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 2011  giugno 01 Mercoledì calendario

L’UNIVERSITA’ ARCHIVIA LE DISPENSE: LEZIONI

SULL’iPAD — Strano connubio. Uno degli atenei più antichi del mondo, quello di Padova, e la Apple. Da Galileo all’iPad il salto potrebbe sembrare triplo. Ma il flusso di lezioni e corsi che si tengono nel quattrocentesco Palazzo del Bo da oggi verrà smaterializzato su iPhone e tablet. È una forma di «esternalizzazione» da nuovo Millennio digitale. Ma positiva. Dimenticate quelle noiose lezioni notturne di fisica sui canali Rai. La tecnologia digitale ripropone antichi miti con nuove formule. E da oggi studenti, curiosi e ritardatari cronici potranno scaricarsi le lezioni tenute dai migliori professori di Padova su iPad e iPhone grazie all’ingresso dell’ateneo nel più grande campus mondiale, l’iUniversity: 350 mila lezioni gratuite e 300 milioni di download già effettuati dagli «iStudenti» di mezzo mondo. Per una volta un’applicazione utile. L’Università di Padova si unisce alle altre italiane che già avevano aderito alla piattaforma, come la Bocconi, la Federico II di Napoli e la Normale di Pisa. Ma le lezioni che si possono seguire sul canale «no-profit» di iTunes U vanno da quelle di Cambridge, Harvard e Yale all’Ucl (University College London), il Mit, la Tokyo University, Oxford, l’Università di Coimbra, quella di Hannover e l’Insead di Parigi. Volete levarvi lo sfizio di seguire la lezione di un Nobel di fisica (senza nemmeno dover pagare la retta)? Ora potete. Video, slide, audio e arricchimenti. Ma, curiosi a parte, l’innovazione permette ben altro. In cantina vanno quegli appunti presi in fretta su fogli caotici e disordinati. Per generazioni di studenti c’è stata un’equazione quasi scientifica tra la loro qualità stenografica e il voto finale degli esami, tanto che da sempre, nei grandi atenei, giovani imprenditori in erba pagano l’affitto con la compravendita di appunti aggiornati e ordinati. Ora quel micro-business da corridoi accademici sembra finito.
Di strada ne è stata fatta dall’esperimento iniziato il 30 maggio del 2007, con l’università di Stanford che, per vicinanza geografica, dialoga in maniera privilegiata con le aziende della Silicon Valley come la Apple di Steve Jobs.
Padova è solo l’ultima di una lunga fila di atenei (800 finora) che ha compreso la portata della digitalizzazione delle lezioni. Dai corsi di anatomia, fisica e chimica alla matematica e alla microeconomia i download già effettuati possono sembrare poca cosa ma non vanno sottovalutati: descrivono un mondo in divenire, uno studente globale che può decidere di approfondire i propri interessi arricchendo il bagaglio sulla base dei propri interessi in vista degli esami.
È comunque una rosa di possibilità in più, un esempio di quella che gli esperti chiamano «realtà aumentata» con più livelli reali e digitali che si sovrappongono. Per i nativi digitali sarà forse pane quotidiano. La logica è quella del «podcast» : per gli iscritti le lezioni si scaricheranno automaticamente ogni volta che ci si collegherà a internet. Chi è abituato a vivere tra wi-fi e tecnologia portatile potrà organizzare le proprie giornate come meglio crede. Ma per tutti è comunque un modo intelligente per superare il piccolo dramma di aver perso una lezione importante, dei troppi ritardi degli studenti fuori sede (magari causati dai treni non proprio affidabili dei pendolari).
In ogni caso è un bel segnale dell’università italiana, sempre bistrattata come lenta, poco innovativa, scarsamente vivace. I rettori hanno intercettato il vento che cambia, hanno reagito alla sicurezza delle lezioni fisiche: gli studenti aumenteranno o diminuiranno? Le inefficienze burocratiche dei campus ne trarranno beneficio? Molto dipenderà anche dalla versatilità dei professori che potranno usare linguaggi più giovani e modalità multimediali per attrarre sempre più persone. Anche se è probabile che gli studenti più furbi si faranno ancora vedere a lezione. Almeno con l’avvicinarsi degli esami.
Massimo Sideri