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 2011  giugno 06 Lunedì calendario

Referendum in saldo: ci provano con gli sconti - Sconto del 30 per cento sulle scarpe nella boutique fashion di Brescia, ma solo con tessera elettorale timbrata, per­ché sul referendum non si ac­cettano i furbi, quindi anche la pizza a soli euro 5,90 al kg (ac­correre a Civitavecchia) è riser­vata esclusivamente al buon cittadino referendario, che vo­ti uno, due, tre o nessun sì

Referendum in saldo: ci provano con gli sconti - Sconto del 30 per cento sulle scarpe nella boutique fashion di Brescia, ma solo con tessera elettorale timbrata, per­ché sul referendum non si ac­cettano i furbi, quindi anche la pizza a soli euro 5,90 al kg (ac­correre a Civitavecchia) è riser­vata esclusivamente al buon cittadino referendario, che vo­ti uno, due, tre o nessun sì. I grandi saldi sono iniziati e van­no alla grande. L’ipermercato apre il 12 giugno e chiude il giorno dopo, un glorioso tem­p­orary shop dove si possono fa­re ottimi affari. Le croci sui que­siti, da diritto (sempre snobba­to) a splendida idea week-end, simpaticamente associabile ad una gita all’Elba (dove un bed and breakfast offre il pac­chetto relax democratico: vo­to, pernottamento e colazione continentale a 15 euro/notte), ad un tatuaggio gratis sempre sull’isola, a ottimi cocktail per 2,50 euro a Borgo San Fredia­no ( Firenze), a fumetti scontati a Lecce, a un bijoux omaggio a Porto Empedocle, lezioni di astronomia e di Gyratonic (pa­re sia una ginnastica), massag­gi fisioterapici, trattamenti estetici, pacchi di cibi equosoli­dali ecologici e rispettosi. Ba­sta presentarsi alla cassa con la scheda opportunamente vidi­m­ata dal seggio elettorale e l’af­fare è fatto, democrazia model­lo Groupon, voti due prendi tre. Non è più un referendum, è un rave party, un grande bun­ga bunga da somministrare al Cavaliere, con ricchi premi e buoni sconto.E a guidare scon­ti e promozione c’è il gruppo di San Tommaso is back, una rete di eventi e iniziative ideata dal­la cantautrice romana Pilar. No, non sembra più un refe­rendum, appuntamento che da sedici anni a questa parte produce solo lunghe file in au­tostrada per raggiungere il ma­re, ma la prevendita di un con­c­erto di Vasco Rossi. Un caso di costume nazionale che non si può attribuire solo alla natura dei quesiti referendari (quelli passati, naufragati nel non vo­to, toccavano temi altrettanto importanti, dai rimborsi ai par­titi alla legge elettorale alla se­parazione delle carriere dei magistrati, all’abolizione di inutili ordini professionali) ma che si capisce solo inquadran­dolo nel momento politico. La consultazione del 12-13 giu­gno, super promozionata, sem­b­ra il terzo turno delle ammini­strative. Dopo l’arancione di De Magistris e Pisapia, il giallo del «Sì». Non tanto un voto sui programmi energetici italiani, sulla gestione dei servizi idrici, sul legittimo impedimento del premier, ma un tentativo di ple­biscito contro la maggioranza, una spallata a colpi di crocette che mescola la politica (e i par­titi) al referendum più di quan­to non dovrebbe. Perciò si è messa in moto una macchina propagandisti­ca che è quella della politica, la chiamata alle armi che non è propria di un referendum ma di una consultazione elettora­le. Va bene quindi il marketing virale, il passaparola su Youtu­be , mai per spiegare l’intricato sistema di concessioni idriche o il contenuto degli articoli di legge sulle centrali nucleari (che poi non sono sulle centra­li nucleari, mai nominate nel decreto in questione che rego­la invece la Strategia energeti­ca nazionale...), ma per creare l’«evento» a cui non mancare. Sembrano tornati i tempi di Achille Lauro, l’armatore sin­daco di Napoli che negli anni Cinquanta regalava scarpe in cambio di voti. E infatti, subodorato il feno­meno di massa, i furbetti del quartierino artistico ci si sono fiondati, scoprendo magica­mente le gioie della partecipa­zione referendaria (saranno contenti i Radicali, che dal ’74 a oggi ne hanno promossi 110 di referendum, senza riuscire però a renderli così glamour co­me questi), come fa Irene Gran­di, nota costituzionalista, che ci informa come il referendum sia «uno strumento di demo­crazia » e che «siamo chiamati a dare un’opinione su quesiti che interessano tutti». È sceso momentaneamente dagli albe­ri Mauro Corona, lo scrittore ecologico che passa la vita tra le montagne e i talk show della Bignardi (Aldo Grasso lo fulmi­nò così: «quello che parla con le piante ma non disdegna le piantane») che ha composto un’ode all’acqua pubblica, con un incipit memorabile: «Fermi! Giù le mani dal mio passo argentato». Engagè pure l’attrice Teresa De Sio e il cantautore Simone Cristicchi, che sono attesi in piazza del Popolo a Roma per chiudere la campagna per il Sì. Inevitabile il videomessaggio di Al Gore, quello della «Sco­moda verità» (come scomodo fu quando si scoprì che l’ex can­di­dato alla Casa Bianca consu­mava in un mese quello che una casa statunitense media consuma in un anno, 221,000 kWh, per illuminare, riscalda­re e abitare le 20 stanze della vil­la con piscina a Nashville). C’è anche un sito, Iovoto.eu, con un bel manipolo di vip e intel­lettuali «uniti dallo scopo co­mune di sottolineare l’impor­tanza del diritto di voto » (ma so­lo stavolta). La fondamentale testimonianza di Danny Men­dez, ex Miss Italia di colore, un simpatico duetto di Paolo Virzì e Caterina Guzzanti, altri con­tributi vip di Carolina Crescen­tini e Elio Germano. Anche lo­ro in coda al megastore, dove il referendum è in promozione. Anzi, in svendita.