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 2011  giugno 06 Lunedì calendario

DIMEZZATE LE RAPINE IN BANCA

Nel 2010 le rapine ai danni delle banche italiane si sono fortemente ridotte, confermando un trend virtuoso in atto da tempo. Lo segnala la rilevazione dell’Osservatorio sulla sicurezza fisica (Ossif): l’anno scorso ne sono state commesse solo 4,1 ogni cento sportelli bancari. È il record degli ultimi vent’anni.

Il miglioramento è distribuito in modo abbastanza omogeneo su tutto il territorio nazionale, ma vanno segnalate quattro regioni in cui i reati predatori sono invece aumentati: si tratta di Lazio, Marche, Puglia e Basilicata.

Inoltre, il fenomeno delle rapine non riguarda in via esclusiva il mondo del credito. Coinvolge molti obiettivi potenziali e, davanti ad agenzie sempre più protette, capita che i malintenzionati rivolgano l’attenzione verso obiettivi che vengono percepiti (o effettivamente sono) come meno protetti (farmacie, supermercati, uffici postali e così via). Dai dati dell’Ossif emerge però una riduzione generale, con una sola eccezione: nel 2010 il numero di tabaccherie rapinate è salito del 10 per cento.

Tornando alle agenzie bancarie, l’anno scorso i "reati predatori" commessi ai loro danni sono stati 1.423. Un numero elevato (si tratta pur sempre di quasi quattro rapine al giorno), ma in realtà confortante perché inferiore del 18,4% ai 1.744 "colpi" del 2009. L’Ossif - centro di ricerca al quale partecipa l’Associazione bancaria italiana, ma anche le altre categorie interessate, le università e le forze dell’ordine - ha cominciato a studiare le rapine alla fine degli anni Ottanta e realizza un dettagliato rapporto annuale che permette di valutare il fenomeno alzando lo sguardo dalla cronaca del giorno per giorno. Il record ventennale riguarda in particolare l’indice di rischio (che rappresenta appunto il numero di rapine ogni cento sportelli), ma anche considerando soltanto gli ultimi 12 mesi, l’andamento virtuoso di questo benchmark resta evidente, con una riduzione da 5,1 a 4,1.

Il dato conforta gli addetti ai lavori, ma ai non esperti altri numeri fanno forse più impressione. Dal 2007 al 2010 le rapine in banca si sono ridotte a meno della metà (-52%). «È un risultato di cui naturalmente siamo soddisfatti - spiega Marco Iaconis, vicepresidente di Ossif -, ma c’è spazio per ulteriori diminuzioni sviluppando ancora la collaborazione con le forze dell’ordine e riducendo la quantità di contante». L’Italia resta infatti la patria del denaro fisico: il suo circolante vale il 17,3% dell’intero Eurosistema. Nonostante ciò il circolo virtuoso della sicurezza prosegue. «Sono positive anche le anticipazioni del 2011: nei primi due mesi - conferma Iaconis - le rapine ai danni delle banche si sono ridotte del 10% circa».

Naturalmente meno rapine comportano un danno economico più contenuto per gli istituti di credito. Infatti nel 2010 il bottino complessivo è calato dell’8,4% rispetto al 2009, a 33,7 milioni di euro.

Anche in questo caso c’è però un segno in controtendenza: riguarda il bottino medio per rapina che, sempre su base annua, si è incrementato del 12,3% a quota 23.700 euro. «È un valore da interpretare - precisa tuttavia Iaconis - perché è sufficiente qualche colpo con un grisbi particolarmente alto per alzare la media. Resta il fatto che non si sono modificate modalità e caratteristiche degli episodi criminosi: una rapina su tre frutta meno di 5mila euro e l’utilizzo di armi da fuoco è piuttosto raro. In molti casi ci si limita alle minacce verbali».

Una frenata di tale intensità si spiega con la felice concomitanza di diversi fattori: investimenti sulla sicurezza, collaborazione con le forze dell’ordine (sempre più spesso i rapinatori vengono identificati e catturati), cambiamenti sociali. In particolare, per la loro rilevanza meritano un approfondimento gli investimenti. Negli ultimi cinque anni le aziende di credito hanno speso in sicurezza 740 milioni di euro ogni 12 mesi, per un totale di ben 3,7 miliardi. Il capitolo di spesa più importante è quello delle "strategie antirapina" (52% del totale), seguito da "trasporto e trattamento valori" (31%) e da "apparecchiature antifurto" (17%).

Si tratta di una montagna di denaro in valore assoluto, ma ancora più lo è in termini relativi viste le criticità del periodo. Cioè, solo per ricordarne alcune in ordine sparso, necessità di ricapitalizzazione, difficoltà di remunerare gli azionisti durante una crisi di eccezionale gravità, lenta digestione del boccone tossico dei derivati, necessità di partecipare a "salvataggi" di sistema, rinnovo del contratto.