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 2011  giugno 03 Venerdì calendario

SONO 377MILA GLI STRANIERI CON UN LAVORO IRREGOLARE

In quasi un caso su sei il lavoro irregolare è effettuato da immigrati clandestini. Sono poco più di 377mila le «unità di lavoro irregolare», in pratica una misura statistica che quantifica l’attività svolta da un lavoratore a tempo pieno, che il rapporto attribuisce agli «stranieri non residenti», cioè gli immigrati che sfuggono sia al Fisco sia all’osservazione statistica sulle famiglie perché integralmente irregolari.

Nel 2009, ultimo anno monitorato, secondo i calcoli dell’Istat i clandestini rappresentavano di conseguenza il 12,7% dei quasi tre milioni di lavoratori irregolari. Rispetto all’anno prima la flessione è evidente a livello numerico (30mila in meno i clandestini impegnati in lavori non censiti), e soprattutto in termini di peso percentuale sul totale del lavoro sommerso (si passa dal 13,8% al 12,7%).

Il segno meno nella dinamica del lavoro irregolare svolto da immigrati clandestini segna una svolta, dopo anni di crescita costante, anche a due cifre. L’ultima contrazione di questo fenomeno risale infatti al 2002, quando la maxi-sanatoria che accompagnò l’entrata in vigore della legge Bossi-Fini portò un’ondata di regolarizzazioni che portò gli immigrati regolari al lavoro dai 721mila del 2001 ai 113.500 del 2003.

Negli anni successivi l’entrata a regime dei meccanismi della Bossi-Fini, con la difficile correlazione fra ingresso regolare in Italia e «chiamata» del datore di lavoro, hanno prodotto un aumento costante dell’attività sommersa svolta da immigrati, fino al picco del 2008 poco sopra quota 407mila.

Nel 2009, in base ai monitoraggi resi noti ieri dal tavolo di lavoro sull’economia sommersa, la nuova inversione di tendenza. Il dato, avvertono però i tecnici, fatica a prestarsi a una lettura in chiave positiva. Il 2009 è stato l’anno in cui gli effetti della crisi economica sul mercato del lavoro si sono fatti più pesanti, ma mentre diminuivano le unità di lavoro regolari (per la chiusura delle imprese e la moltiplicazione nel ricorso alla cassa integrazione; si veda l’articolo nella pagina a fianco), aumentata l’attività sommersa svolta da italiani e stranieri regolari.

In un quadro come questo, la diminuzione nel peso degli stranieri irregolari può essere interpretata anche come una ricaduta della gelata dell’economia sul mondo del lavoro irregolare, che si è concentrata sulla sua parte più «debole».

Il dato di 377mila clandestini che lavorano in nero, inoltre, non va preso alla lettera. La stima, come accennato, misura le «unità di lavoro» a tempo pieno, ma nelle pieghe degli impieghi assegnati a clandestini si nascondono molte attività stagionali e iper-saltuarie, in un panorama che di conseguenza può aumentare il numero di persone reali che si nascondono dietro alle unità di lavoro censite dalle tabelle.