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 2011  giugno 07 Martedì calendario

IL SEGRETO DELLA REGINA ELISABETTA? IL SUO PRINCIPE DELLE GAFFES

È nato sul tavolo della cucina di villa Mon Repos, a Corfù, il 10 giugno 1921, quinto figlio e unico maschio del principe Andrea di Grecia e Danimarca e della principessa Alice di Battenberg. Per sposare Elisabetta ha rinunciato al suo posto nella successione al trono, è diventato cittadino britannico, si è convertito alla chiesa anglicana. In cambio ha ottenuto il titolo di Sua altezza reale duca di Edimburgo e trascorso 64 anni al fianco della regina. Il principe Filippo, consorte reale più longevo nella storia del Regno Unito, venerdì compie 90 anni, un traguardo che il duca ha deciso di festeggiare senza pompa. «Business as usual» , ha chiesto: che sia una giornata come le altre. Due impegni ufficiali, dunque, e domenica, dopo la messa con la famiglia, un piccolo ricevimento. Nient’altro. Una semplicità che, stando ai biografi che in questi giorni si rincorrono sulla stampa britannica, è da sempre un suo tratto caratteriale. «Arrivava a Buckingham Palace al volante della sua MG e una borsa con un solo paio di scarpe e la fotografia della principessa» , scrive Philip Aede in Il principe Filippo: una giovinezza turbolenta. Oggi i ritratti sui giornali trasudano rispetto e un filo di simpatia, ma non sempre è stato così. Anzi. Filippo ha sopportato nell’arco degli anni commenti che avrebbero scalfito un uomo più debole. Così lo definiva il Sun, 15 anni fa: «Un aristocratico di 75 anni completamente distaccato dalla realtà» . Per il Mirror, invece, era «arrogante, indifferente, privo di tatto, condiscendente, uno stolto nauseante» . Per Alastair Campbell, giornalista prima di diventare portavoce di Tony Blair, un uomo «grossolano» , per l’editorialista Anne McElvoy «un ignorante razzista» . La ragione di tanta antipatia, le gaffes per le quali Filippo è celebre, battute infelici, sicuramente eccessive, inappropriate per un membro della famiglia reale. Alcune sono rimaste storiche: «Come fate a tenere gli indigeni lontani dall’alcol sino a passare l’esame?» , chiese una volta a un istruttore di guida scozzese. «Attento, che se rimani qui troppo a lungo ti verranno gli occhi all’insù» , avvertì uno studente inglese durante una visita ufficiale in Cina. «Chi è che si droga qui? Lui ha l’aspetto di un drogato» , esclamò girando per un centro per giovani del Bangladesh nel 2002. Lo stesso anno raccontò divertito a una non vedente che aveva un cane-guida: «Lo sa che adesso ci sono i cani che mangiano per gli anoressici?» . In un paese dove il senso dell’umorismo è pur sempre una qualità apprezzata, lo spirito poco raffinato del duca non è mai piaciuto. Dai suoi reali, il Regno Unito si aspetta di più. In realtà, sotto ogni altro profilo, il principe Filippo, sullo sfondo degli scandali di tanti suoi parenti, è stato un reale encomiabile. Sino al 2010, quando una brutta caduta lo ha costretto a rallentare il ritmo, ha partecipato a 300 funzioni l’anno. Per aiutare Elisabetta nel suo lavoro di regina, ha rinunciato alla propria carriera in Marina, dove prometteva di arrivare al vertice. Ha accettato che i quattro figli portassero il cognome della madre, Windsor, e non il suo, Mountbatten. «L’unico uomo nel Regno Unito ad acconsentire a una situazione simile» , sottolineò una volta con una certa amarezza. Non aveva scelta. Filippo ha sempre saputo quale fosse il suo ruolo. Inginocchiandosi davanti ad Elisabetta il giorno dell’incoronazione, nel 1953, promise di essere suo devoto vassallo, di vivere e morire per lei. Un passo dietro di lei per il cerimoniale, al suo fianco nella realtà. «Molto semplicemente — ha detto la regina — è stato per tutti questi anni la mia forza e il mio sostegno» . Paola De Carolis