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 2011  giugno 01 Mercoledì calendario

SCATTI DI MERITO AI PROF PIU’ BRAVI. A NAPOLI PREMIATI I PRIMI UNDICI —

«Lo stipendio in più? Per carità, con quello che guadagniamo non è una cattiva notizia. Ma a far piacere davvero è la stima dei colleghi, perché sono loro a decidere» . Poi Fortunata Iorio passa il telefono alla collega Livia Cesarano: «Guardi io non so quando arrivano questi soldi, non mi sono nemmeno informata. Ma sono felice perché è stato riconosciuto il lavoro che abbiamo fatto e soprattutto la passione per questo mestiere» . Le professoresse Iorio e Cesarano hanno appena visto il loro nome in bacheca. Sono le prime insegnanti che hanno un avuto un premio per il merito, quello stipendio in più che considerano più per il valore simbolico che per gli euro allegati. Insegnano tutte e due lettere nell’Istituto comprensivo Aristide Gabelli di Napoli, asilo, elementari e medie alle spalle di piazza Garibaldi. La loro scuola è stata la prima a dire sì al progetto sperimentale lanciato a novembre dal ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini. Ed anche la prima a decidere chi premiare, in tutto 11 docenti su un totale di 81. Per gli insegnanti è il primo passo di una possibile rivoluzione: passare d a g l i s c a t t i d i anzianità, piccoli ma uguali per tutti, agli scatti di merito, più corposi ma solo per quelli giudicati migliori. E, se si accetta il principio, il punto è proprio questo, come scegliere chi lavora meglio? Quello sperimentato alla Gabelli è uno dei due sistemi previsti dal progetto del ministero. A decidere è una commissione interna, formata dal preside, due professori eletti da tutti gli insegnanti, più un rappresentante dei genitori che però non ha diritto di voto. «Abbiamo esaminato il curriculum degli insegnanti— racconta Anna Esposito, uno dei due insegnanti eletti nella commissione — ascoltato il parere dei genitori e letto il documento con il quale erano gli stessi professori a valutare il loro lavoro. Ma soprattutto abbiamo deciso in base all’approccio reputazionale» . Cosa vuol dire? Un tempo si diceva che per sapere chi è il professore più bravo bastava chiedere al bidello, l’unico che conosce tutti i segreti di una scuola. La reputazione dell’insegnante, dunque, la considerazione che ne hanno i colleghi. Il tutto, in questo caso, rimesso al giudizio della commissione che, alla Gabelli, ha trovato l’unanimità su 7 insegnanti, mentre sugli altri quattro si è divisa e votato a maggioranza. Ma cosa c’è dietro la reputazione di un bravo insegnante? Il metodo, il modo di spiegare, i risultati dei suoi ragazzi? «Abbiamo dato peso soprattutto al rapporto che sono stati capaci di creare con la classe — dice ancora la professoressa Esposito, uno dei tre «giudici» — perché uno può essere bravissimo a spiegare la letteratura francese ma se poi non sa tenere la classe e non sa motivare allo studio, cosa è bravo a fare?» . Da questo punto di vista le due premiate sono un esempio. La professoressa Iorio, 55 anni, ha insegnato nelle carceri minorili, a Nisida e al Filangieri, «dove organizzammo pure uno spettacolo con Eduardo De Filippo» . La collega Cesarano, 48 anni, si è presa a cuore i ragazzi cinesi che faticavano in italiano, con un ciclo di lezioni aggiuntive. Al momento di decidere se partecipare o meno al progetto, alla Gabelli hanno detto sì 60 insegnanti su 81. In altre scuole non è andata così: il ministero ha faticato moltissimo a trovare volontari e anche in quelle che hanno detto aderito, diversi insegnanti si sono chiamati fuori. Non solo perché «dare voti» agli insegnanti è ancora un tabù ma anche perché molti professori credono che alla fine gli scatti di merito non si affiancheranno a quelli di anzianità ma ne prenderanno il posto. «Noi abbiamo deciso di non chiuderci a riccio — dice il preside Gaetano Raiola — perché la sperimentazione serve a capire se il progetto funziona oppure c’è bisogno di qualche correttivo» . Funziona? «Il giudizio è positivo, perché è uno sprone per tutti gli insegnanti. Ma certo qualcosa si può cambiare» . Cosa? «Non credo sia giusto che il preside faccia parte di diritto della commissione giudicatrice. Se viene eletto come gli altri bene, altrimenti resta fuori» .
Lorenzo Salvia