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 2011  giugno 06 Lunedì calendario

NELLA TESTA DELL’ASSASSINO

Hanno contribuito a risolvere il delitto dell’Olgiata. Ora sono alle prese con l’omicidio di Carmela Melania Rea ad Ascoli Piceno. Quando i carabinieri affrontano casi particolarmente efferati, lo stalking, i raptus sessuali, la pedofilia, silenziosamente entrano in gioco anche gli specialisti del Rac-reparto analisi criminologiche. Sono i «profiler» dell’Arma, esperti di psicologia e di sociologia che hanno dedicato la vita a studiare le psicopatie umane. Come i cugini delle fiction tv alla «Criminal

Minds», anche questi carabinieri sono giovani, laureati a pieni voti, entusiasti, anticonformisti. E se l’Arma oggi festeggia a Roma il suo 197˚ compleanno in piazza di Siena alla presenza delle più alte cariche dello Stato, celebrazione a cui i carabinieri sono particolarmente affezionati perché ricorda le loro nobili origini pre-risorgimentali, sono i nuovi reparti come il Rac che la mantengono giovane.

La criminologia è una scienza consolidata negli Stati Uniti. È dal 1923 che gli psicologi solcano le aule di giustizia. Non così da noi, dove la cosiddetta «prova scientifica atipica» era tenuta fuori dai tribunali. Però le cose sono cambiate ed è merito proprio del Rac. Il battesimo del fuoco lo superano con un brutto delitto a Marsciano, Perugia: nell’estate 2007 un marito brutale uccide di botte la moglie, incinta all’ottavo mese. Lo arrestano quasi subito. Ma al processo se la sarebbe cavata con una pena minima se avesse convinto i giudici del delitto preterintenzionale. Gli esperti del Rac ribaltano la situazione delineando una «sindrome perinatale maschile»: il marito si vendica sulla moglie perché l’arrivo di un bebé gli sottrarrà attenzioni. Ed è ergastolo in primo e secondo grado; si vedrà presto che cosa decide la Cassazione.

A parlare con i «profiler» dell’Arma ci si addentra nei meandri dell’animo umano. «Ha presente - esordisce il comandante del reparto, il colonnello Giorgio Manzi - gli studi dello psicologo inglese David Canter»?. Beh, mi trova un tantino impreparato. «È un colosso della criminologia. Ha studiato la correlazione tra il modus operandi di un aggressore e il profilo di personalità. Ne è venuta fuori una legge scientifica: c’è costanza di relazione tra un autore di crimini efferati e le tracce che lascia sulla scena del crimine». E queste, ovvero le tracce, sono materia dei carabinieri del reparto accanto, l’ormai famoso Ris. Questi altri, i «profiler», incrociano i risultati di sangue, Dna, autopsia e quant’altro, con i manuali della psicologia. E ricostruendo le tracce di un delitto, specie quando è seriale, si può risalire al suo autore.

«Fondamentale - incalza il colonnello - è anche la teoria “del campo”: il comportamento umano è il risultato dell’interazione tra la personalità dell’individuo e l’ambiente che lo circonda». E perciò? «Perciò, studiando la geografia dei luoghi dove avvengono alcuni delitti, facendo il cosiddetto “geografic profiling”, siamo in grado di indicare con buona approssimazione il perimetro dove si muove il nostro soggetto. Un perimetro che è fisico, ma anche emotivo.

«E poi non possiamo dimenticare Freud». Ecco, appunto, Freud. «È lui che ha teorizzato per primo il criminale “per senso di colpa”». Molto banalizzando, Freud sostiene che certi soggetti vivono con senso di colpa i loro impulsi violenti. Sanno che a seguirli commetteranno atti vietati. Da qui ne discende il loro senso di colpa e l’inconscia necessità di commettere un delitto per essere riconosciuti e puniti. Se aggrediranno una donna o un bambino, si può star sicuri che lasceranno tracce particolari perché l’inconscio gli ordina di farsi trovare. Tutto sta a riconoscerle, queste tracce. E qui entrano in gioco i «profiler», la loro capacità di mettere ordine nel caos, di fare luce nelle tenebre (come declamano, per l’appunto, gli spot della serie televisiva «Criminal Minds»). Quando l’assassino seriale Luigi Chiatti, a Foligno, scrive messaggi alle forze dell’ordine, e poi lascia tracce di sangue fino davanti alla porta di casa, è un tipico caso di criminale che si muove «per senso di colpa». Non vede l’ora di essere trovato e di confessare. Anche il filippino Winston Manuel si precipita a raccontare tutto quando gli dicono di avere capito che è stato lui a uccidere la contessa Filo della Torre. E che succede ad Avetrana? Quando Michele Misseri fa finta di avere ritrovato il cellulare di Sarah, gli psicologi del Rac capiscono: quell’uomo vuole liberarsi di un segreto troppo orribile per tenerlo dentro di sé.