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 2011  giugno 04 Sabato calendario

ALTA TENSIONE SU PORTO EMPEDOCLE

Come fermare un grande progetto strategico: istruzioni per l’uso. Il progetto strategico è il rigassificatore da 800 milioni di euro che l’Enel da sette anni vuole costruire a Porto Empedocle, la città di Andrea Camilleri. Chi lo ferma è il comune adiacente, Agrigento.

Il rigassificatore ha avuto tutti i via libera con timbri e firme un anno e mezzo fa. Ma per far arrivare il metano d’importazione alla grande dorsale nazionale serve una seconda opera, che non è dell’Enel, ed è la conduttura che la Snam Rete Gas dovrà posare per collegare il rigassificatore dell’Enel.

Seconda infrastruttura, seconda procedura. La Snam Rete Gas ha studiato il percorso dal punto di vista tecnico e ha delineato il tracciato, che passa per le campagne di Agrigento. La tubazione è arrivata alla conferenza dei servizi, dove il Comune di Agrigento ha espresso voto positivo (sindaco, Marco Zambuto) perché, in cambio del disagio del tubo, ha chiesto «misure compensative» e «compensazioni monetarie» per i proprietari dei terreni traversati dal tubo. Insomma, un po’ come le antiche e fantasiose tasse sulle finestre (fenestràtico), sui focolari (focàtico), sul transito di ponti e strade (pontàtico e stradàtico), sul numero di teste (testàtico).

Non è finita qui. In contemporanea alla richiesta di istituire l’innovativo "tubàtico", il Comune di Agrigento è andato al Tar contro il decreto con cui il ministero dello Sviluppo economico aveva autorizzato la costruzione dell’Enel. Contro il progetto dell’Enel il municipio di Agrigento contesta – tenersi forte – un altro progetto di una società diversa, cioè quel tubo della Snam Rete Gas che aveva approvato chiedendo soldi.

È uno degli episodi che confermano quanto aveva notato Alessandro Beulcke del Nimby Forum, l’osservatorio che censisce i casi di opposizioni ai progetti: i primi nemici delle infrastrutture non sono più i comitati locali di opposizione, bensì i sindaci confinanti.

Non a caso Calogero Filetto, il sindaco Udc di Porto Empedocle, quello che invece ha approvato il rigassificatore nel suo comune, è appena stato premiato dai suoi concittadini alle elezioni amministrative della settimana passata con un plebiscito di riconferma al 94%.

La vicenda è nata nel 2004, quando l’Enel ha individuato il luogo in cui costruire un rigassificatore per importare via nave 8 miliardi di metri cubi l’anno di metano: Porto Empedocle («Vigata», è scritto sui cartelli comunali, ispirandosi alle vicende romanzate del commissario Salvo Montalbano). Sulla banchina, oggi un monumento alla ruggine e al degrado industriale, sarà costruita un’area per ospitare l’impianto che, intepidendolo, riporterà allo stato gassoso il metano. Nel porto potranno entrare anche le navi da crociera con i turisti interessati ad ammirare la Valle dei Templi.

La Valle dei Templi, ai piedi di Agrigento: ecco il nodo dello scontro. Il rigassificatore è brutto (è ovvio) e deturpa il paesaggio della classicità. Non è vero, dicono all’Enel; dalla Valle dei Templi non si vede l’impianto. È stata fatta la prova diretta: il rigassificatore sarà nascosto dalla rupe che divide la Valle dei Templi dal porto, ma da alcuni punti sarà visibile nel suo sgarbo industriale.

Approvato da tutti i governi che si sono seguiti (compreso il ministro Alfonso Pecoraro Scanio, temuto da molti come un blocca-impianti), il progetto ha ottenuto l’autorizzazione e subito, a inizio 2010, sono ricorsi al Tar alcune primarie associazioni ecologiste (tra queste la Legambiente e Italia Nostra), alcuni comitati locali e il Comune di Agrigento. Da allora, tutto bloccato. I fornitori e le imprese edili sono con il fiato sospeso e gli ordinativi in frigorifero.

Il Tar, studiata la mappa del gasdotto della Snam Rete Gas, ha bloccato il progetto Enel. L’Enel e il Comune di Porto Empedocle insieme con i ministeri si sono rivolti al Consiglio di Stato contro il Tar. Tra una decina di giorni la risposta. Definitiva, forse.