Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  maggio 31 Martedì calendario

DAI CARAIBI ALL´ESILIO RUSSO TRE ANNI DI IPOTESI SULLA "FINE" DEL CAVALIERE

Paradossi mediatici e cortocircuiti elettorali: per Berlusconi è la fine, ma come andrà a finire Berlusconi?
Film, esilio, vignette, galera, marketing, pazzia, biologia, Bagaglino, Sacre Scritture, guerra civile, successione del sangue e isole sperdute nei mari tropicali: di tutti i possibili esiti pregiudiziali, di tutte le ipotetiche conclusioni almanaccate prima del tempo, niente ha più acceso la fantasia della fine immaginaria del Cavaliere. The end, game over o tilt?
Ora che l´epilogo sembra a portata di mano, e attraverso la normalità di una pacifica sconfitta elettorale, varrà giusto la pena di ricordare che sono quasi tre anni ormai che se ne parla, e sempre con il retropensiero di un´esercitazione vana e anzi di solito rivelatasi così avventata da risolversi nell´incredulità.
«Bye bye Berlusconi» si leggeva ieri pomeriggio su uno striscione a piazza del Duomo. Ecco, era proprio il titolo di un film satirico tedesco, per la verità anche piuttosto crudo, che culminava nel sequestro del Cavaliere e in un processo collettivo tenutosi on line. Era il 2005, e per ragioni di opportunità che non si fatica a ritenere prossime alla censura, la pellicola fu distribuita in Italia con il titolo Buonanotte Topolino.
Per il resto, grazie anche all´imprevedibilità del protagonista, il carnevale delle opzioni sulla fine di Berlusconi ha pure dato luogo a un´operetta del Bagaglino, Il Silvio sparito, in cui si mettevano appunto in scena la scomparsa del premier e la confusione nella quale piombava non solo il Pdl, ma l´intero Paese, cui non veniva risparmiato il suicidio di Emilio Fede.
L´opera di Pingitore precedeva di un anno circa il caso Ruby. Per l´esattezza cronologica, e un po´ anche a futura memoria: è dopo il disvelamento del bunga bunga e della nipotina di Mubarak che la macchina della fantasticheria terminale cominciò a macinare ipotesi tra commedia e dramma, generi che in Italia paiono meno incompatibili che altrove. Se perde alle elezioni, si diceva, se i giudici lo condannano in uno o nell´altro dei suoi quattro processi, Berlusconi chiederà asilo al suo amico Putin - ma prima degli sviluppi nordafricani si valutava anche il possibile intervento dell´amico Gheddafi. Intanto Di Pietro sognava, per il giorno della caduta, «sfilate di majorettes», mentre Bersani, meno americaneggiante nella sua speranza, temeva che il Cavaliere si apprestasse invece a una resistenza biblica: «Crolli Sansone con tutti i Filistei».
Chi siano questi ultimi era già più complicato indovinare. Forse gli alleati leghisti: e in questo senso viene in mente il Bossi che giorni fa ha bofonchiato: «Non ci faremo trascinare a fondo». Oppure forse i Filistei sono gli stessi berlusconiani. Ma qui la faccenda si complicava per l´eventualità che ci fossero dei berlusconiani stanchi di Berlusconi, con il che l´incessante sogno andava a sbattere su una fatidica data della storia italiana, il 25 luglio, e quindi sul crollo della dittatura fascista determinato dal voto favorevole all´odg Grandi nella seduta del Gran Consiglio, seguito dalla convocazione del Re e dall´uscita del Duce da Villa Savoia su autoambulanza con i carabinieri.
Assai più truce, ma onestamente impossibile da omettere in tale contesto, il richiamo a piazzale Loreto. Senza volerlo approfondire, e tanto meno oggi, si fa presente che il riferimento originario e anche il suo reiterato uso si devono a Fedele Confalonieri, certo in funzione esorcistica. A parziale e rasserenante riequilibrio vale la pena di considerare l´istanza esotica, per così dire, o caraibica, secondo cui estenuato da magistrati e nemici politici, il Cavaliere avrebbe mandato tutti a quel paese ritirandosi ad Antigua o in una delle sue mille ville.
Qui, secondo una delle sceneggiatrici del Caimano, avrebbe insediato una specie di Repubblica Sociale e Tropicale del berlusconismo; mentre secondo il giornale di area ciellina Tempi la questione si sarebbe posta in modo meno impegnativo, come si deduceva da una copertina in cui un Berlusconi allegro, vestito da turista, salutava i lettori sullo sfondo del mare blu: «Sapete cosa vi dico?». Per la storia e per la memoria: c´è sul tema della fuga esotica anche una canzone di Apicella, con il testo del premier: «Scappiam, scappiamo».
In questo quadro s´è pure scritto che avrebbe lasciato l´eredità politica alla figlia Marina; mentre nella peggiore delle ipotesi, «il fendente d´Atropo», Franco Cordero ha messo in conto il rischio che i servi e famigli l´avrebbero «tenuto in sella anche morto, come il Cid campeador, sapendo quale destino li aspettava appena lui fosse sparito».
E tra sogni ed incubi eccoci all´odierna disfatta: reale e normale, quindi elettorale. Subìta per giunta da parte di un avvocato e di un magistrato: se la fine autentica di Berlusconi sembra avviata, forse è proprio grazie alle fantasmagorie dell´immaginario che la sua consumazione è già molto più avanti.