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 2011  giugno 03 Venerdì calendario

Cannabis legale per battere i narcos? - È un’ammissione di responsabilità senza precedenti. Dopo cinquant’anni di guerra alla droga ecco adesso che con la Global Commission on Drug Policy, un “panel” di expotenti, intellettuali e imprenditori, ci si accorge, che no, è stato tutto un grande fallimento

Cannabis legale per battere i narcos? - È un’ammissione di responsabilità senza precedenti. Dopo cinquant’anni di guerra alla droga ecco adesso che con la Global Commission on Drug Policy, un “panel” di expotenti, intellettuali e imprenditori, ci si accorge, che no, è stato tutto un grande fallimento. Che la lotta contro il narcotraffico deve essere ora trattata come «una questione sanitaria » e che bisogna cambiare completamente strategia a partire dalla liberalizzazione di alcune droghe come la marjuana. Sono questi i punti chiave del rapporto presentato a New York dalla Global Commission e firmato da nomi di spicco, molti dei quali ormai non appartengono più solo al nostro passato prossimo ma alla storia. Ovvero Kofi Annan, ex segretario delle Nazioni Unite, Fernando Henrique Cardoso, Ernesto Zedillo e Cesar Gaviria, ex presidenti rispettivamente di Brasile, Messico e Colombia, la svizzera Ruth Dreifuss, il già segretario di Stato Usa George P. Schultz, l’ex presidente della Fed Paul Volcker, l’ex commissario Ue Javier Solana e il premier greco George Papandreou. Insomma, una sfilza impressionante composta da ex potenti cui si sono aggiunte anche le voci del premio Nobel per la letteratura, il peruviano Mario Vargas Llosa, lo scrittore messicano Carlos Fuentes, l’ormai baronetto Richard Branson, multimiliardario imprenditore e il banchiere nonché presidente del Memoriale di Ground Zero, John Whitehead. Il documento altro non è che il primo capitolo di quella che vuole essere una campagna di proporzioni mondiali il cui slogan non lascia adito a dubbi: “Trattare i tossicodipendenti come pazienti e non come criminali”. L’obiettivo è arrivare a una petizione da milioni di firme che modifichi le strategie dei governi in termini di lotta al narcotraffico. «La guerra mondiale alla droga ha fallito con devastanti conseguenze per gli individui e per le comunità di tutto il mondo», si legge nel rapporto. «Le politiche di criminalizzazione e le misure repressive – rivolte ai produttori, ai trafficanti e ai consumatori – non sono chiaramente riuscite a sradicarla». Certamente i dati delle Nazioni Unite per rafforzare questa tesi non mancano. Analizzando il decennio 1998- 2008 viene infatti fuori che se nel 1998 12,9 milioni di persone facevano uso di oppiacei la cifra è aumentata del 34% nel 2008 con 17,35 milioni di consumatori. E ancora. Se nel 1998 a consumare cocaina erano ufficialmente in 13,4 milioni, dieci anni dopo con un aumento del 27% si sarebbe arrivati a 17 milioni. Quanto alla cannabis, utilizzata da 147,4 milioni nel 1998 e nel 2008 fumata 160 milioni dio persone, è una delle droghe cosiddette leggere per le quali adesso il gruppo di “saggi” sopramenzionato richiede la legalizzazione. Ci si chiede, però, perché questo documento arrivi solo adesso e non quando i firmatari erano al potere, con i mano strumenti reali per implementare nuove strategie. Tra gli esperti nella lotta al narcotraffico c’è molta cautela, a cominciare dal giudice brasiliano Walter Maierovitch, e “zar” anti-droga in Brasile. «Nei paesi caldi della produzione e della raffinazione della droga, ovvero quelli sudamericani, quando queste persone erano al potere, hanno fatto poco e nulla. Sono in molti a chiedersi quante campagne elettorali dell’America Latina siano state finanziate proprio dai denari sporchi ricavati dalle droghe che ora vorrebbero legalizzare ». Gli fa eco dalla Casa Bianca il collega statunitense Gil Kerlikowske che critica duramente il rapporto. «Liberalizzare le droghe – dice – renderà impossibile mantenere le nostre società sane e sicure».