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 2011  giugno 07 Martedì calendario

L’ACCORDO SULL’USCITA: 2 MILIONI E 300 MILA EURO

Ha firmato ieri mattina, intorno alle 10, poco prima che si riunisse il Consiglio di amministrazione. Michele Santoro ha detto addio alla Rai con una «risoluzione consensuale» del rapporto. Alla fine di una trattativa cominciata nelle ore dell’insediamento di Lorenza Lei alla direzione generale, cioè dal 3 maggio. I due hanno ottimi rapporti personali da anni e stavolta la consegna del silenzio assoluto ha funzionato: tra trattamento di fine rapporto, «scivolo» di 24 mesi, chiusura del contenzioso legale, ferie arretrate, La Rai ha liquidato Santoro con circa due milioni e 300 mila euro. Appena poco di più e il contratto sarebbe passato sul tavolo del Consiglio di amministrazione, col pericolo di ripetere il bis dell’anno scorso quando una identica trattativa con Mauro Masi naufragò proprio perché il «pacchetto » prevedeva una collaborazione esterna più la buonuscita, roba da sette milioni di euro. Tutta la «sinistra televisiva» (soprattutto i consiglieri Rai di area Pd, Nino Rizzo Nervo e Giorgio van Straten) era all’oscuro ed ha reagito con evidente irritazione:(«Se qualcuno ci avesse chiesto un parere al riguardo, ma nessuno, neppure Santoro, ce l’ha chiesto, avremmo espresso la nostra contrarietà e fatto ogni tentativo per trattenerlo» ). Freddo anche il residente Paolo Garimberti: («ho profondo rispetto per il diritto di ciascuno di essere artefice del proprio destino» ). Sullo sfondo c’è la Cassazione, che domani si sarebbe pronunciata definitivamente sulla famosa sentenza del giudice del Lavoro del settembre 2009 che obbligava la Rai a mandare in onda Santoro in prima serata. Fosse stata confermata, per la tv pubblica ci sarebbe stato un «obbligo Santoro» a tempo determinato. Ma se Santoro avesse perso, come assicuravano ieri voci e indiscrezioni non controllabili, avrebbe corso il rischio di sparire dai palinsesti Rai, come da desiderio di Berlusconi. Meglio un accordo. Meglio per entrambi, si sono detti Lorenza Lei e Michele Santoro. Altra irritazione stavolta politicamente trasversale, sia di Rizzo Nervo Van Straten che di Antonio Verro, consigliere area Pdl: perché nessuna clausola di non concorrenza? Cioè perché non includere un divieto a Santoro di realizzare su La7 un programma contro la Rai? Già si discute di un contratto che prevede una prima serata (sempre il giovedì per non perdere pubblico) più due seconde serate di speciali monografici. Qualcosa che peserà molto dal punto di vista pubblicitario: «Annozero» portava nelle casse Sipra ogni mese circa un milione e 200 mila -un milione e mezzo di euro di pubblicità. Verro definisce «grave errore aziendale e anche politico» il non aver impedito a Santoro di lasciare la Rai e diventarne immediatamente un concorrente. Ma l’ufficio legale, diretto da Salvatore Lo Giudice, ieri ha spiegato ai consiglieri che questa clausola (applicabile ai dirigenti di aziende industriali) avrebbe finito col violare, se richiesta a un giornalista, l’articolo 21 della Costituzione sulla libertà di manifestazione del pensiero. In più, fa sapere la direzione generale, un ulteriore vincolo avrebbe comportato un nuovo aggravio per le casse di viale Mazzini. Dunque, alla Rai si apre uno scenario nuovissimo. La frattura tra «sinistra televisiva» e Lorenza Lei, la delusione dell’Udc («non brindiamo per l’addio ad "Annozero"), l’insoddisfazione di una parte del Pdl che vede comunque avanzare Santoro in acque La7. E il possibile naufragio (scomparsa tecnica?) di Raidue che non avrà «X Factor» , forse nemmeno «L’isola dei famosi» e ora perde la cassaforte degli ascolti «Annozero» (le due più recenti puntate hanno registrato share record del 22-23%che hanno alzato tutta la media di rete). Il collasso di una rete non è un gioco da ragazzi nemmeno per una Rai che in primavera ha stravinto su Mediaset con un +5.6 come non accadeva addirittura dal 1999. Paolo Conti