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 2011  giugno 03 Venerdì calendario

Buonocore Annarita

• 22 marzo 1968 (?). Infermiera. Del Cardarelli di Napoli. Il 7 giugno 2010 rapì un neonato di tre ore • «“Volevo solo coccolarlo un po’. L’ho accudito. [...]” [...] Per dieci ore l’ha cercata tutta Italia [...] considerata da tutti “irreprensibile” [...] madre di due figlie, un matrimonio e una lunga convivenza già dietro le spalle, esce di casa, va in ospedale e porta via un neonato [...] Tutto è iniziato, forse, quando la vita che Annalisa portava in grembo si è fermata. Era incinta, ha raccontato, dal mese di settembre. A giugno, secondo le previsioni, sarebbe nato il suo terzo figlio. Concepito con un collega con il quale aveva intrecciato una relazione. Regolarmente sposato, a sua volta padre di due bambini. Ma deciso “ad accettare questa situazione e a condividere la scelta di Annarita”. Al terzo mese però tutto finisce. La gravidanza si interrompe spontaneamente. E l’infermiera non trova il coraggio di confidarsi con l’uomo. “Gli ho detto un sacco di bugie” [...] All’inizio, quando la polizia aveva bussato alla porta, Annarita aveva provato a fingere stupore per proteggere le sue ragazze, più che se stessa: “Cosa è successo, perché siete qui?”. Anche l’interrogatorio era cominciato con una storia diversa: “Ero andata in ospedale per un’altra ragione. Avevo visto quel bimbo, mi aveva intenerito. Ero rimasta nel reparto un altro po’ di tempo, avevo guardato tutti i bambini e mi era venuta la voglia di prenderne uno con me per accudirlo. Non cosa mi sia scattato”. Ma non è questa la verità. L’infermiera si contraddice. Infine crolla. Racconta del bimbo che non nascerà, di una gravidanza già finita eppure simulata fino alla fine: gli accertamenti clinici, gli appuntamenti rinviati, la scusa per impedire al compagno di assistere al parto: “I miei genitori sono all’antica, non capirebbero”. Lui le crede: “Non mi sono accorto che la gravidanza non fosse vera”. Avanti, fino a venerdì 4 giugno, quando l’uomo crede che Annarita sia in clinica per partorire quel figlio così desiderato. Un’amica, complice della bugia non del rapimento che verrà, aiuta la donna a fingere con il compagno perché gli telefona spacciandosi per la madre dell’infermiera: “Tutto ok, il parto è andato bene”. Lei gli manda sms: “Gli ho dato il tuo nome. Pesa tre chili”. Invece sta già covando il gesto più clamoroso, che si consuma lunedì ai danni del piccolo Luca Cioffi e dei suoi genitori. “La scelta è stata casuale, ho scelto il primo bambino che ho visto”, assicura. La zia di Luca ricorda quell’infermiera gentile alla quale aveva chiesto: “Dunque ha già due figlie, perché non ne fa un altro?”. Lei aveva sorriso, con dolcezza: “Se ne trovo uno bello e fatto me lo prendo”. Mentre risponde agli investigatori, Annarita mente un’altra volta: “Ho fatto tutto a piedi”, sostiene. Però i testimoni l’hanno vista sulla Smart di famiglia. Allora si corregge: “Avete ragione, ho usato la macchina”. Quando Annarita torna a casa, la messinscena continua. Fa tutto con tranquillità. Alle figlie spiega che quel neonato le è stato affidato da un’amica. Alle tre di lunedì pomeriggio, è già scattato l’allarme in tutto il Paese. Si cerca una donna che ha rubato un neonato. In quello stesso momento, Annarita apre la porta dell’appartamento al compagno e gli mostra il bambino. L’uomo, inconsapevole, si trattiene per un po’, poi si allontana convinto di essere diventato padre. Intorno alle cinque della sera, quando non si parla che del rapimento, un vicino di casa vede Annarita pagare il condominio. Alle 22 le telecamere di “Chi l’ha visto” hanno diffuso da un pezzo l’identikit. Annarita spegne la televisione. Nel frattempo scambia sms con il compagno. Messaggi d’amore di una coppia che condivide la gioia di un figlio appena nato e mentre lo immagina già grande pensa al passeggino da comprare. Intorno alla mezzanotte, smette di rispondere agli sms. Hanno bussato alla porta, è arrivata la polizia. Sul “brutto film” che aveva sconvolto la famiglia Cioffi scorrono, finalmente, i titoli di coda. Ma in altri luoghi l’incubo è appena iniziato. L’infermiera modello che all’ospedale Cardarelli tutti stimavano, sale sull’auto che la porterà in carcere. Due ragazzine per un po’ non vedranno la madre. Per un padre che ritrova il figlio rapito, un altro scopre che il suo bimbo non è mai venuto al mondo e una donna gli ha mentito per mesi. Forse, dice, “per il troppo affetto che ha per me”» (Dario Del Porto, “la Repubblica” 9/6/2010).