Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  giugno 05 Domenica calendario

Ruth ha 17 anni, parla poco italiano, in tasca ha dieci euro e un abbonamento dell’ Atm. Alla mamma dice: «Vado a fare la spesa»

Ruth ha 17 anni, parla poco italiano, in tasca ha dieci euro e un abbonamento dell’ Atm. Alla mamma dice: «Vado a fare la spesa». Aggiunge: «Poi passo dalla zia, ci vediamo stasera». È metà pomeriggio, 25 maggio, undici giorni fa. Quella sera però Ruth non torna a casa, e da allora la madre non sa più niente di lei. Il suo telefono è muto, spento. La zia però, sul suo cellulare, riceve due strane telefonate. Una voce di uomo dice che la ragazza sarebbe «prigioniera in una cantina». Lascia un paio di contatti, poche parole, poi attacca. Ruth, filippina, baby sitter, vive in città con la madre, che da anni lavora come colf per una famiglia milanese. Da undici giorni è una «ragazza scomparsa», sparita in una metropoli che conosce poco o niente, ad eccezione della scuola (che ha lasciato), della casa in cui curava i bambini, della chiesa evangelica in zona piazzale Loreto che frequentava sempre con la madre e la zia. Dopo un giorno che Ester Ruth Nicolas non torna dalla sua famiglia, la madre va in Commissariato, a Lambrate, per denunciare la scomparsa. Racconta che una volta, un anno fa, si era allontanata da casa, ma solo per un paio di giorni, e in seguito a una lite con la stessa madre. Stavolta però non ci sono segnali, «anzi - racconta la donna - eravamo d’ accordo per andare fuori Milano per il ponte del 2 Giugno, Ruth era serena, molto tranquilla». Passa qualche giorno, la polizia avvia le prime verifiche, iniziano le ricerche, ma i primi controlli restano senza esito. Il 30 maggio, quindi cinque giorni dopo che Ruth si è allontanata, succede però qualcosa di inquietante. Nel pomeriggio di quel giorno, il telefono della zia di Ruth, che abita a Sesto San Giovanni e a cui la nipote è legatissima, squilla per due volte. A parlare è un uomo, che dall’ accento non sembra filippino, né italiano. Dice: «La ragazza viene trattenuta in una cantina, fate presto altrimenti la ritrovate morta». Prima di chiudere la conversazione, lascia anche alcuni numeri di cellulare. La zia e la madre della ragazza sono angosciate. Riescono a contattare un avvocato, Carlo Matarazzo, che le assista nelle ricerche. È il legale ad accompagnarle in Questura per integrare la denuncia e raccontare il contenuto delle telefonate. La polizia fa subito accertamenti, controlla cellulari e indirizzi, non emergono però tracce interessanti. Le telefonate sono sì inquietanti, ma dai primi riscontri degli investigatori non hanno fornito elementi fondati. Quindi, al momento, non c’ è alcuna prova che la giovane filippina sia trattenuta chissà dove, e chissà da chi, contro la sua volontà. Le difficoltà di inserimento di ragazzi stranieri arrivati in Italia già da adolescenti possono spingerli, a volte, a scappare di casa per dimostrare (forse inconsciamente) il proprio disagio, le proprie insoddisfazioni. Ruth aveva lasciato la scuola proprio per i suoi problemi con la lingua, ma la madre assicura che in «questo periodo era serena» e non riesce a immaginare «un qualsiasi motivo che possa averla spinta ad allontanarsi». Certo, undici giorni fuori dalla famiglia, per una 17 enne un po’ introversa, che parla poco l’ italiano, rappresentano comunque una situazione di potenziale pericolo. In passato Ruth aveva avuto un fidanzato. Contattato, il ragazzo ha detto che non si vedono più ormai da tempo e che non ha notizie di lei. L’ avvocato Matarazzo racconta: «Abbiamo controllato qualsiasi cosa, da un vecchio telefonino della ragazza al suo profilo Facebook, che non viene aggiornato dal giorno prima che scomparisse». L’ altra volta, quando Ruth si è allontanata da casa, fu una donna filippina a riportarla dalla madre. Anche per questo, nei giorni scorsi, la donna si è rivolta a moltissimi rappresentanti della comunità di immigrati a Milano, nella speranza che qualcuno avesse sentito parlare della ragazza, confidando nella stretta rete di rapporti che tradizionalmente unisce gli immigrati filippini in città. Anche questo tentativo non ha però dato esito. Se non sarà ancora tornata, la madre spera che in settimana il volto sorridente di Ruth possa essere mostrato in Tv da Chi l’ ha visto? Gianni Santucci gsantucci@corriere.it Santucci Gianni, 5 giugno 2011, Corriere della Sera