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 2011  giugno 01 Mercoledì calendario

Vertice di famiglia Tutti dal papà-premier per il Lodo Mondadori - Sono venuti giù solo per dirmi la loro vicinanza

Vertice di famiglia Tutti dal papà-premier per il Lodo Mondadori - Sono venuti giù solo per dirmi la loro vicinanza. Li tengo a cena e poi tornano; siamo una famiglia molto unita», assicura Silvio Berlusconi. Certo però che la presenza contemporanea di quattro dei cinque figli del cavaliere a palazzo Grazioli - «Stava tentando di venire anche Eleonora che è all’estero, ma non ha trovato l’aereo», dice ancora il premier per un’inaspettata quanto affollata riunione di famiglia, suscita più di una curiosità. Specie se dietro le spalle c’è la bruciante sconfitta sul fronte dei ballottaggi per le Comunali da Milano a Napoli, in sottofondo si ode l’agitarsi della coalizione di governo e all’orizzonte si vede già, prevista nel giro di un mese, l’arrivo della sentenza d’Appello - immediatamente esecutiva anche se sarà possibile il ricorso in Cassazione - sul Lodo Mondadori. Specie se di quei quattro figli ce ne sono due, Marina e Pier Silvio, che rivestono ruoli di assoluta responsabilità nel gruppo: la prima in Fininvest e Mondadori, il secondo in Mediaset. E specie se lo stesso Berlusconi, dai giardini del Quirinale, risponde a chi glielo chiede che con i suoi figli, di quella sentenza che potrebbe costare alla Fininvest fino a 750 milioni di risarcimento alla Cir di Carlo De Benedetti, «ne parliamo tutti i giorni, è una cosa che incombe». Difficile penetrare in quell’intreccio di affetti familiari e interessi miliardari che rappresenta l’incontro tra il premier e i suoi figli. Così se da una parte filtra la voce che a palazzo Grazioli si sia svolto un vero e proprio consiglio di famiglia dedicato all’esame del caso Mondadori, da ambienti finanziari arriva un’interpretazione assai diversa: i figli - specie quelli con responsabilità aziendali - sarebbero preoccupati del fatto che la crisi politica che il premier attraversa possa mettere a rischio anche l’impero finanziario di famiglia. Per questo gli chiederebbero, se non un passo indietro, quantomeno una strategia della prudenza. Qualche elemento di preoccupazione del resto non manca: il titolo Mediaset in maggio: ha perso il 19% e anche se un 8% è imputabile allo stacco della cedola, il calo è quasi doppio di quello dell’indice di Borsa. Difficile però, obietta chi conosce a fondo i rapporti tra Berlusconi e i suoi figli, pensare a Marina e Pier Silvio, per non parlare dei giovanissimi Barbara e Luigi, che dettano l’agenda al padre: si sa che in tutte le scelte strategiche, compresa la campagna acquisti del Milan, è il Cavaliere ad avere sempre l’ultima parola e non viceversa. L’unica certezza è che il Lodo Mondadori incombe. La sentenza di primo grado ha già riconosciuto a De Benedetti un risarcimento di 750 milioni, mentre un collegio di periti guidato da Luigi Guatri e nominato dalla Corte d’Appello ha stabilito che il danno si situa invece tra i 440 e i 490 milioni. Ma quel risarcimento, anche se «scontato» è una cifra che Berlusconi ritiene di non dover pagare. Pure ieri, parlando della pronuncia ormai alle porte, ha fatto sfoggio della sua proverbiale fiducia nella magistratura: «Speriamo che giudichino secondo l’oggetto della sentenza e non secondo chi è amico e chi no». In casa Fininvest i soldi per far fronte all’evenienza ci sono. La liquidità portata nel 2005 nella capogruppo dalla cessione di un 17% di Mediaset, pari a circa un miliardo, è parcheggiata da tempo proprio a quello scopo: una fideiussione bancaria da 806 milioni garantisce l’eventuale pagamento a De Benedetti. Ma ieri, sulla piazza milanese, c’era chi riferiva anche un’ipotesi finora mai esaminata - e che per la verità pare non avere grandi spazi di manovra - come la cessione della quota Mondadori in mano a Fininvest proprio per raccogliere risorse destinate al risarcimento. Della casa editrice la holding di Berlusconi ha il 50,4%, mentre un altro 8,6% di azioni è in mano alla stessa società. Ma in una fase difficile per l’editoria cartacea l’intera società capitalizza circa 650 milioni e non appare quindi questo il momento propizio per un’ipotetica cessione. Senza contare che chi dovesse mai comprare il 50,4% andrebbe immediatamente incontro a un’Opa obbligatoria su tutta la Mondadori. Boatos, probabilmente, come quello circolato qualche tempo fa che ipotizzava un baratto tra il Cavaliere e l’Ingegnere: anche qui come oggetto la Mondadori, non da vendere ma da cedere direttamente alla Cir , quasi come risarcimento «in natura» per il danno subito - secondo la sentenza di primo grado - vent’anni fa. Peccato che a quel che risulta in questi mesi tra Berlusconi e De Benedetti contatti - sulla Mondadori o su altro - non ce ne siano proprio stati.