festeggiano bagnando la carlinga, intorno, tantissimi curiosi scattano foto. Una festa: «Chissà perché questo aereo fa sorridere chi lo guarda» dice il senior vice presidente di Emirates, Salem Obaidalla. Ma per i romani purtroppo è già ora di salutarlo. Antonella Baccaro