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 2011  maggio 31 Martedì calendario

IVANO FOSSATI "VIA DALL´ITALIA PER CANTARE MEGLIO LA NOSTRA REALTÀ"

Il "viaggiatore" si è messo nuovamente in movimento. Ivano Fossati ha passato il confine ed è andato in un posto assai particolare per iniziare a lavorare al suo prossimo album. È andato a St. Remy al centro della Provenza, nel triangolo tra Marsiglia, Avignone e Arles. È il paese dove è nato Michel de Nostradamus, ma a Fossati la lettura del futuro, dei segni, il vaticinio, non interessano molto. Lui, genovese, 60 anni a settembre, è certamente più interessato alla realtà, a quello che vede e che vuole raccontare: «Scrivere canzoni è un mestiere particolare. Non puoi dettare regole a te stesso e io, in particolare, non ci riesco proprio», ci dice Fossati, «Detto questo è comunque vero che le canzoni risentono di quello che vivi, di quello che capita attorno a te, e questo gli permette di non essere solo finzione. È quasi una banalità dirlo. Altrimenti sarebbero soltanto piccole menzogne».
Fossati ci accoglie nelle stanze dello Studio Le Fabrique, un´antica magione immersa nel verde. Nelle grandi stanze della fattoria Fossati si è ritirato con i suoi musicisti, «in piena tranquillità», dice sorridendo, mentre ci accompagna verso la sala principale, trasformata in uno studio di registrazione. «Non ci siamo arrivati per caso in un posto come questo», dice il cantautore, «avevo trovato uno studio a Nizza, uno spazio moderno, bello, ma costruito in un seminterrato. Pietro Cantarelli mi ha detto "aspetta, fammi vedere se trovo qualcosa di meglio". Non voleva proprio stare in un posto "chiuso". Ed ha trovato questo piccolo angolo di paradiso». La Fabrique non sembra uno studio di registrazione, è una grande casa accogliente, calda, piacevolmente "antica", così come è sentimentalmente "antico" il modo in cui Fossati lavora al suo nuovo disco: «Lavoro a un album, non a una collezione di canzoni scollegate. Mi piace ancora l´idea di realizzare un disco, con un suo inizio, uno sviluppo tra un brano e l´altro e una fine. Non voglio dire che non mi piaccia la rivoluzione digitale in corso, capisco che le cose cambiano e che c´è un´intera generazione che vuole ascoltare musica in un altro modo. Ma questo non vuol dire che io debba lavorare facendo solo singoli. Le due cose possono convivere. Potrei dire con un pizzico d´ironia che cerco un equilibrio tra ragione e sentimento».
Del resto lo Studio Le Fabrique dove Fossati lavora spinge naturalmente a ragionare sulla musica con i piedi saldamente posati sulla storia e sulla tradizione: Fossati è circondato dall´archivio del più grande critico musicale francese, Armand Panigel, scomparso nel 1995, un tesoro musicale composto da una delle più grandi collezioni di incisioni di musica classica, con oltre 200.000 dischi in vinile che coprono le pareti e con la loro presenza visibile, tangibile, offrono al cantautore uno splendido contrasto tra passato e presente: «È un luogo magnifico anche per questo», dice Fossati, «è un posto in cui ci si sente circondati dalla musica».
Nelle stanze della grande casa Fossati si è trasferito per alcune settimane, ma è già da tempo che il cantautore genovese ha passato il confine con la Francia, trovando a Nizza un riparo: «Mi serviva uscire dalle abitudini, muovermi fuori dall´Italia, sfuggire a un clima che francamente per molti versi rischia di diventare asfittico e arrivare qui, in Provenza credo sia stato provvidenziale. No, non ho lasciato l´Italia: vivere a Leivi, "sul cucuzzolo" vicino Chiavari mi piace ancora. Ma mi piace anche cambiare punto di vista, provare a vedere la realtà del nostro paese da fuori. E spesso non è facile, non è piacevole». Però, ogni tanto, le cose possono cambiare: «Va riconosciuto che questo nostro Paese è in grado di riservarci qualche buona sorpresa. Ma non capisco perché ci voglia sempre tanto tempo. Siamo storicamente un popolo abituato a sopportare, siamo forse i più pazienti "incassatori" d´Europa. Non è più una scusante valida, bisogna svegliarsi. Però le schiarite nel cielo sono segni importanti e oggi ce le possiamo godere. Magari è la pioggia che va».
Il disco nasce senza strumenti elettronici, con un approccio "naturale" alla musica, prodotto da Pietro Cantarelli e dallo stesso Ivano Fossati con l´aiuto di Marti Jane Robertson che siede tranquilla al desk nei panni dell´ingegnere del suono, ruolo che ricopre con passione da 17 al fianco di Fossati. E poi c´è una band vera e propria, formata da Claudio Fossati, suo figlio, Max Gelsi, Guido Guglielminetti, Riccardo Galardini, Fabrizio Barale, lo stesso Cantarelli e il nuovo acquisto Gian Guido Ponzini. Fossati e Cantarelli sono un team collaudatissimo, lavorano insieme da oltre dieci anni e nella grande sala di registrazione si muovono all´unisono: «Il confronto è importante», dice Fossati, «è naturale scrivere canzoni da solo, ma le stesse canzoni prendono vita, forma, quando vengono condivise con gli altri. Io non sono un solitario, e questa dimensione "collettiva" qui a St.Remy, dove siamo tutti insieme a lavorare, è quella che preferisco».
Il lavoro continuerà nelle prossime settimane, quando Fossati si sposterà nelle campagne intorno a Oxford, allo "Hookend Manor", «E lì respireremo una musica diversa. È stato lo studio di David Gilmour e Trevor Horn, ci hanno lavorato i Pink Floyd e i Radiohead...».