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 2011  giugno 03 Venerdì calendario

Baradar Abdul

• Ghani Afghanistan 1968 (~) Mullah. Principale comandante dei Talebani, fu catturato nel gennaio 2010 • «[...] è descritto dalle autorità Usa come il più significativo rappresentante taliban catturato dall’inizio della guerra in Afghanistan [...] un uomo la cui influenza è seconda solo a quella esercitata da Mullah Muhammad Omar, il fondatore dei Taliban, che prima degli attacchi dell’undici settembre era uno stretto collaboratore di Osama Bin Laden. [...]» (Dexter Filkins, “la Repubblica” 17/2/2010) • «[...] novembre 2001 [...] i talebani, incalzati dalle forze Usa, sono in fuga. Il mullah Omar rischia di finire in trappola. A salvarlo è il suo più stretto collaboratore, Abdul Ghani Baradar. Scappano insieme da Kandahar a cavallo di una motocicletta. Baradar non è lì per caso, infatti è stato sempre al fianco dei “leader dei credenti”. Ha combattuto con Omar contro i russi e con il mullah ha partecipato alla nascita dei talebani. Dicono anche che siano parenti avendo sposato due sorelle. Di certo, agiscono come se lo fossero. Nato [...] nella provincia meridionale di Oruzgan, Baradar è diventato davvero il braccio destro di Omar. E in suo nome ha riorganizzato la ribellione. Assumendo tre ruoli in uno. Ha guidato le attività militari sul campo. Ha pianificato la strategia anti-alleata. Ha assunto il controllo delle finanze favorendo poi l’afflusso di grandi quantità di denaro. Dollari arrivati con il contrabbando di droga e le offerte di commercianti del Golfo Persico. Per i talebani Baradar è un leader da imitare. Lo descrivono umile e coraggioso, paziente e riflessivo, capace di ascoltare chiunque. È per questo che il mullah Omar e il consiglio consultivo talebano gli hanno affidato la leadership operativa. Forte dell’investitura, Baradar decide l’offensiva per colpire i rifornimenti Nato, contiene gli eccessi del feroce mullah Dadullah, consiglia le tattiche per risparmiare gli uomini e creare più danni al nemico. Dunque — sono gli ordini — non scriteriati attacchi frontali ma trappole. “Seminate i fiori”, è la parola d’ordine per indicare l’uso, esteso, degli ordigni improvvisati, le Ied. Le unità talebane hanno quindi costituito team più piccoli e creato un sistema flessibile grazie al quale possono sopravvivere se il dirigente viene neutralizzato. Baradar è anche un uomo di relazioni. Come vice ministro della Difesa nel regime dei talebani ha costruito rapporti con molti signori della guerra. Ma anche coltivato i legami con i servizi pachistani. Sono quelli dell’Isi — gli stessi che poi lo hanno arrestato — a favorirne la liberazione dopo che era stato catturato nel 2001 dagli afghani. È sempre il Pakistan che gli ha permesso di fare dei tour promozionali per raccogliere fondi e manovrare. Sa combattere ma, quando serve e gli conviene, è pronto a dialogare. Ovviamente alle sue condizioni. Baradar appartiene ai Popalzai, sottoclan della tribù Durrani, la stessa del presidente afghano Karzai. E per questo, in passato, ha avuto un ruolo in trattative riservate con Kabul e, attraverso mediatori sauditi, con gli Usa. [...]» (Guido Olimpio, “Corriere della Sera” 17/2/2010).