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 2011  giugno 09 Giovedì calendario

ATTENZIONE ALLA BOLLA BRASILIANA

Alla stampa anglosassone piacciono gli acronimi. Se le nazioni europee in crisi sono i PIGS (Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna), le nuove potenze emergenti sono i BRIC: Brasile, Russia, India e Cina. Nonostante siano localizzati ai quattro angoli del mondo, questi quattro paesi hanno molto in comune: sono grandi (insieme rappresentano il 25 per cento della superficie e il 42 per cento della popolazione del mondo), sono in forte crescita (l’anno scorso in media il 7,5 per cento) e vogliono contare di più sulla scena mondiale.
In Brasile, dove sono in visita in questi giorni, il miracolo dei Bric si sente in maniera palpabile. L’aumento dei prezzi delle materie prime ha arricchito il Paese. Un boom immobiliare ha stimolato l’edilizia. Un forte apprezzamento del cambio ha reso economici i prodotti di importazione e ha trasformato San Paolo in una delle città più care al mondo. Ma questo miracolo si vede anche nei numeri ufficiali. Quest’anno il Brasile supererà l’Italia in Prodotto interno lordo, diventando la sesta potenza economica del mondo. Le prospettive di crescita sono rosee anche grazie a una situazione demografica molto positiva. La popolazione del Brasile ha un’età media di 29 anni (contro i 53 dell’Italia). Questo significa che nei prossimi anni ci saranno molti più giovani che entreranno nella forza lavoro dei vecchi che andranno in pensione, aumentando le prospettive di crescita futura. Il petrolio scoperto al largo di Rio de Janeiro promette al Brasile l’indipendenza energetica. I Campionati del mondo del 2014 e le Olimpiadi del 2016 non fanno altro che suggellare agli occhi di molti il ruolo del Brasile come il nuovo Eldorado. È tutto oro quel che luccica?
Non basta appartenere ai Bric per assicurarsi una crescita a livelli cinesi. A differenza della Cina, il successo del Brasile non è dovuto a una rapida industrializzazione, ma al boom dei prezzi e delle esportazioni di materie prime e di prodotti agricoli. Ogni qual volta il prezzo delle materie prime sale, il Sud America conosce una fase di espansione, che finisce quando i prezzi scendono.
Il Brasile non sta facendo nulla per gettare le basi per una crescita più duratura. Non si sta dotando delle infrastrutture necessarie allo sviluppo. Mentre a Shanghai un treno superveloce ti porta dall’aeroporto al centro città in 9 minuti, a San Paolo ci vogliono due ore e mezza nel traffico infernale. Il Brasile non sta neppure investendo in istruzione. Nelle statistiche internazionali il Brasile è agli ultimi posti sia per la qualità sia per la quantità di istruzione. Solo il 26 per cento dei brasiliani ha un diploma di scuola media superiore, contro il 46 dei cinesi. Nonostante la popolarità, l’ex presidente Lula non è riuscito in otto anni ad attuare riforme strutturali. Ha approvato, è vero, il primo piano di trasferimenti alle famiglie indigenti. Ma si tratta di un puro sussidio che non risolve la disoccupazione e la sottoccupazione, anzi tende a perpetuarla creando incentivi a lavorare in nero. Si tratta di briciole: i sussidi al credito industriale ammontano a più del doppio.
La corruzione rimane alta. È di questi giorni uno scandalo che vede coinvolto un ministro che in sei mesi avrebbe guadagnato 10 milioni di euro in consulenze. E il governo distorce pesantemente le scelte economiche del Paese per fini politici. La compagnia petrolifera nazionale Petrobras è costretta a tenere artificialmente basso il prezzo della benzina per ridurre surrettiziamente l’inflazione misurata. L’amministratore delegato di una delle più grosse imprese private del Paese è stato licenziato, nonostante la sua ottima performance, per far posto a un manager più vicino al governo. Anche a capo della Banca centrale è stato messo un governatore docile, che fa temere un rialzo dell’inflazione, che viaggia già intorno al 6 per cento.
Finché l’economia mondiale cresce a ritmi elevati, il Brasile godrà, suo malgrado, di un boom economico. Ma un rallentamento della crescita mondiale potrebbe avere effetti devastanti sull’economia brasiliana. A differenza della Cina, il Brasile sta godendo un breve Carnevale. Purtroppo dopo il Carnevale arriva sempre la Quaresima.