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 2011  giugno 05 Domenica calendario

ORA IL COMPUTER CALCOLA LA FATICA OPERAIA

Ricordate quando Sergio Marchionne sentenziò in tivvù che Fiat potrebbe incassare una montagna di profitti in più senza le fabbriche italiane? Accadeva il 24 ottobre 2010, e ancora oggi i report degli analisti finanziari restano impietosi: Fiat Brasile e Fiat Polonia vanno a gonfie vele, Fiat Italia resta in profondo rosso, con perdite 2011 stimate in una forchetta fra i 300 e i 900 milioni.
Da ottobre però, senza alzare poi vere, in Italia è scattata un’operazione destinata a cambiare la vita dei ventimila operai Fiat e a far salire la produttività dei cinque stabilimenti auto: Cassino, Melfi, Mirafiori, Pomigliano e l’abruzzese Sevel.
Ovunque è stata introdotta una nuova organizzazione del lavoro che porta un astruso nome ingegneristico: Ergo-Uas. Ergo sta per ergonomia (dal greco: érgon, lavoro, e nomos, regola). Uas sta per Universal Analyzing System, un sistema che misura al millesimo di secondo il tempo giusto per montare un pezzo. In parole povere la notizia è questa: per la prima volta agli operai italiani di Fiat viene calcolato scientificamente il «carico biomeccanico», cioè la loro fatica.
Scritta così, questa sembra la storia dell’ennesimo strumento di tortura delle tute blu, l’ultimo figlio in ordine di tempo dell’ingegnere statunitense Frederick W. Taylor che nel 1911 sezionò il lavoro operaio nelle centinaia di micro-mosse della catena di montaggio.
Invece l’iceberg Ergo-Uas nasconde molto di più. Nei corridoi del Lingotto la raccontano così. Fiat per anni ha subìto pesanti condanne giudiziarie sul fronte delle malattie professionali. Finché un bel giorno Stefan Ketter, l’ingegnere tedesco cresciuto a pane e Volkswagen che da qualche anno è il responsabile globale della produzione Fiat, si stufò e decise di adottare metodi scientifici di organizzazione del lavoro.
Una svolta. Ora fra gli ingegneri Fiat la pianificazione ergonomica è una moda; i documenti sindacali sono zeppi di incomprensibili algoritmi sui carichi di lavoro e si comincia a parlare di Ergo-Uas come dell’asso della manica di Marchionne per rendere efficienti le fabbriche italiane. A partire dal sito più scassato di tutti, Pomigliano, a due passi da Napoli. Dove la missione Ergo-Uas è chiara: trasformare la vecchia AlfaSud in un gioiello di produttività. In un plant in grado di sfornare - da una sola linea di montaggio ed entro fine 2011 - una Nuova Panda ogni 80 secondi, per 7 ore a turno, su tre turni al giorno, per 270 giorni l’anno, domeniche e ferie escluse.
«Il segreto Ergo-Uas sta nel metodo. È un sistema di progettazione dal basso con una filosofia lapalissiana: la catena di montaggio funziona meglio se i pezzi da montare sono facili da montare», spiega Gabriele Caragnano, l’ingegnere varesotto di 46 anni che, da consulente, predica il verbo dell’ergonomia nelle industrie di mezz’Europa, Audi e Bmw comprese.
È proprio Ergo-Uas che sta costringendo - sempre perla prima volta in Italia - gli ingegneri Fiat a progettare da zero i mille pezzi della Nuova Panda in modo che siano leggeri, facili da maneggiare, docili all’avvitamento, dolci e non spigolosi.
Tutto questo, sia chiaro, non per fare un piacere ai dipendenti. «L’Ergo-Uas piace alle imprese - spiega Caragnano - perché fa salire la produttività fra il 10 e il 100% e fa risparmiare soldi, mediamente due terzi sui materiali e un terzo sulla manodopera».
E qui arriva al pettine il nodo più delicato del nuovo sistema produttivo: la pesantezza effettiva dei carichi di lavoro. Basta fare un giro su internet per imbattersi nello scetticismo sull’ergonomia di lavoratori e sindacati. Sullo sfondo si combatte un’aspra battaglia fra medici-consulenti e ingegneri-consulenti su chi è più bravo nella lotta alle malattie professionali che colpiscono gli operai.
Ma Caragnano non arretra: «Ergo-Uas non serve a far lavorare di più le tute blu ma a farle lavorare meglio. Con la pianificazione evitiamo che sulla stessa linea alcuni sudino e altri svolgano solo mansioni leggere». «E poi - sospira - l’intero processo è verificabile, cifre alla mano, ogni minuto».
Già, ma come si evita il rischio dell’operaio-schiavo, simile a quello reso celebre dal film Tempi moderni di Charlie Chaplin? Ergo-Uas misura e pesa millimetricamente ogni postura del colpo e ogni azione di forza, persino il piegamento del polso nell’avvitamento dei bulloni. Ad ogni lavorazione viene assegnato un punteggio e un colore. Fino a quota 25 c’è il verde. Fatica zero. Da 25 si entra in fascia gialla e, mano a mano che si sale a 50, scatta un «fattore di maggiorazione», ovvero si allunga la micropausa che si accompagna ai compiti difficili o faticosi o ripetitivi. Oltre quota 50 scatta lo stop: la lavorazione va riprogettata o almeno divisa fra più colleglli. Ad un patto: che il ritmo delle movenze degli operai non rallenti. Mai.