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 2011  giugno 05 Domenica calendario

INTERNET, GOOGLE E LA BANDA DEI QUATTRO

La controrivoluzione, la reazione possibile di tappi e regole dei Governi adombrata da Nicolas Sarkozy contro la rete, preoccupa Eric Schmidt, presidente di Google, che incontriamo a Ranchos Palos Verde, poco a sud di Los Angeles. Ma internet ha già la contromossa, per evitare il pericolo di una «balcanizzazione» dice Schimdt, ci sarà una «banda dei quattro», che manterrà vivo lo spirito di libertà. La «banda dei quattro» di Schmidt include Apple, Amazon, Facebook e ovviamente Google. Saranno loro a formare il nuovo drappello avanzato dell’infotech, per rapidità nel potenziale di crescita («per noi è relativamente semplice sviluppare un nuovo business da un miliardo di dollari» dice) che potrà ostacolare l’intrusione dei «governi». Intrusione per molti versi legittima: la tutela della privacy è centrale al modello di sviluppo del settore e troppo spesso ci siamo accorti che le leggerezza prevale. È su questo che Nicolas Sarkozy ha voluto dare un avvertimento al G8 su Internet organizzato a Parigi nei giorni scorsi. Ma Schmidt è lo stesso preoccupato: «Sarkozy era molto insistente. Mi ha colpito perché nei nostri incontri a porte chiuse lo ha ripetuto più volte, almeno tre volte: sapete, c’è la rivoluzione, ma poi davanti agli eccessi la storia ci dice che alla rivoluzione segue la controrivoluzione. Il problema è che i governi non capiscono i nostri modelli. E questo potrebbe significare limiti alla diffusione, regole per un veicolo per sua natura globale e il pericolo di una balcanizzazione della Rete su livelli nazionali. E se capiterà davvero c’è da preoccuparsi».
Incontriamo Schmidt ai margini del convegno «All Things Digital 9», una passerella dei più infulenti protagonisti del settore organizzata da Walt Mossberg e Kara Swisher, del Wall Street Journal alla quale il nostro giornale è l’unico media italiano invitato. Schmidt, fra i consiglieri esterni di Barack Obama, ha lasciato il ruolo operativo a Google a Larry Page e sempre più si occupa della fenomenologia di Internet: «Oggi sono soprattutto su un aereo, seguo le tendenze, parlo con i governi... e scrivo: sto preparando un nuovo libro». Il nuovo libro è una evoluzione dell’articolo che ha scritto in dicembre su Foreign Affairs con Jared Cohen, un ex giovane funzionario del dipartimento di Stato, «L’impatto Digitale, Connessione e Diffusione di Potere», in cui anticipava con piglio profetico l’impatto di Internet sulle rivoluzioni arabe. Il titolo del nuovo libro è evocativo: «L’Impero della Mente: L’Alba dell’Era Tecno-Politica». «In 100 anni – dice ancora - siamo passati dalla possibilità per l’uomo medio di non avere alcun controllo sull’informazione a un controllo quasi completo sull’informazione globale. Le sfide che si aprono sono immense... dalla trasformazione delle nostre democrazie alle minacce dei terroristi».
È in questo contesto allargato dunque, che la «Banda dei Quattro» avanzerà nei territori inesplorati dell’economia digitale. Ci sono ragioni specifiche che giustificano l’identificazione di Apple, Google, Facebook e Amazon fra i Quattro. Per il loro valore, 500 miliardi di dollari di valutazione aggregata. Per la forza innovativa, per le moltitudini che riescono ad afferrare. Ma, soprattutto, perché sono state le uniche ad aver capito – Google in ritardo ammette Schimdt – l’importanza di una piattaforma integrata, con una forte identità, che consente, se necessario, una diversificazione snella. E fa un «mea culpa» per non aver capito subito l’importanza dell’identità: «Mandavo messaggi interni sull’identità, ma poi non ho dato seguito perché ero preso da altre cose e Facebook ha occupato lo spazio facendo cose egregie... L’identità, è straordinariamente importante perché sulla Rete hai bisogno di sapere con chi hai a che fare».
Il messaggio dirompente che deriva dall’identificazione della Banda dei Quattro? Microsfot, che 20 anni fa era l’unico grande protagonista del settore, è secondo Schimdt chiaramente fuori. Una provocazione? Di sicuro, perché nel proiettare una visione articolata e lucida per il futuro da qui ai prossimi cinque dieci anni, Schmidt mette al quinto e sesto posto PayPal e Twitter. «La It come la conosciamo oggi è vicina alla morte» dice a un certo punto. Si riferisce al fatto che sistemi complessi di computerizzazione e di gestione dell’informazione, sia in termini di hardware che di software, saranno rimpiazzati dalla "nuvola", il gestore remoto, il guardiano privato e discreto delle tecnologie per la gestione dell’informazione. E rende omaggio al sistema S3 di Amazon per immagazzinare dati in remoto.
Ma è chiaro che su questo terreno avanza anche Google, con il suo "magazzino remoto", con prodotti che vanno nella direzione di Facebook; o con la "nuvola" per immagazzinare e distribuire musica. Google Music vuole fare concorrenza alla Apple, ma partendo in ritardo è difficile. Anche se osserva Schmidt gli Android, la tecnologia Google per i telefonini diventa il punto di vantaggio e di snodo chiave: «Abbiamo 400.000 nuove attivazioni di Android al giorno» dice Schmidt. Non solo, Google ha presentato proprio qui a Rancho Verde il suo nuovo «Google Wallet» un progetto di vendite scontate a buoni e di pagamenti via telefono che potrebbe disturbare sia Groupon che Square: «Continuiamo a migliorare ogni giorno e resteremo un sistema aperto».
Tutti fanno tutto dunque, con il consumatore al centro di questa battaglia per la crescita e per il dominio del settore. Riferendosi alle dinamiche che regolamenteranno il modello competitivo per la «Banda dei Quattro», Schimidt dice: «Siamo in concorrenza, ma lavoriamo anche insieme e credo che fusioni fra alcuni del gruppo saranno impossibili per problemi antitrust». Questa visione – e questa graduatoria di Schimdt che esclude Microsoft - trova una reazione caustica da parte di Steven Sinofsky, presidente di Windows: «Sappiamo bene come finiscono le bande dei quattro...».
In effetti retrocedere Microsoft è forse prematuro. Sinofsky è anche anche lui al D9 di Rancho Verdes per presentare Windows 8, una evoluzione rivoluzionaria di Windows che introduce elementi tattili molto simili all’esperienza IPad ma con alcuni arricchimenti. Mossberg ad esempio, un esperto di prim’ordine in materia di nuovi prodotti ha giudicato l’innovazione «la più importante per Windows in molti anni». Ma Schmidt non demorde: «Hanno fatto un ottimo lavoro per garantirsi una posizione di predominio nel settore corporate...ma il problema per Microsoft è quello di non aver guidato la rivoluzione del mercato al consumo». Vero. Basta che non ci sia davvero una controrivoluzione. Non dei governi, attenzione, ma dei consumatori stessi, pronti a sfruttare la «diffusione di potere senza precedenti» di cui ha parlato Schmidt, se si sentiranno irrimediabilmente violati nella loro privacy.