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 2011  maggio 29 Domenica calendario

CRISTINA COMENCINI

Un nuovo film appena finito, Quando la notte, «la più appassionante esperienza della mia vita con il cinema»; Libere, testo al femminile di «passioni e ragioni» applaudito nei teatri di mezza Italia; infine, un ruolo centrale nel comitato promotore di "Se non ora, quando" che il 13 febbraio scorso portò in piazza un milione di donne aprendo una nuova stagione del femminismo. Cristina Comencini non è abituata all´enfasi, racconta sottovoce l´intreccio straordinario di questi mesi formidabili e inizia da Quando la notte, «un lavoro gigantesco, faticoso e lunghissimo. Il libro l´avevo scritto nel 2008 ma, tra sceneggiatura, sopralluoghi e quattro mesi in montagna, a Macugnaga, sotto il Monte Rosa per le riprese, ci sono voluti più di tre anni. Abbiamo girato in posti raggiungibili solo a piedi o in elicottero, con il sole e con la neve e Claudia Pandolfi, Filippo Timi e il bambino sono stati straordinari. Il risultato è un film autentico e, credo, anche molto potente».
Jeans, maglietta bianca e viso senza trucco, non sembra davvero una nonna: «Ho tre figli e cinque nipoti», dice con orgoglio. Evoca il successo della manifestazione di tre mesi fa per sottolineare come neanche la sua famiglia si aspettasse un esordio di "Se non ora, quando" tanto clamoroso. «Mi vedevano molto occupata e coinvolta, ma certo non era prevedibile tanta adesione. Anche se qualcosa doveva pur succedere: nel nostro Paese le donne sono la questione capitale della società, eppure mai, né oggi né in passato, i governi hanno saputo dare risposte adeguate. Risultato: il welfare per le donne è tra i più bassi dell´Occidente, mentre la parità nella differenza è ancora una rivoluzione incompiuta». Le piace raccontare come è nata l´idea della manifestazione, l´impegno, ma anche la casualità di quell´evento eccezionale.
«In principio l´associazione Di Nuovo aveva elaborato un documento e prodotto mezz´ora di teatro, Libere, sotto forma di dialogo tra due donne di età diversa, con Lunetta Savinio e Isabella Ragonese. Avevamo voglia di reagire, ma non per gli scandali recenti: era un´esigenza cresciuta nel tempo, vedendo l´immagine della donna nei media. Poi, una sera di metà gennaio, al telefono con Francesca Izzo, lei stava cucinando - le donne sanno fare sempre molte cose insieme - ci mettiamo a parlare dell´urgenza di assumere un´iniziativa, di farci sentire. A un certo punto lei se ne esce: "Giusto, che ne dici di Se non ora, quando?"». Detto fatto, con quella frase di Primo Levi parte la maratona. «Abbiamo messo in moto i nostri contatti, non solo noi dello spettacolo (mia sorella Francesca, io e Lunetta Savinio), ma tutte insieme, bancarie, giornaliste, insegnanti, precarie, persone che avevano partecipato al movimento delle donne, e ragazze che non avevano mai fatto attività politica. E parte quell´appello per il 13 febbraio che, a prova della sua natura trasversale, riceve subito l´adesione di donne con storie e provenienze diverse: l´avvocato Giulia Bongiorno, la cattolica Silvia Costa, l´allora direttore del Secolo d´Italia Flavia Perina... ».
Guarda al futuro con l´entusiasmo da eterna ragazza. «Adesso è tempo di costruire: presto andremo a una convenzione nazionale per unire tutto ciò che sta nascendo a livello locale, gruppi spontanei, associazioni». Delle polemiche, dei sospetti aleggiati alla vigilia del 13 febbraio intorno a "Se non ora, quando", delle accuse di voler partire dal caso Ruby per dividere le donne tra «per bene» e «per male» o di volerle strumentalizzare contro il governo, non vuole neanche sentir parlare. Minimizza: «Non era e non è così: non abbiamo usato le donne, non ci siamo agganciate alla politica, non abbiamo organizzato una manifestazione antiberlusconiana. È che, quando accade qualcosa di nuovo, spesso non ne capisce il senso autentico neanche chi lo sta facendo... E però nelle critiche c´è spesso anche del buono ed è bene prenderselo, cosa che abbiamo fatto».
L´impegno politico, il cinema, i libri. Tenere insieme tutti i fili è una sfida quotidiana che non la intimorisce. «Come tutte, sono abituata a portare avanti più di un lavoro contemporaneamente. Ma penso anche che avere un pensiero da condividere sia un privilegio, e che renda migliore il lavoro artistico. Essere nel progetto di Libere e di "Se non ora, quando", proprio mentre giravo il mio film, mi ha dato energia. Del resto, ricordiamoci del Dopoguerra, quando c´era tanta voglia di ricostruire... Le persone si confrontavano, ed è stato il segreto di quel buon cinema. Per noi, adesso, ci sono le donne, la bella sensazione che si possa di nuovo discutere, che finalmente si sia rotto il silenzio. Quando stavo a Macugnaga con la troupe, questa cosa mi ha dato una forza straordinaria. Ecco che tutto si lega, Quando la notte è un film di grande ardore e l´impegno con le donne e le riprese sono stati vasi comunicanti che si sono nutriti e potenziati a vicenda».
Cristina Comencini le donne le ha sempre raccontate nei suoi film e nei suoi libri, scandagliando i loro rapporti con l´uomo, con l´infanzia, con la maternità, la paternità. Ne Il cappotto del turco, in Due partite, ne La bestia nel cuore. «Quando mi dicevano che mi occupavo sempre dei temi delle donne, sembrava che il loro significato venisse ridotto, sminuito, ma io, con cocciutaggine, sono andata avanti e oggi sento che quel modo di vedere il mondo femminile come un capitale per noi e per la cultura è tornato alla ribalta ed è diventato finalmente patrimonio comune. Tutto questo covava da tempo, può capitare che incontri un´onda.... ora l´onda è arrivata e io ci sono andata dentro, con la mia vita e i miei pensieri».
Che la sua vita non sia stata comune è fuor di dubbio: «Mio padre, il mio mito (il regista Luigi Comencini ndr), mi ha educato all´autonomia, come le mie sorelle. Ho studiato Economia e commercio e ho lavorato in un centro ricerche, ho cominciato a scrivere solo quando ho ritenuto di potermelo permettere. All´epoca avevo già i miei primi due figli, Carlo e Giulia. Ho pubblicato il primo romanzo, Pagine strappate, tramite Natalia Ginzburg che lo aveva letto come frutto di un anonimo, poi mi sono avvicinata alla sceneggiatura con e per mio padre. Lui è stato essenziale in quella fase, come Suso Cecchi D´amico, altra grande maestra, per me fondamentale. Come Carol Levi, la mia agente, con la quale presi a collaborare. Solo successivamente ho fatto il grande salto nella regia, prima non ne avevo avuto il coraggio. Mio padre mi ha assecondata, ma a lui piaceva soprattutto che scrivessi, mentre io credevo che la regia fosse più importante della sceneggiatura. Adesso so che non è così».
Zoo, il primo film, venne tratto da un suo racconto per bambini e, da allora, i libri, le sceneggiature e la regia sono sempre andati avanti l´uno accanto all´altra. In parallelo all´attività delle sorelle. «Francesca ha esordito giovanissima, prima di me, con Pianoforte che andò a Venezia. E ci sono Paola, la più grande, architetto e scenografa, ed Eleonora che lavora per la tv e che prima faceva produzione. Siamo una tribù, Paola ha due figli, Francesca tre, Eleonora ha una bambina.... ».
Una famiglia unita e allargata. «Mi sono sposata a diciotto anni con il papà dei miei primi due figli e poi con Riccardo Tozzi (produttore e fondatore della Cattleya, ndr) che conosco da trent´anni. Carlo e Giulia erano ancora ragazzini quando è nato nostro figlio Luigi. Abbiamo cominciato a lavorare insieme solo con Matrimoni, dopo che avevamo ottenuto ciascuno il proprio successo individuale. Io avevo fatto Va dove ti porta il cuore, che aveva incassato moltissimo, e lui si era già affermato con la fiction. Ora abbiamo due strade aperte e potremmo andare avanti anche l´uno senza l´altro, quindi possiamo scegliere».
Prima di Quando la notte, era stato un film tratto dal suo romanzo Le illusioni del bene il suo progetto preferito «ma al momento di decidere non ho trovato il protagonista, mentre da Quando la notte avevo già assorbito fino in fondo quel desiderio intenso del cercare le ragioni profonde delle donne, della maternità e del rapporto con l´uomo». Il film uscirà nelle sale in ottobre. «Intanto vorrei tornare a scrivere, ma per farlo ci vuole solitudine, immersione totale ed è necessario il tempo per riflettere, senza il quale non si arriva a nulla». E invece preme l´urgenza: «Speriamo che presto possa funzionare un comitato nazionale capace di collegare tutti i gruppi sparsi nel Paese. Intanto, già in luglio, andremo a una giornata nazionale mirata a costruire un´autorevole forza politica; non certo un partito delle donne, per carità, ma un´entità nazionale che possa imporre, senza rinvii, un´agenda irrinunciabile. Per cominciare, pretendiamo il cinquanta per cento di donne in ogni realtà. Non si tratta di rivendicare le quote vecchio stile, ma la giusta rappresentanza di genere, accompagnata da criteri precisi di scelta. Vogliamo contare, salvaguardare la differenza delle donne e non la cosiddetta femminilità.... Ora che ci penso, Quando la notte non è forse un film sulle differenze? L´incontro tra l´uomo e la donna è difficile, sofferto, perché hanno storie molto diverse, secolarmente diverse».