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 2011  giugno 01 Mercoledì calendario

I produttori: “Ecco le prove che è sicuro” - Calma e gesso. «Non è un tema nuovo, non temiamo chissà quali contraccolpi, ma sottovalutare la questione sarebbe sbagliato»

I produttori: “Ecco le prove che è sicuro” - Calma e gesso. «Non è un tema nuovo, non temiamo chissà quali contraccolpi, ma sottovalutare la questione sarebbe sbagliato». Negli uffici delle multinazionali come in quelli degli operatori di telefonia mobile si fanno i calcoli sull’impatto di una notizia come quella firmata dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro dell’Oms, ossia che i cellulari potrebbero causare tumori. Dopotutto c’è da salvaguardare un mercato che, nel nostro Paese, nel 2011 ha un valore stimato in 3,4 miliardi di euro per dispositivi venduti e in altri 21-22 miliardi quanto a fatturato degli operatori di telefonia mobile. I primi a reagire sono, da Londra, gli uomini della Gsma, l’associazione che rappresenta gli interessi degli operatori mobili del mondo. «Riconosciamo che qualche utente di cellulari possa essere preoccupato - dice Jack Rowley, direttore ricerca e sostenibilità del consorzio -. Ma gli standard di sicurezza rimangono validi e il risultato di questi test dovrebbe essere inteso come indicativo della necessità di ulteriori future ricerche». Si fa appello ai «più di 30 autorevoli studi» che negli ultimi anni hanno detto il contrario, concludendo che «gli standard attuali di sicurezza per i cellulari assicurano protezione a tutte le persone contro tutti i rischi conosciuti per la salute». Da noi, in Italia, si muove la Asstel che, dentro Confindustria, rappresenta le imprese di telecomunicazioni: si assicura il costante monitoraggio degli sviluppi scientifici degli studi proprio attraverso la Gsma, che dal 2000 ha impegnato allo scopo più di 10 milioni di euro. Comunque sia, tra operatori di mercato e industria delle costruzioni, si pone l’accento su come «lo studio di cui stiamo parlando - precisa una fonte interna a un’azienda del settore che preferisce non comparire - fa una valutazione del pericolo, ma non del rischio». Per quest’ultimo bisognerà attendere il prossimo documento dell’Oms in cui si dirà quanta esposizione al cellulare si debba accumulare prima di preoccuparsi. «Ad esempio il vino è classificato nel gruppo 1, dunque è cancerogeno per l’uomo, ma è dimostrato che un bicchiere a pasto non fa male». In attesa insomma di conoscere più nel dettaglio il livello di rischio dei telefonini, gli operatori attendono, nemmeno con troppa ansia, la prova del mercato. Finora, nel corso degli allarmi che si sono succeduti, non è successo granché. «Certo questa volta la fonte della ricerca è autorevole ma l’impatto sarà lo stesso, ovvero pressoché nullo - dice Carolina Milanesi, analista di Gartner, società che monitora attentamente il mercato della tecnologia -. Nel passato non abbiamo mai visto un calo delle vendite di telefonini, così come nessuno ha smesso di utilizzare i microonde o di bere caffè». Del resto, gli operatori telefonici puntano a sottolineare come uno spauracchio del passato, quale quello delle antenne per le telecomunicazioni, sia stato ridimensionato. I relativi campi elettromagnetici sono stati considerati «inadeguati a evidenziare dei rischi per la salute». Nella scala utilizzata dall’agenzia dell’Oms, insomma, le antenne si piazzerebbero nel gruppo 3, al pari dell’acqua potabile a cui è stato aggiunto del cloro. Dunque la scommessa è che il mercato non subisca particolari contrazioni sull’onda di queste nuove ricerche, ma prosegua nella sua tendenza di migrazione dai modelli tradizionali, il cui mercato è ormai saturo, agli smartphone, il cui comparto quest’anno salirà tra il 47 e il 48%, secondo Gartner. Nelle vendite di cellulari il mercato italiano (dove due anni fa hanno superato per numero gli apparecchi di telefonia fissa) occupa il nono posto dopo Stati Uniti, Cina, Giappone, India, Corea, Brasile, Germania e Francia. Insomma, secondo gli operatori il nuovo allarme-salute, proprio perché l’ennesimo, al di là di qualche legittima apprensione sugli utenti, («noi consigliamo sempre l’uso degli auricolari, che includiamo nelle scatole», facevano sapere da una delle principali case produttrici) non avrà grandi contraccolpi in Borsa come sul giro d’affari, nonostante le associazioni di consumatori annuncino battaglia, contando di trattare i telefonini al pari delle sigarette.