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 2011  giugno 04 Sabato calendario

La signora Andreia Soares lavora come colf presso la famiglia Parodi, dove si occupa soprattutto della bambina di dieci mesi

La signora Andreia Soares lavora come colf presso la famiglia Parodi, dove si occupa soprattutto della bambina di dieci mesi. Guadagna più di duemila euro lordi al mese. Si è comprata un appartamento, col mutuo, e un’automobile. Una parte dello stipendio lo investe in lezioni private d’inglese, perché a 39 anni ha l’ambizione di poter trovare un giorno un lavoro migliore. La storia della signora Soares può sembrare banale in Italia, ma non lo è a San Paolo del Brasile. La “rivoluzione delle governanti”, la chiamano. Per molte generazioni il lavoro della domestica è stato all’ultimo gradino delle gerarchie sociali in America latina. Di recente in Brasile lo status delle colf ha avuto un miglioramento evidente. Negli ultimi sei anni i loro salari sono cresciuti del 34%, il doppio dell’aumento medio delle retribuzioni. Nello stesso periodo i loro orari di lavoro si sono ridotti del 5% e la maggior parte non fa più di 36 ore a settimana. Sempre più spesso si rifiutano di dormire in casa dei loro datori di lavoro. Se un tempo erano isolate, oggi fanno parte di network che si scambiano via email, sms e Facebook le informazioni sui posti di lavoro, i salari. La “rivoluzione delle governanti” ha contribuito all’ampliarsi del ceto medio brasiliano che oggi include il 55% della popolazione, contro il 37% all’inizio dello scorso decennio. All’interno di questo ceto medio naturalmente il boom nei salari delle colf crea altri problemi: una famiglia impiegatizia di Rio o San Paolo ora fa fatica a permettersi una domestica. Ma se si pensa alle condizioni di partenza del Brasile, quel che sta accadendo è un formidabile processo di emancipazione. Lo stesso che in Italia avvenne tra gli anni Cinquanta e gli anni Settanta. Le figlie della generazione di Andreia Soares non faranno più le colf, avranno studiato, il loro ruolo nella società brasiliana sta migliorando a vista d’occhio.