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 2011  giugno 03 Venerdì calendario

DEBUTTA NELLE GRANDI CITTÀ LA RACCOLTA «FAI DA TE»

L’anno scorso fu lanciato il cosiddetto uno-contro-uno. E funziona male perché ha troppe regole burocratiche che ne impediscono – come un freno a mano tirato – la crescita. Così le imprese hanno dovuto arrangiarsi con il "fai da te" per riempire le mancanze della legge.

L’uno-contro-uno serve a rendere capillare la raccolta degli elettrodomestici rotti. In teoria il consumatore dovrebbe gettare l’elettrodomestico usato in un’isola ecologica, ma con il sistema uno-contro-uno il phon sfiatato, il telefonino sfinito, la tv cieca o il frigorifero imbolsito possono essere lasciati al negoziante che vende l’apparecchio nuovo. Sarà il negoziante a organizzare – tramite i consorzi – la raccolta e riciclo dei Raee, sigla di rifiuti da apparecchi elettrici ed elettronici.

Se il sistema dei resi funziona bene con grandi elettrodomestici come frigoriferi e lavatrici (fra l’autunno 2010 e la primavera 2011 la raccolta è cresciuta del 160%), che passano soprattutto per i grandi negozi oganizzati, invece continuano a finire nella spazzaura troppi apparecchi piccoli, come la calcolatrice a pila, il ferro da stiro, il telefonino.

«Per far funzionare a dovere il riciclo basterebbe ritoccare la norma» afferma Danilo Bonato, presidente del Centro di coordinamento dei consorzi di riciclo dei Raee e direttore di uno dei consorzi più rappresentantivi, il Remedia, costituito dalle imprese di produzione degli elettrodomestici per raccogliere e riciclare soprattutto (ma non solo) televisori e computer. «Per esempio, il negoziante deve portare all’isola ecologica comunale gli apparecchi guasti dati loro dai clienti. Ma molti comuni non hanno allestito l’isola ecologica, e il negoziante non sa come venirne a capo».

Così il centro di coordinamento ha fatto un accordo per creare qualcosa che la legge non ha previsto: i "centri di raggruppamento" che fanno il servizio delle isole ecologiche pubbliche mancanti. In altre parole, il fai-da-te delle imprese per rendere applicabile la legge dove ci sono inadeguatezze del sistema pubblico. Ma ci sono comunque mille problemi creati da una normativa nata per semplificare e che invece (accade spesso alle norme) rendono meno applicabile la regola. Per esempio il rifiuto elettronico non può restare depositato nel negozio più di un mese (e per un negozietto di elettricista che raccoglie pochi pezzi l’anno un mese è un tempo brevissimo) e il peso non deve superare le 3,5 tonnellate (e per un "media market" bastano pochi giorni per superare con lavatrici vecchie e frigoriferi rotti le 3,5 tonnellate).

L’industria degli elettrodomestici lavora anche con la Commissione europea, insieme con il vicepresidente Antonio Tajani, perché l’elettronica usata è una "miniera urbana" di materie prime che nel mondo scarseggiano.

Nei centri di riciclo si ricuperano materiali rari e preziosi (metalli nobili, terre rare) che si trovano nei circuiti elettronici e nella componentistica. Invece di finire in discarica, con il riciclo questi minerali sono resi disponibili al sistema economico senza dover dipendere dal monopolio di paesi come la Cina. Remedia riesce a ricuperare il 91,4% degli elettrodomestici, ben oltre gli obiettivi di legge compresi tra il 50% e l’80%.

A metà giugno il consorzio presenterà il rapporto di sostenibilità «ma possiamo anticipare che i benefici ambientali del nostro riciclo per il 2010 – annuncia Bonato – sono traducibili in un risparmio di circa 260 milioni di chilowattora e di 182mila tonnellate di CO2 nell’aria».